Gli Industriali: “Per questo la sentenza assume un’importanza ancora maggiore e non può essere né contestata né criticata, ma deve essere accettata e rispettata”.
SAN MARINO – La sentenza del Collegio Garante (n.11 del 23/10/2019) – che ha accolto il ricorso dei soci privati di Camera di Commercio S.p.A e giudicato illegittimi i decreti con cui il Governo ha modificato lo statuto della stessa – ha finalmente ristabilito il principio fondamentale secondo cui con atto pubblico (nella fattispecie un decreto) non si possono cambiare né superare le regole di funzionamento che i soci della società di diritto privato si sono legittimamente dati con il proprio Statuto e nel rispetto del diritto societario. Neanche qualora uno dei soci sia un soggetto pubblico e neanche qualora il soggetto pubblico sia, come in questo caso, il socio di maggioranza.
Per ANIS, come per le altre associazioni di categoria, non era necessaria una sentenza per stabilire tale principio, ma ora esiste un precedente giurisprudenziale che lo chiarisce in maniera definitiva, e questo va a vantaggio e tutela di tutto il sistema economico sammarinese. Se così non fosse stato, avremmo seriamente temuto per le nostre imprese.
La sentenza del Collegio Garante assume quindi un’importanza ancora maggiore e, in quanto pronunciamento dell’organo competente cui lo Stato demanda il compito di giudicare la legittimità dei propri atti, deve essere accettata e rispettata, a maggior ragione da chi rappresenta altre istituzioni. Toni polemici o sarcastici riferiti alla sentenza o, peggio ancora, a chi l’ha emessa risultano decisamente fuori luogo e inaccettabili.
Occorre ricordare che la Camera di Commercio è nata su iniziativa della stessa ANIS, per soddisfare l’esigenza di tutto il mondo imprenditoriale di San Marino di avere una struttura atta a favorire lo sviluppo economico del Paese, facilitando l’internazionalizzazione delle imprese presenti e fungendo da attrattore per quelle straniere. Allora fu proprio lo Stato a scegliere di delegare tale funzione alle associazioni imprenditoriali, consapevole che la gestione di tale iniziativa – per sua stessa natura – non può che essere privata.
Il progetto condiviso in sede di costituzione nel 1997, prevedeva che la Camera di Commercio diventasse via via sempre più autonoma, che le fossero riconosciute le risorse necessarie alle attività attraverso ad esempio la tassa di licenza (esattamente come avviene per le camere di commercio italiane) e che la iniziale partecipazione pubblica maggioritaria si andasse a ridurre progressivamente fino alla completa uscita dello Stato dalla compagine societaria. Il percorso non si è mai completato e Camera di Commercio non ha mai potuto contare su risorse proprie adeguate a supportare concretamente le iniziative di sviluppo che le competono. Difficile quindi imputarle i risultati non soddisfacenti prodotti nella sua passata gestione.
L’attuale Governo ha poi deciso unilateralmente di trasformare questa società di diritto privato – nata per rappresentare, giova ripeterlo, il tessuto economico del Paese e non quello politico – in un ente governativo e di nomina politica.
Resta, al di là della sentenza e delle conseguenze che ne deriveranno, l’esigenza di avere una struttura che svolga le funzioni di supporto allo sviluppo delle imprese e sia capace realmente, con risultati misurabili, di promuovere il nostro sistema all’esterno. Auspichiamo che i prossimi passi possano essere fatti in tale direzione.
ANIS