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Visto per voi: “Notre Dame de Paris” al Vitrifrigo Arena di Pesaro

da Redazione

Un atto di sincerità che arriva in platea, come un fiume di bellezza. Chicca finale la sera del 13 settembre Riccardo Cocciante che è salito sul palco e ha cantato, assieme al cast, l’aria dell’ouverture.

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di Alessandro Carli

 

PESARO – Il più british dei musical italiani – anche se la sua anima è profondamente francese: “l’inglesità” è tutta da leggere nella sua “durata”, nel suo essere ancora in scena a distanza di molti anni e soprattutto nella sua straordinaria qualità – ha dimostrato una volta in più il perché di un successo che dura da quasi 20 anni. Vitrifrigo Arena di Pesaro gremita per le tre nuove repliche di “Notre Dame de Paris”, lo spettacolo dei record, il “motivo” per cui 4 milioni di spettatori italiani sono entrati – e molti per la prima volta – in un teatro o in un palazzetto dello sport.

Tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, impreziosito dalle musiche di Riccardo Cocciante e dalle liriche originali di Luc Plamondon (e reso attuale dallo sciagurato incendio che non molti mesi fa ha distrutto parte della struttura parigina), il “Notre Dame de Paris” 2019 conferma tutto quello che è già stato scritto: è un lavoro straordinario che non è stato minimamente intaccato dal tempo. E tornare a rivederlo nello stesso luogo (Pesaro) a distanza di oltre 15 anni significa rivivere le stesse emozioni.

Nei panni dei protagonisti un nome storico, quello dell’inossidabile Giò Di Tonno (Quasimodo), affiancato dalla new entry Elhaida Dani, prima vincitrice del musical “The Voice” (e che in scena è una magnifica Esmeralda, il ruolo che ha consacrato e fatto conoscere in Italia Lola Ponce): affiatati e praparatissimi, i due scandiscono con precisione i respiri della storia, quella del “Gobbo” – Giò Di Tonno sul palco, per qualità vocali, è nei fatti l’alter ego di Cocciante – che si innamora della zingara senza “il lieto fine”. Esmeralda difatti (in pieno stile delle tragedie di Shakespeare) viene impiccata tra le risate dell’arcidiacono Claude Frollo, anch’esso invaghito della gitana. Quasimodo, infuriato e con il cuore pieno di dolore, lo uccide, gettandolo giù dalla Cattedrale di Notre Dame. Poi raggiunge Esmeralda, dove abbraccia l’amata per rimanere per sempre con lei, lasciandosi morire.

Lo spettacolo è un carnevale di energia e dinamicità: ritmo incisivo, musiche sublimi e quella capacità unica che hanno i capolavori di saper catturare l’attenzione dei più grandi e dei più piccoli, anche grazie alle “trovate” della macchina scenica, oliata da lustri di repliche e quindi perfetta. Un viaggio in apnea, con un cast che non si limita a recitare le parti ma piuttosto le vive. E questo atto di sincerità arriva in platea, come un fiume di bellezza. Come la presenza, inaspettata, di Riccardo Cocciante a fine spettacolo, salito sul palco per cantare assieme al cast le arie dell’ouverture, tra gli applausi del pubblico.

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