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Consiglio Grande e Generale: l’approvazione del futuro bilancio di previsione

da Redazione

Tra i temi affrontati nel Comma Comunicazioni anche lo scioglimento dell’esecutivo e la convocazione del tavolo istituzionale. Il report di San Marino News Agency.

 

SAN MARINO – Lo scioglimento dell’esecutivo, la convocazione del tavolo istituzionale, l’approvazione del futuro bilancio di previsione, e le future elezioni: sono questi alcuni dei temi affrontati nel Comma Comunicazioni, che apre la seduta straordinaria del Consiglio Grande e Generale, convocata a seguito di decreto reggenziale. Pasquale Valentini (Pdcs) rivolge un appello alle forze politiche: “Può un Consiglio dimissionario impegnare un Consiglio che ancora non c’è per i prossimi tre anni? Un bilancio deve avere un padre: che non può che essere il Governo in carica fino a pochi giorni fa, ovvero la maggioranza che ha governato il Paese negli ultimi anni”. Roberto Ciavatta (Rete) dà voce alle proprie preoccupazioni in vista della tornata elettorale: “è partita la campagna mediatica dei veleni, che sono le premesse del dossieraggio che sarà una parte significativa di questa campagna elettorale. Oggi chi sa di non poter vincere cerca di distruggere chi può, nella logica di muoia Sansone e tutti i filistei”.

Matteo Ciacci (Civico 10) rivendica l’operato dell’esecutivo: “Il passaggio più delicato è stata la risoluzione bancaria di Cis: elemento cruciale dell’ultima legislatura, che ha dimostrato come un sistema di potentati forti può essere gestito in maniera diversa nel nostro Paese”. Poi un chiaro messaggio politico: “Basta con la nostalgia del passato. Noi i ‘vecchi’ li abbiamo mandati all’opposizione, li abbiamo combattuti frontalmente, vogliamo vederli pagare nel momento in cui saranno appurate le responsabilità. Noi la restaurazione l’abbiamo già combattuta. Guardiamo al futuro partendo da alcune proposte e accertando le responsabilità in ogni ambito, soprattutto il sistema bancario. Chi ha elargito crediti in maniera sciagurata in Cassa di Risparmio? Ci hanno offerto qualsiasi cosa: noi abbiamo detto ‘no'”. Francesco Mussoni (Pdcs) incalza Ciacci: “Se vi hanno offerto delle cose, dovete andare in tribunale, non venite qui in Aula”. Al bilancio è dedicato anche l’intervento di Roberto Giorgetti (Repubblica Futura): “Prendiamo atto della fine di una legislatura perché non c’erano le condizioni per attuare riforme strutturali in tempi ragionevoli. Ma la cosa più logica e razionale sarebbe stata di costruire un percorso di fine legislatura ordinato per mettere in sicurezza alcune questioni di fondo per mantenere integro il funzionamento dello Stato e poi andare ad elezioni in tempi celeri. Lo abbiamo sostenuto con forza: predisporre un bilancio di previsione in campagna elettorale avrebbe creato delle incongruenze”. Sempre a proposito di elezioni, Marco Nicolini (Rete) avverte: “Il pericolo dell’ingovernabilità esiste, eppure sopravvive un innato ottimismo. San Marino ha bisogno del sammarinese. Se continueremo con la guerra tra tribù, allora affonderemo”.

Tra i vari temi toccati dal dibattito – in vista anche del quarto comma – c’è quello del tribunale, con Marco Gatti (Pdcs) che afferma: “Un potere dello Stato come la magistratura è fondamentale per poter essere attrattivi per lo sviluppo. Oggi il nostro tribunale non si trova in queste condizioni e questo è un elemento di freno. Bisognerà riformare l’ordinamento giudiziario per far ritrovare gli equilibri che si sono sciolti”. Mentre per Jader Tosi (Civico 10): “Il tribunale deve fare il suo lavoro, deve condannare e assolvere, ma lo deve fare con le sue prerogative che non c’entra nulla con la politica”. La seduta del Consiglio riprenderà alle 15.

Di seguito un resoconto degli interventi.

 

COMMA Comunicazioni

 

Pasquale Valentini (Pdcs): Prendo la parola sapendo che siamo a Consiglio sciolto e che stiamo facendo un Consiglio straordinario e che l’8 dicembre si dovrà avere la consultazione elettorale. Basandomi sul decreto reggenziale, e sui fatti di questi giorni – come l’avvio del tavolo istituzionale – faccio un appello alla Reggenza attuale, alla prossima Reggenza e a tutte le forze presenti in Consiglio. Durante questa legislatura molte sono state le anomalie dal punto di vista istituzionale. Mi auguro si vada alla consultazione elettorale non prolungando questa serie di anomalie ed ambiguità. La cosa che mi preoccupa di più è che il decreto contiene qualcosa di anomalo, ovvero l’approvazione del rendiconto dello Stato e il bilancio previsionale. Può un Consiglio dimissionario impegnare un Consiglio che ancora non c’è per i prossimi tre anni? Legittimo evitare l’esercizio provvisorio, che però non entra in automatico. Stiamo anticipando una cosa che non ha il carattere che dovrebbe avere. Un bilancio deve avere un padre: che non può che essere il Governo in carica fino a pochi giorni fa, ovvero la maggioranza che ha governato il Paese negli ultimi anni. Tutto quello che si sta facendo manca del primo punto dell’ordine del giorno approvato all’unanimità. Come potremo condividere tutti delle cose che hanno origini completamente diverse, anche di visione? Il mio appello è questo: aiutiamoci, visto che è iniziata questa fase, a riportare nell’alveo istituzionale quello che stiamo facendo. Il primo gesto è la presentazione del bilancio. Non possiamo metterci al tavolo senza avere questo sotto le mani. Non bastano i conti degli uffici, ci vuole la responsabilità di chi ha governato fino ad oggi di dire: questa è la nostra ipotesi di bilancio. Da lì si possono fare aggiustamenti e miglioramenti, sapendo che stiamo trasferendo la responsabilità su chi stiamo chiamando a governare. Questo è il modo per svuotare dall’interno il significato politico delle elezioni. Il primo elemento è dunque la chiarezza. La prima emergenza è questa: se andiamo alle elezioni, non possiamo creare confusione nei cittadini.

Teodoro Lonfernini (Pdcs): Quando si discute un fallimento – e qui siamo di fronte a un fallimento politico – in tutti i presenti si può avvertire una serie di sentimenti. I miei sentimenti sono: soddisfazione e prudenza. Soddisfazione perché finisce un’esperienza infelice per il nostro Paese. Tre anni caratterizzati da ripicche e denunce e spostamento del potere. Quella soddisfazione deve però incontrare dall’altra parte la prudenza nelle cose da fare d’ora in avanti. Sono tante le cose da progettare e da mettere in esecuzione nel tempo. Dobbiamo mettere in campo un paradigma nuovo, altrimenti il nostro lavoro sarà vano, mettendo da parte l’accondiscendenza verso un sistema che ha fatto il suo tempo. Non possiamo permetterci che il tavolo istituzionale parta con i presupposti sbagliati. Il pragmatismo dovrà essere ciò che ci contraddistinguerà nelle prossime settimane. Il tavolo non può nascere attraverso il disordine. Il Governo doveva mettere la mano su tante cose, ora non possiamo pensare di farle. Ciò che non è stato fatto in questa legislatura non può essere rappresentato in questi due o tre mesi. Altrimenti agli occhi dei cittadini appariranno come i soliti inciuci della politica. Nemmeno può pretendere che dopo tre anni di scelte non condivise, diciamo che non è successo nulla, facendo finta di aver scherzato. Io non ci sto. Tante volte abbiamo accostato questo periodo al periodo del Dopoguerra. Oggi abbiamo un compito ancora più difficile: dobbiamo raccogliere i cocci di un intero sistema che è collassato. Greta Thunberg ha detto ai potenti del mondo: smettetela di pensare ai soldi, pensate al futuro. Io non vorrei che qui si pensasse solamente alla prossima tornata elettorale, ma al nostro futuro.

Roberto Ciavatta (Rete): Le premesse del tavolo istituzionale non sono delle migliori. Non ho visto una forza propulsiva da parte dei proponenti. Nel frattempo è partita la campagna mediatica dei veleni, che sono le premesse del dossieraggio che sarà una parte significativa di questa campagna elettorale, fatto proprio dai moralisti. Oggi chi sa di non poter vincere cerca di distruggere chi può, nella logica di muoia Sansone e tutti i filistei. Nei prossimi giorni dovremo capire dove andranno a collocarsi i gruppetti che si stanno formando in questi giorni e che ben poco hanno a che fare con i movimenti civici. Parliamo di personaggi collocati in partiti che si sfilano e ne fanno degli altri. Una cosa è certa: alle prossime elezioni tutti i partiti cambieranno nome. Tutti si sentono in dovere di far perdere le proprie tracce. E’ un segnale di grave depauperamento. La prossima legislatura dovrà confrontarsi con debiti e una situazione di bilancio drammatica. Debiti provocati e non caduti dalle stelle. Ci sarà bisogno di confronti veri e di concertazioni vere perché non può essere solo una parte del Paese a risolvere questi problemi. La cittadinanza pretenderà che chi ha sbagliato paghi. Non dovrà esserci un armistizio. In questi anni è stato distrutto l’equilibrio del tribunale. L’obbligo che ha il nostro paese è di rivolgersi il prima possibile agli organismi internazionali – di cui ha sottoscritto le direttive – di venire a monitorare a San Marino le condizioni normative, anche all’interno di un tribunale in cui sono saltati tutti gli equilibri.

Matteo Ciacci (Civico 10): Rimarchiamo le motivazioni che ci hanno portato a staccare la spina a questo Governo. La situazione non era più sostenibile. Coerentemente con quanto sempre espresso, nel momento in cui non si riesce ad avere una spinta propulsiva, coerentemente si è scelto di terminare la legislatura. Il passaggio più delicato è stata la risoluzione bancaria di Cis: elemento cruciale dell’ultima legislatura, che ha dimostrato come un sistema di potentati forti può essere gestito in maniera diversa nel nostro Paese. Abbiamo mandato messaggi importanti, codificati a livello normativo attraverso un progetto di legge di cui andiamo orgogliosi e attraverso un nuovo metodo, una gestione dialogante. Non possiamo nasconderci e dimenticare ciò che è stato fatto: ci poniamo da garanti anche in prospettiva. Un percorso di cambiamento e delle vecchie logiche deve essere fatto. Basta con la nostalgia del passato. Noi i ‘vecchi’ li abbiamo mandati all’opposizione, li abbiamo combattuti frontalmente, vogliamo vederli pagare nel momento in cui saranno appurate le responsabilità. Noi la restaurazione l’abbiamo già combattuta. La politica deve dare al tribunale gli strumenti per lavorare al meglio. Del passato non ci interessa. Guardiamo al futuro partendo da alcune proposte e accertando le responsabilità in ogni ambito, soprattutto il sistema bancario. Chi ha elargito crediti in maniera sciagurata in Cassa di Risparmio? Quali sono le responsabilità? Noi abbiamo le mani libere, qualcuno aveva le mani legate. Il Paese ha bisogno di politici con le mani libere. Non dobbiamo andare al governo a tutti i costi: vigileremo da una posizione di minoranza. Parliamo con tutti ma le scelte le facciamo noi. Ci hanno offerto qualsiasi cosa: abbiamo detto ‘no’. Racconteremo il percorso sulla risoluzione della crisi bancaria. Si deve guardare al futuro con degli scopi ed obiettivi precisi: le grandi riforme e il rilancio dello sviluppo economico.

Grazia Zafferani (Rete): Questo Paese ha bisogno di tornare a fare politica. Siamo di fronte a una crisi senza precedenti. negli ultimi anni i grandi valori non sono più capaci di orientare l’agire politico a vantaggio della collettività. C’è un’impossibilità a legiferare negli interessi del cittadino, causando seri problemi anche alle istituzioni. Leggerezza e superficialità hanno portato difficoltà al Paese. Si ragiona su massimi sistemi, ma dovremmo partire dalle vere necessità quotidiane. Da troppo tempo siamo in ostaggio dei disastri creati dai Governi. A San Marino non si fa più politica, politica vera, che fa investimenti sul futuro. Nel nostro Paese si fa la politica della pezza e del cerotto. La politica, povera di ideali, si preoccupa di avere controllo sul tribunale e fare favori agli amici. La politica non deve solo far quadrare i conti, ma deve pensare al benessere dei cittadini, a migliorarlo. Abbiamo bisogno di statisti. E’ necessario un cambiamento politico culturale. Tra le priorità del prossimo Governo dovrà esserci l’istruzione.

Francesco Mussoni (Pdcs): Le forze politiche in quest’Aula stanno sbagliando impostazione. Il tavolo istituzionale può diventare un momento positivo se non si mistifica il confronto con la realtà istituzionale. Il bilancio dello Stato deve essere presentato dal Governo in carica. Il Governo uscente deve depositare la proposta secondo la sua formulazione e i parametri tecnici. Poi sarà eventualmente la politica a dover trovare delle sintesi migliorativi e di ottimizzazione. Se non gestiamo bene questo passaggio rischiamo di svilire i ruoli istituzionali. Mi rivolgo a Ciacci di Civico 10: avete fatto un gran pasticcio in questa legislatura. Non possiamo far passare una lettura di responsabilità di questi tre anni. Pensiamo a giustizia, sistema bancario, economica pubblica: i problemi ci sono stati. Devo riconoscere a Civico 10 che ha avuto un atteggiamento diverso rispetto alla maggioranza. Se le azioni di responsabilità le volevate fare, potevate farle. Non ne faccio una questione anagrafica, nell’Aula consigliare devono venire persone con le capacità, serie ed oneste: non esistono giovani e vecchi, buoni e cattivi. Il vostro primo errore è stato di vivere sulle responsabilità del passato. Se vi hanno offerto delle cose, dovete andare in tribunale, non venite qui in Aula. Si apra una nuova fase all’insegna delle riforme: istituzionali, economiche, degli enti pubblici. Le riforme costano sacrifici, ma se c’è una visione chiara il percorso sarà più semplice.

Marco Gatti (Pdcs): Purtroppo questa legislatura ha portato una frattura all’interno del tribunale che continuerà ad avere delle conseguenze. Sarà una delle sfide più importanti che la prossima legislatura dovrà affrontare. Un potere dello Stato come la magistratura è fondamentale per poter essere attrattivi per lo sviluppo. Oggi il nostro tribunale non si trova in queste condizioni e questo è un elemento di freno. Bisognerà riformare l’ordinamento giudiziario per far ritrovare gli equilibri che si sono sciolti. Mi appello affinché la Reggenza riporti nell’alveo istituzionale i vari passaggi. Il Paese ha bisogno di recuperare fiducia. Se qualcuno ha deciso di rompere mi auguro che la motivazione sia questa. Dobbiamo tornare ad essere un Paese normale, un Paese attrattivo. Guardiamo il decreto di scioglimento: un decreto delegato non ha gli elementi di urgenza. Un decreto legge non ratificato perde di efficacia fin dalla sua emissione: qui io intravedo un’urgenza. Un parlamento sciolto non può impegnare il parlamento futuro. Non capisco perché il reclutamento dei giudizi sia in questa seduta. Questa fretta – che mi dicono provenga da chi è ai vertici del tribunale – mi sembra quasi un voler cercare di chiudere la partita il prima possibile per evitare che sorgano problemi. Ciò non aiuta il fine di questa legislatura. Il tavolo istituzionale può essere utile per ricucire un rapporto tra le forze politiche. Ma va recuperato anche il rapporto di fiducia tra le parti economiche e sociali. Il ruolo della politica è quello di trovare un equilibrio.

Roberto Giorgetti (Repubblica Futura): Prendiamo atto della fine di una legislatura perché non c’erano le condizioni per attuare riforme strutturali in tempi ragionevoli. Ma la cosa più logica e razionale sarebbe stata di costruire un percorso di fine legislatura ordinato per mettere in sicurezza alcune questioni di fondo per mantenere integro il funzionamento dello Stato e poi andare ad elezioni in tempi celeri. Lo abbiamo sostenuto con forza: predisporre un bilancio di previsione in campagna elettorale avrebbe creato delle incongruenze. Incongruenza politica, ma anche istituzionale. Attorno al tavolo si configurano delle riflessioni di fondo: quel tavolo non sarà in grado di varare indirizzi vincolanti in grado di orientare la prossima legislatura. Non ci sarà un profilo alto su investimenti e riduzioni di spese. L’obiettivo minimo è produrre un bilancio tecnico. Meglio sarebbe stato che questo Governo avesse potuto presentare un bilancio tecnico, facendo partire in maniera ordinata la procedura elettorale, facendo trovare al prossimo Governo una struttura minima. Alla fine il tavolo istituzionale a cosa servirà veramente? Spero servirà a produrre un bilancio tecnico. Il problema non è chi mette sul tavolo il documento, e quali sono i contenuti e chi li sostiene. Gestire questa dinamica sarà complicato. Se qualcun altro avesse fatto altre scelte non ci troveremmo in una situazione di completa anomalia. Abbiamo avuto la vicenda referendaria. Legge elettorale approvata con procedura d’urgenza. Guarda caso siamo dovuti tornare in Aula perché la legge non si reggeva in piedi. Voglio solo ricordare che abbiamo costruito un percorso confusionario che non ha aiutato nessuno a capire le dinamiche. Come Repubblica Futura abbiamo più volte espresso preoccupazioni sulla restaurazione. Preoccupazioni legittime e molto forti. Corretto che da parte delle forze politiche ci sia nei prossimi mesi estrema chiarezza. Qualora vengano offerte prebende a esponenti politici, la scelta più sensata e obbligatoria sia quella di andare in tribunale.

Marco Nicolini (Rete): Eutanasia di una legislatura. Il Paese versa nell’immobilismo dal principio delle trattative. L’ultimo è stato un Governo che ha ingranato troppe retromarce. Una lunga e ambigua crisi caduta non certo bene data la situazione drammatica. C’è poi un evidente perdita di potere consigliare: ogni decisione presa lontano dall’Aula. Uso piuttosto diffuso del decreto da parte dell’esecutivo negli ultimi anni: dato che io reputo negativo. Da quando sono in Consiglio sostengo che San Marino necessiti di una riforma della macchina politica: il Consiglio non deve più essere un inutile teatrino di retorica. Lo spauracchio del taglio dei parlamentari ha fatto sì che la cosa non venisse presa in considerazione. Non bisogna dire all’assassino che si sta andando dalla polizia. La maggioranza ha dimostrato di non poter governare con numeri irrisori e con una opposizione dura. Cosa ci aspetta a dicembre? La legge elettorale è stato un pasticcio. In posizione soleggiata c’è la forza a cui appartengo, il Movimento Rete, che potrebbe diventare la prima forza del Paese. Rete può piacere o non piacere, ma è evidente la grande opera di critica al modo tradizionale di fare politica. Grande e incisiva partecipazione alla fase di distensione della politica. Dubito che la Dc possa essere la prima forza del paese, ma una Dc al servizio di San Marino può essere un valore. A sinistra regna la confusione e il disaccordo: vanno sacrificate le prime donne in favore di un progetto che favorisca il bene comune. Quanto a Libera: è da vedere se sarà facile sedersi a un tavolo con chi fatica a dire la verità. Per Repubblica Futura è quasi fisiologico farsi un giro all’opposizione. Ci sono nuovi partiti e movimenti che stanno nascendo. La situazione è complessa. Faccio appello all’elettorato per non disperdere il voto in mille elezioni. Il pericolo dell’ingovernabilità esiste, eppure sopravvive un innato ottimismo. San Marino ha bisogno dei sammarinese. Se continueremo con la guerra tra tribù, allora affonderemo.

Jader Tosi (Civico 10): Questa legislatura è finita con l’unanimità di tutte le forze politiche. Questo Governo ha finito la sua legislatura per un motivo semplice: c’erano questioni non più rinviabili. Civico 10 non ha mai avuto veti nei confronti di nessuno e non li avrà neppure in futuro. Non sono i vetri contro le persone e le forze politiche, ma si va a discutere nel merito delle forze politiche. Civico 10 chiede solamente che la giustizia funzioni: il tribunale ha un auto-Governo, ma la politica mai deve andare ad ingerire. Non c’è un tribunale giusto e sbagliato. Se il giudice emette sentenze sbagliate, si può ricorrere anche alle strutture internazionali. Se non ci sono queste condizioni, la politica ha gli strumenti per far rimuovere gli ostacoli. Il tribunale deve fare il suo lavoro, deve condannare e assolvere, ma lo deve fare con le sue prerogative che non c’entra nulla con la politica. La prerogativa di questa crisi è quella di non avere già un Governo pronto a salire in cattedra.

Massimo Andrea Ugolini (Pdcs): Il comma sulla presa d’atto dei giudici: un comma che ha avuto, anche nella fase di avvio del bando, delle criticità. All’epoca avevamo rimarcato che fosse sufficiente un giudice d’appello. Io credo che non dovesse essere inserito. Riconosco a Civico 10 la forza di manifestare la difficoltà nell’andare avanti con le riforme. Inutile riportare la lista della spesa di quello che non si è fatto. Nell’ultimo periodo grazie alla collaborazione si è riuscito a portare a compimento delle leggi importanti. Credo tuttavia che per ragioni di carattere di opportunità istituzionali vada rispettato il dettato normativo. La difficoltà più grossa di Adesso.sm in questa legislatura è stato il rimpallo di responsabilità. Chi va a Governare un Paese deve sapere quali sono le risposte per il Paese. Nessuno vuole andare verso la restaurazione, chi ha sbagliato deve pagare, ma chi è in parlamento deve dare prospettiva.

Stefano Canti (Pdcs): Questo esecutivo sarà ricordato per le riforme che non sono state portate in Aula. Parliamo di sanità: ci sono ancora gravi disservizi per la cittadinanza. Nell’arco di tre anni una riforma importante che poteva dettare le linee sullo sviluppo economico non è stata ancora portata in Aula: mi riferisco al piano regolatore. Tre anni di studi e nessuno sa che cosa verrà fuori. Ricordo benissimo che si era parlato di un Prg condiviso. Vediamo solo interventi progettuali a spot che però non danno una prospettiva. Saremo di nuovo convocati per approvare una legge di bilancio. Siamo tutti dimissionari, il Consiglio è sciolto, siamo in ordinaria amministrazione, e un Consiglio dimissionario non può impegnare un Consiglio che ancora non c’è. In campagna elettorale confrontiamoci: ma le forze politiche devono prendersi le proprie responsabilità per avviare una stagione di riforme non più rinviabile.

Marianna Bucci (Rete): Mi auguro che chi denuncia una infiltrazione criminale non venga additato come fantasioso e complottista e si trovi la forza di collaborare. Mi auguro che il prossimo Consiglio sia capace di fare quadrato attorno ai consiglieri che hanno denunciato certe situazioni criminali. Mi auguro che la prossima classe politica spenda meno tempo in operazioni di marketing sui social media, ma passi più tempo a lavorare a luci spente. Mi auguro che il confronto si sposti nel Paese e che quel confronto non sia farlocco ma realmente tale, non una messa in scena. Mi auguro che la prossima classe politica viva le situazioni con spirito critico e non secondo ordini di scuderia e personalismi. Non serve una falsa collaborazione basata sulle strategie. Se una persona non è in grado di amministrare il denaro del proprio partito, non sarà mai un bravo Segretario alle Finanze. Mi auguro che la cittadinanza non si lasci annichilire e trovi la forza di partecipare alla vita politica del Paese. Mi auguro che la parte sana del Paese trovi finalmente il suo spazio e determini un cambio di rotta in senso virtuoso. E’ molto difficile credere alle promesse dei partiti, l’esperienza ci insegna ad essere scettici. Per questo la cittadinanza non deve cedere alla propaganda e maldicenze, che si manifesteranno nella loro potenza. La malapolitica passa anche attraverso la gestione della comunicazione. Vedrete fioccare siti con comunicati tendenziosi. Il vecchio sistema non è stato affatto smantellato: metodi e appetiti non sono affatto cambiati, sono cambiate solo le persone. Colgo l’occasione per ringraziare il Movimento Rete e tutti quelli che si sono avvicinati per aiutarci mettendo il loro tempo e le loro energie.

Mimma Zavoli (Civico 10): Questo comma istituzionale è diventato l’anticamera della prossima campagna elettorale. In questi giorni assistiamo ad un attacco costante da parte di una personalità che ormai è parte di un passato che purtroppo ci portiamo dietro come un fardello. E’ importante che la Reggenza abbia inserito in questo Consiglio straordinario il tema della giustizia. Abbiamo fortemente creduto nel tavolo istituzionale, siamo la forza che ha maggiormente creduto in questa occasione. Non è un’occasione per Civico 10: se andremo all’opposizione, non sarà un problema. Il trasformismo non è identità del nostro movimento. Abbiamo messo in campo altre aspettative. Cerchiamo di focalizzarci invece sul vero bisogno in questo momento. Mi auguro non si inizi a ragionare con i distinguo con l’obiettivo di sfilarsi da quel tavolo. Abbiamo un Paese da mettere in sicurezza: questa è l’unica via maestra da percorrere. Se dovremo sacrificare la nostra rappresentanza per questo scopo, non sarà un problema. Altre forze politiche non si stanno comportando in questo modo.

Tony Margiotta (Gruppo Misto): Tutto il Paese è sotto la lente di ingrandimento di organismi internazionali che possono creare delle difficoltà non di poco conto. Una cosa va evidenziata: questo Governo e questa maggioranza ha utilizzato un metodo che ha creato solamente scontro politico e scontro sociale, insieme all’allontanamento e la sfiducia della cittadinanza. Errore madornale. Solamente sul sistema bancario ha avuto il coraggio di chiedere aiuto: è stato creato un confronto e un dialogo tra le varie forze politiche, lo strumento del tavolo in questo caso ha funzionato. La crisi che stiamo vivendo da tempo ha portato ad un irrigidimento da parte di chi è fuori dalla maggioranza. Questa è una sconfitta della legislatura appena conclusa. Io personalmente credo in questo tavolo, faremo la nostra parte, e mi auguro che tutti possano creare le condizioni per il funzionamento del tavolo. Si gioca una partita importante, che guarda alle prossime generazioni e non all’8 dicembre. La cittadinanza ci guarda e si chiede: cosa stiamo facendo? Se coloro che ci guardano da fuori vedono che non c’è stabilità e possibilità di investire, sappiamo benissimo che non andiamo da nessuna parte. Così non ce la facciamo. E’ questa la sfida.

Oscar Mina (Pdcs): Il tavolo istituzionale è semplicemente un tavolo di confronto. Nell’avvicinarci a questo bilancio tecnico, siamo tutti posti nella condizione non ideale di affrontare un tema del genere. Il tavolo non sia il preludio ad una ipotesi di un Governo di maggioranza o di unità nazionale. Si potrebbe avere la tentazione di avere una legittimazione a tutti gli effetti per potersi proporre. Dà l’idea di una vera e propria campagna elettorale. Il confronto è importante, ma perché non espletarlo durante la legislatura? Non possiamo partire con presupposti di questo genere. Ma il tavolo non può discostarsi da una legge di bilancio previsionale. La politica non può ora cercare di assumere decisioni che andranno ad incidere sulle questioni programmatiche. Dal tavolo devono emergere in maniera evidente e razionale le esigenze tecniche di bilancio allo scopo di evitare l’esercizio provvisorio. Non possiamo ignorare la responsabilità che ci stiamo attenendo a questo tavolo. Dialogo e confronto sono questi basilari, ma deve emergere la consapevolezza che l’assunzione di responsabilità non può ignorare tutto ciò che è avvenuto. Il tavolo deve quindi rimanere sulle linee di indirizzo tecnico. Auspichiamo l’inizio di una fase politica basati sui contenuti nell’interesse del paese lasciando da parte populismi e rivendicazioni.

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