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Editoriale: San Marino, che i prossimi mesi siano del “fare”

da Redazione

L’urgenza più stretta che ha il Titano è quella di portare a termine al più presto le riforme prioritarie che giacciono in stand by da tempo.

 

di Alessandro Carli

 

Siamo a un punto di non ritorno: San Marino ha bisogno di decisioni serie e di prospettiva. Di una politica del “fare” e non più del “tirare avanti”. Tradotto: bisogna smettere di perdere tempo e lavorare, lavorare per recuperare il terreno perduto. I prossimi mesi, al di là delle scelte del Parlamento dovranno essere impiegati per varare quelle riforme che definire urgenti è poco. Il mondo economico si aspetta una Legge Finanziaria che contenga finalmente qualcosa di programmatico e non, come è avvenuto nelle ultime (per diversi motivi), solamente infarcite di numeri. La politica deve assumersi la responsabilità di far ripartire il futuro del Paese. Anche perché i numeri – e ne diamo ampio risalto sul numero di questa settimana – sono già ben chiari nell’assestamento di Bilancio e c’è poco da essere felici: cresce la spesa corrente – è oltre l’80% delle uscite totali, un dato che deve suonare nelle orecchie come un campanello d’allarme – così come il debito pubblico, il costo ormai insostenibile della macchina. Indipendentemente dalla decisione che sarà presa a Palazzo Pubblico (crisi di governo o tavolo istituzionale), l’urgenza più stretta che ha il Titano è quella di portare a termine al più presto le riforme prioritarie che giacciono in stand by da tempo: soluzione della crisi del sistema bancario, introduzione dell’IVA, riequilibrio delle pensioni e misure per riportare in pareggio il bilancio dello Stato. Interventi promessi e di cui il FMI ci chiederà conto tra pochi giorni.

Non saranno operazioni indolori, questo è noto, ma rappresentano la sola chiave che ha il Paese per riaccendere il motore e ripartire.

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