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IAM srl, rifiuti transfrontalieri: spazi confermati anche per il 2020

da Redazione

Abbiamo contattato gli impianti e ci sono stati confermati i “volumi” anche se ci è stato chiesto di fare maggiore attenzione al confezionamento e all’etichettatura e alla suddivisione.

 

di Mattia Marinelli

 

Siamo a fine anno, tempo di regali di Natale, certamente, ma anche di fare qualche bilancio. Il tema che vogliamo trattare questa settimana è il core business della nostra azienda: la gestione dei rifiuti, più specificatamente quelli “speciali pericolosi” e soprattutto “non pericolosi”. Vogliamo porre l’attenzione sui “volumi” che IAM esporta in Italia. Nel 2019 – anche se manca meno di un mese a fine anno, abbiamo già le proiezioni, anche grazie allo “storico” che ci aiuta a “capire” i quantitativi – abbiamo esportato in Italia circa 1.500 tonnellate di rifiuti pericolosi “differenziati” e circa 10.200 tonnellate di non pericolosi, di cui solo 1.600 ton. di “indifferenziati”. Non senza difficoltà, questo lo diciamo, anche a causa dei soliti problemi legati all’export: in Italia difatti non sempre riescono a gestire la mole che “accolgono” sia per ragioni di quantitativi sia per non conformità del materiale (quest’ultimo problema si manifesta in particolare nei rifiuti non pericolosi come carta e plastica che nonostante la raccolta differenziata presentano molte impurità). Nonostante tutto però siamo riusciti a “transfrontalierare” quasi tutti i rifiuti che sono entrati in azienda. Ovviamente non ci possiamo sedere sui risultati raggiunti e quindi ci siamo già attivati per il 2020. Abbiamo quindi contattato gli impianti e ci sono stati confermati gli “spazi” anche se ci è stato chiesto di fare maggiore attenzione al confezionamento e all’etichettatura e alla suddivisione dei rifiuti. Quello che ci hanno domandato è una regola che devono seguire prima di tutto i produttori: se viene ottemperata automaticamente si snellisce tutta la procedura. IAM ha già inviato ai clienti una serie di disposizioni con l’obiettivo di “istruirli” e di operare quindi nel rispetto delle normative. Fermo restando l’importanza di agire secondo la Legge, più si è bravi a confezionare i rifiuti, più si riducono i costi. Costi che, negli ultimi tempi (e i lettori più attenti ricorderanno che sull’argomento siamo già intervenuti) sono aumentati notevolmente.

Ma torniamo ai volumi del 2019. Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi abbiamo aperto circa 20 notifiche destinati all’Italia e anche per il prossimo anno i numeri dovrebbero essere i medesimi. Il rifiuto più “esportato” – parliamo sempre di IAM – è quello che rientra nella categoria “acque sporche”: siamo nell’ordine, sommando tutti i codici CER, delle 600-700 tonnellate. Per “acque sporche” intendiamo quelle “contaminate” oppure contenenti sostanze pericolose. Qualche esempio? Le acque utilizzate per il lavaggio delle apparecchiature che servono per confezionare i prodotti per la cosmesi ma anche quelle impiegate per levigare. In questa “macro-categoria” inoltre rientrano anche quelle per il lavaggio e la sgrassatura adoperate nelle officine, le acque reflue degli autolavaggi, o quelle che vengono utilizzate per la pulizia delle strade quando ci sono sversamenti di carburanti o altri prodotti pericolosi. Ci auspichiamo per il futuro che San Marino possa ampliare l’esportazione dei propri rifiuti anche in altre Regioni italiane (attualmente gli accordi sono con Emilia – Romagna, Marche e Lombardia), cosa che aiuterebbe maggiormente le aziende come la nostra ad avere meno difficoltà nella ricerca di impianti di smaltimento/recupero.

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