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Visto per voi a teatro: “Vita di Leonardo” di Roberto Mercadini

da Redazione

L’attore e ingegnere cesenate restituisce alla platea del Galli un ritratto “diverso”: non lo studioso tuttologo dedico nottetempo al lavoro ma un ottimo “iniziatore” di progetti.

mercadini

 

di Alessandro Carli

 

RIMINI – Il lunghissimo applauso che il pubblico del teatro Galli ha donato a Roberto Mercadini, in scena domenica 10 novembre con il denso e divertente Vita di Leonardo – L’avventura di vedere davvero, ha riequilibrato il silenzio con il quale è stato accolto sulla scena all’inizio del monologo e ha dato il giusto merito all’attore (e ingegnere) di Cesena, bravo (ma su questo non avevamo dubbi, il suo spettacolo sul Moby Dick è una perla) a raccontare un nuovo “Da Vinci”, un genio – il genio, il più grande genio italiano – che nella realtà dei fatti era un uomo piuttosto pigro, inconcludente, vagabondo, perennemente in ritardo sulle consegne delle commissioni. Insomma, umano.

Roberto, incorniciato in una scenografia meno minimalista rispetto a quella dei lavori precedenti, restituisce alla platea un ritratto “diverso” e preciso di Leonardo: non lo studioso tuttologo dedito nottetempo al lavoro ma un ottimo “iniziatore” di progetti che, poi, scemano nell’oblio o nella mancanza di una “chiusura”. Esempio ne è “La Gioconda”, paragonata alla Cappella Sistina di Michelangelo: mille metri quadrati straordinari e piantati in alto contro una tela di 0,41 mq. Leonardo difatti ha continuato a modificare, anche radicalmente, l’opera sino agli ultimi giorni, come se la considerasse ancora incompiuta a oltre 16 anni dall’inizio. Eppure…

Meticoloso, Leonardo, lo era: lo spiega bene quel sorriso enigmatico della “Monna Lisa”, visibile solo lateralmente, solo quando l’osservatore si sposta di lato. È solo lì che le ombre della bocca emergono e mettono in luce quell’espressione serena.

La dama è il canto del cigno dell’operosità geniale di un uomo che non aveva la cognizione del tempo, o perlomeno, lo virava a seconda delle sue necessità. Dagli esordi non brillanti – solo tre commissioni nei primi cinque anni di attività della bottega personale – agli eterni incompiuti, come il dipinto di una grande pala d’altare per la chiesa di San Donato a Scopeto denominata “Adozione dei Magi” commissionatagli da Lorenzo “Il Magnifico” e che, dopo esser stata avviata, non venne mai completata. O il modello di cavallo per un monumento equestre che non venne poi mai realizzato, voluto da Ludovico Sforza detto “Il Moro”.

Roberto Mercadini – Leonardo da Vinci (l’attore, vestito con un abito bordeaux, sul palco è il genio anche se parla in terza persona), cavalca il tempo: alle sue spalle le lenzuola scendono dai cavalletti e disvelano le opere del genio toscano. Ogni telo bianco diventa una coperta, un testo da leggere, una storia che si intreccia a una nuova storia. Un’ora e un quarto senza intervallo, tanto basta all’artista romagnolo per “dipingere” il suo Leonardo. Un ritratto preciso, desueto, efficace di uno studente eterno.

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