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San Marino, accordo per la maggioranza: il “modulo” sarà il 5-3-2

da Redazione

Il PDCS ha scelto gli alleati: con RETE, Motus Liberi e NPR darà vita ad un Governo di larghe intese, che avrà oltre i due terzi dei voti in Consiglio. “Condivisione sulle priorità” e “consapevolezza delle urgenze del Paese” sono i punti su cui convergono tutti, a breve il programma e i nomi dei Segretari di Stato.

maggioranza

 

di Daniele Bartolucci

 

“Il Governo sarà operativo entro la fine dell’anno”. A garantirlo Giancarlo Venturini, segretario del PDCS, il partito più rappresentativo dopo la tornata elettorale dell’8 dicembre e per questo incaricato dalla Reggenza di cercare l’accordo per una possibile maggioranza in Consiglio Grande e Generale per dar vita al prossimo Governo. Missione compiuta, si potrebbe dire, e in meno tempo del previsto: il mandato esplorativo è stato portato a termine in poco più di una settimana, tanto che mercoledì mattina è stata presentata alla Reggenza e poi alla stampa la nuova maggioranza. A comporla, oltre al PDCS, ci saranno quindi Domani in Movimento (la coalizione composta da Movimento RETE e Domani Motus Liberi) e Noi per la Repubblica (la lista che vede riuniti PSD, PS, MDSI e parte di NS). In lizza, ma esclusa all’ultimo momento, anche Libera, i cui Consiglieri eletti (ben 10) andranno a sedersi all’opposizione insieme ai colleghi di Repubblica Futura, completando di fatto quel “ribaltamento” di ruoli che vedrà tutte le vecchie opposizioni al governo e l’ex coalizione Adesso.sm all’opposizione. Anche nei numeri, visto che la nuova maggioranza potrà contare sul 70% del parlamento, con 44 Consiglieri su 60. Un fattore non di poca rilevanza, visto che con i due terzi si può raggiungere la maggioranza qualificata per votare le riforme più complesse. Riforme che sono già nel mirino del governo che si sta delineando: “Sappiamo bene le problematiche e le urgenze che dovremo affrontare”, ha spiegato Venturini, “anche se al momento ci siamo focalizzati sulle cose principali, su cui abbiamo cercato e trovato la condivisione necessaria”. D’accordo anche Elena Tonnini di RETE: “Il programma che andremo a costruire e presentare nei prossimi giorni parte dalla consapevolezza di quali sono le priorità”. “Abbiamo i numeri per fare le cose che servono”, ha aggiunto Gerardo Giovagnoli a nome di NPR, “e anche una larga rappresentatività del paese per farlo”. Convinto di fare un buon lavoro di squadra anche Fabio Righi, di Motus Liberi: “Sappiamo cosa fare e siamo pronti a farlo, c’è un clima di concerto e questo aiuterà perché serve un cambio di passo della politica per il Paese e vogliamo tutti concretizzarlo”.

 

DECISO IL “MODULO” NON I “GIOCATORI”


L’accordo di maggioranza è fatto, come detto, così come la condivisione dei principali interventi, mentre resta da definire la “squadra” di Governo. “Abbiamo trovato un accordo sull’equilibrio”, spiegano all’unisono i rappresentanti delle forze politiche, “tenendo conto anche del risultato elettorale”. Ci saranno dunque 10 Segreterie di Stato, di cui 5 andranno al PDCS, 3 a DIM (2 a RETE e 1 a Motus Liberi) e 2 a NPR. Ancora da decidere la suddivisione delle deleghe, ma già dalle prime indicazioni quasi certamente le “accorpate” dell’ultimo triennio verranno di nuovo rese autonome (in particolare Lavoro e Industria, Territorio e Turismo), mentre si discute ancora se far diventare autonoma anche la Giustizia, vista l’urgenza di metter mano al sistema giudiziario.

Chiarito questo, si valuteranno anche i nomi dei Segretari di Stato: c’è comunque tempo per formalizzare le singole deleghe perché la tempistica regolamentare prevede ancora diversi passaggi in Consiglio Grande e Generale prima del giuramento.

Fino all’ultimo, saranno i partiti, dunque, a discutere su nomi e incarichi. Al momento si fanno valutazioni “senza veti”, assicurano. E comunque “sarà un processo veloce, perché come abbiamo detto fin dall’inizio”, chiosa Venturini, “non abbiamo tempo da perdere. Altri hanno detto che avrebbero impiegato magari i primi sei mesi per prendere cognizione delle cose, noi non possiamo permettercelo. Dobbiamo lavorare fin da subito per raggiungere gli obiettivi, già da gennaio. Le cose da fare sono tante e dobbiamo dare al Paese un Governo in grado di realizzarle”.

 

GLI ESCLUSI


Da possibile forza di governo all’opposizione: è questo l’amaro destino per Libera, la lista nata da SSD e C10 per dar vita ad una nuova stagione politica e per costruire, se possibile, un governo di larghissime intese. Niente da fare, perché il PDCS (e i suoi alleati, ndr) hanno scelto di non accordarsi con Libera, che ora va al contrattacco. “In questi concitati giorni la Democrazia Cristiana, e cioè il partito che ha vinto indiscutibilmente le elezioni, si ritrova con una miriade di problemi tutti dipendenti da questioni di spartizione del potere, piuttosto che, come sarebbe naturale, da temi contenuti nei programmi. Nonostante infatti la Dc e Rete, ma anche Psd, Ps, Md, abbiano firmato un documento che li impegna a “definire una stretta collaborazione operativa per il periodo necessario alla realizzazione delle riforme strutturali riguardanti i contenuti e le decisioni che verranno assunti al Tavolo Istituzionale” (atto sottoscritto pubblicamente a settembre 2019 da tutti tranne Repubblica Futura), già in Consiglio Grande e Generale molti di questi hanno mostrato la loro inaffidabilità votando contro l’articolo di legge che affida il compito di affrontare le grandi riforme alla collaborazione fra tutte le forze politiche e sociali.

Una inaffidabilità totale rispetto a ciò di cui ha oggettivamente bisogno il Paese che potrebbe essere replicata oggi con la formazione di un “Governo politico” che, se nasce, avrà un obiettivo chiaro: riportare in auge vecchi poteri.

Se fosse infatti vera la motivazione che viene espressa da Rete e la Dc per cui l’elettorato ha dato un messaggio chiaro sull’alleanza a cui questi due partiti devono dare vita, crediamo che nessuno potrebbe sostenere il contrario e Libera stessa non potrebbe che riconoscere la volontà degli elettori e predisporsi per dare una mano nel difficile compito che si prefigura per il nuovo esecutivo.

Ma il segno politico dirompente di formare un “Governo politico delle opposizioni” imbarcando nell’avventura il cartello elettorale formatosi fra i residui della destra e della sinistra, ha il solo significato di rimarcare come anche la Dc e Rete, due forze più strutturate e apparentemente pensanti, intendano gestire il Paese con la stessa distruttiva aggressività con cui hanno gestito l’opposizione.

L’intento è chiaro: avere i voti necessari (più di 39) per manipolare la struttura dello Stato senza coinvolgere il Consiglio Grande e Generale nella sua completa espressione. Un’aggressività scatenata da quei poteri che, uno alla volta, si era finalmente riusciti a mettere all’angolo e che oggi invece rivendicano le loro precedenti posizioni di privilegio. La Dc in particolare sa bene che un conto è usare aggressività all’opposizione per tentare di aprire una breccia nel muro delle alleanze di governo, un conto è invece gestire un Paese che ha oggi più che mai bisogno di condivisione e pace sociale. Libera era ed è per un governo di scopo con una larga rappresentanza capace di affrontare i problemi reali del Paese e quindi non è disponibile ad aderire a raffazzonate formule di governo politico.

Libera parte da un risultato importante: dieci Consiglieri formano infatti un gruppo che ha una forza molto prossima a quella del secondo partito (Rete con 11 Consiglieri)”. Ed ora? “Obiettivo di Libera sarà quello di battersi con tutte le energie affinché i vecchi poteri, che hanno generato la più grave crisi economica che la storia del Paese ricordi, a partire da quelli che hanno agito nelle banche, non vengano fatti resuscitare. Si batterà affinché il Tribunale possa portare a termine le proprie indagini e i processi che riguardano un periodo pessimo del rapporto fra politica e affari. Si batterà dando la propria collaborazione affinché riforme indispensabili possano essere realizzate con senso di equità e misura difendendo i più deboli e creando le condizioni perché San Marino, possa riprendere la propria crescita basandosi sul lavoro e l’intelligenza dei sammarinesi”.

 

GLI SCONFITTI


Se le urne hanno consegnato al PDCS il “pallino” della formazione del nuovo esecutivo, hanno anche decretato l’uscita di scena di Repubblica Futura, che non aveva speranze di accordarsi con i partiti vincitori. E a proposito di alleanze, ricordano: “Repubblica Futura ha condotto la propria campagna elettorale cercando di dire costantemente la verità ai cittadini e di fare comprendere loro quanto l’asse Rete-DC fosse già pienamente consolidato ben prima dell’8 dicembre”. Invece, “Gli esponenti di Rete si sono sperticati in dichiarazioni alla Tv, ai giornali, su fb per sostenere il contrario, per far credere che la partita fosse ampiamente aperta. Invece, come queste giornate post elettorali dimostrano, tutto era già deciso: Rete e Dc avrebbero governato insieme. Ed effettivamente la Dc è stata “al riparo da molte cose”. Mai una voce da parte di Rete sulle responsabilità del partitone nei decenni passati, quelle responsabilità che ci hanno condotti nella situazione attuale. Mai una parola da parte di Rete sui compromettenti legami di un membro democristiano della commissione di inchiesta su banca CIS con la proprietà di quella banca. Mai una sola parola sul fatto che proprio banca CIS abbia lautamente foraggiato negli anni – proprio in quegli anni in cui si creava il dissesto- la DC, essendo a più riprese sponsor principale della festa dell’amicizia. Tutto è passato in sordina, e Rete ha coccolato la DC pur di andare al Governo. La forza politica nata per rompere gli schemi e lottare contro il partito-stato ha preferito allearsi con la DC; I buontemponi retini sono passati in un battere d’occhio dal portare le arance in carcere ai maggiorenti democristiani allo spartirsi le poltrone con i loro ex scudieri. E tutto nel silenzio più fragoroso, nelle segrete stanze di via delle Scalette! Motivo per cui RF aveva difeso con forza la precedente legge elettorale. Ma ovviamente Rete, che voleva fare le sedute del Congresso di Stato in diretta streaming, oggi si guarda bene dal trasmettere in diretta gli incontri con Gian Carlo Venturini e lo stato maggiore Dc per spartirsi i posti al sole. Così gli elettori di Rete, che magari avevano creduto che Rete non si sarebbe mai alleato con la DC, si trovano un governo già bello e fatto e non ne conoscono neppure il programma, non sanno sulla base di quali accordi questo governo stia nascendo. E soprattutto restano le incognite sui temi principali: che ne sarà della presa d’atto dei due giudici di appello? Dell’accordo di associazione all’Unione europea – visto che DC e Rete avevano nei loro programmi, in base ai quali hanno chiesto consenso ai cittadini, visioni diametralmente opposte? Che ne sarà del settore bancario e delle importanti riforme che attendono il Paese?” chiedono da Repubblica Futura. “Mentre aspettiamo le risposte a questi interrogativi, una sola certezza resta: i cittadini hanno fortemente penalizzato quelle forze politiche che, dopo aver avuto la loro fiducia ed il mandato a governare, hanno fatto saltare il banco e per di più lo hanno fatto – come qualche poco provveduto militante di Libera scrive sui social – in base ad un tradimento basato su un patto: la promessa di andare al governo, promessa che -a quanto pare – la DC si sta ben guardando dal mantenere”.

 

LA TEMPISTICA


Da una parte i tempi politici per trovare l’accordo sulle deleghe e soprattutto sui nominativi per le Segreterie di Stato, dall’altra però ci sono anche dei tempi tecnici da rispettare, quelli previsti dalle normative. Anche per questo dalla nuova maggioranza hanno annunciato “entro l’anno ci sarà il Governo”. L’agenda è comunque ben delineata. I Capitani Reggenti, una volta ricevuta la delegazione del PDCS che ha formalizzato l’accordo raggiunto il 18 dicembre mattina, hanno subito convocato la prima seduta del Consiglio Grande e Generale per lunedì 23 dicembre alle 9.00. E’ ovviamente una seduta tecnica nella quale i Capi di Stato Luca Boschi e Mariella Mularoni riferiranno sull’esito della consultazione elettorale; e ci sarà la nomina della Giunta Permanente delle Elezioni, l’organismo che dovrà esprimersi su eventuali questioni di eleggibilità e di regolarità nelle operazioni elettorali. Nella stessa data sarà inoltre fissata la data del successivo Consiglio Grande e Generale nel quale avverrà il giuramento dei nuovi Consiglieri, usciti dalle politiche 2019.

Nel frattempo i partiti di maggioranza avranno modo di confrontarsi sia sul programma sia sulle deleghe. I tempi sono comunque abbastanza stretti, motivo per cui hanno già annunciato che gli incontri saranno serrati in questi giorni, anche più volte al giorno, almeno fino alla fine dell’anno, quando si darà piena operatività – questo l’impegno assunto – al nuovo Governo. A gennaio arriva il FMI e occorre farsi trovare pronti.

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