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San Marino, IAM srl: il recupero dei materiali elettrici ed elettronici

da Redazione

Come conferma qualche dato interessante che è uscito nelle scorse settimane, la raccolta dei RAEE ha ottenuto un enorme. Eppure…

 

di Mirkare Manzi

 

Come conferma qualche dato interessante che è uscito nelle scorse settimane, la raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) ha ottenuto un enorme successo su scala internazionale. Un “recupero” di queste dimensioni lo si deve anche alle richieste che provengono dal mondo della tecnologia, sempre più attento a “riciclare” il più possibile. La conseguenza di questa modalità di lavoro ha comportato un “abbassamento” della qualità dei materiali: le imprese cioè generano una serie di prodotti abbastanza scadenti in quanto le apparecchiature vengono realizzate con prodotti che hanno già avuto una “vita precedente”.

Quasi tutti i RAEE non hanno praticamente più una filiera di recupero: stampanti di bassa qualità (non di stampa ma di costruzione), giusto per fare un esempio, ma anche i telefonini e tower dei personal computer, hanno “quantitativamente” saturato gli impianti.

Dispiace che chi opera nel settore dei rifiuti come la IAM srl si trovi a fornire “dati controcorrente” ma i numeri sono numeri e un loro teorico “insabbiamento” durerebbe quanto un cubetto di ghiaccio esposto al sole di luglio.

La nostra azienda lavora sul territorio sammarinese e in Italia e quindi, tutti i giorni, si trova a confrontarsi con i “volumi” delle diverse tipologie di rifiuto. Come per la carta e gli imballaggi (ne abbiamo parlato in questa rubrica poco tempo fa), anche i RAEE sono in difficoltà.

Prima di entrare nei dettagli e nei prezzi, facciamo un volo radente sui cinque sottoinsiemi che formano la grande famiglia dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche: per “R 1” (freddo e clima) si intendono frigoriferi, condizionatori, congelatori, eccetera. In “R2” (grandi bianchi) rientrano lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, cappe, forni, eccetera; “R3” sono i televisori e i monitor (gli schermi a tubo catodico ma anche, LCD o plasma). I piccoli elettrodomestici (il ferro da stiro, l’aspirapolvere, il frullatore, il ventilatore, i telefoni, gli apparecchi di illuminazione, i pannelli fotovoltaici) sono accorpati nella classe “R4.” Infine gli “R 5”, le sorgenti luminose quali lampadine a basso consumo, lampade e led, lampade a neon, lampade fluorescenti, eccetera.

Se i “grandi bianchi” sino allo scorso anno potevano avere un valore di mercato anche di 80 o 100 euro alla tonnellata, oggi i listini parlano di circa 20 euro a tonnellata, non di più. Altra categoria che è crollata è quella che agglomera gli “R4”, passati da 120-140 euro a tonnellata di poco tempo fa agli attuali 30 o 40 euro. Due esempi concreti che ci aiutano a capire in che misura si siano contratti i prezzi legati al recupero di alcuni materiali.

Per cercare di limitare il surplus di rifiuti RAEE la normativa UE ha imposto alle imprese produttrici di immettere nel mercato materiali che durino di più, almeno 4 o 5 anni. Per tanti prodotti elettronici (frigoriferi e lavastoviglie) le parti di ricambio devono essere disponibili per 7 anni mentre si sale a 10 anni per le lavatrici.

Chiudo con un piccolo ma sentito consiglio: non perdetevi le prossime rubriche perché parleremo dei rilevamenti radiometrici che misurano la radioattività terrestre nei rifiuti.

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