È sulla capacità di risollevare il Paese attraverso progetti seri e di prospettiva che si deciderà – ed è questo che gli elettori hanno a cuore – il futuro della Repubblica.
di Alessandro Carli
Il 18 novembre è partita ufficialmente la campagna elettorale e sono usciti i programmi di chi si sfiderà alle urne l’8 dicembre. Com’è noto, saranno in tutto sette le liste in corsa, due delle quali – Domani Motus Liberi e Rete – raggruppate nella coalizione “Domani in Movimento” con rispettivamente 32 e 43 candidati. Elego presenterà 13 nomi, Libera invece 60, 50 quelli di Noi per la Repubblica, 51 quelli del PDCS e Repubblica Futura invece 39.
Sinceramente, a livello di contenuti, ci aspettavamo qualcosa in più.
Quali sono le priorità delle liste e dei partiti? Nei singoli programmi elettorali non siamo riusciti a identificarle.
Tanti buoni propositi, tante idee, tante suggestioni ma poco o nulla di realmente concreto.
Gli “sfidanti” non hanno vincolato in maniera decisa i programmi perché, nel caso che dalle urne dell’8 dicembre non dovesse uscire un’indicazione precisa e che quindi fosse necessaria (ipotesi più che plausibile) una seconda tornata, sarà più semplice trovare gli accordi necessari con le altre forze politiche per ottenere la maggioranza.
Insomma, programmi abbastanza “morbidi” e quindi più “malleabili” per andare incontro alle esigenze e alle priorità degli altri “attori”.
Sul passaggio dall’imposta Monofase all’IVA solamente il PDCS si è espresso in maniera propositiva e spinge per la sua introduzione. Altri, ma pochi, parlano di un vago “ragionamento sulle imposte indirette”.
Ci aspettavamo proposte più approfondite sui grandi cantieri della Repubblica. Chiamarle “grandi” riforme” o “priorità” poco importa, è solo un discorso di forma: oltre all’IVA, la riforma delle pensioni e la messa in sicurezza del bilancio dello Stato. Al momento quindi i programmi elettorali sono quasi tutti all’acqua di rosa. La scusante che “il momento è difficile” non tiene più: San Marino ha bisogno di una pianificazione a lungo termine, di qualcosa di veramente concreto e non di parole, promesse o spot elettorali che non vengono quasi mai mantenute. È sulla capacità di risollevare il Paese attraverso progetti seri e di prospettiva che si deciderà – ed è questo che gli elettori hanno a cuore – il futuro della Repubblica.