Home FixingFixing ANIS: “Regole chiare, certezza del diritto ed eque condizioni di competitività”

ANIS: “Regole chiare, certezza del diritto ed eque condizioni di competitività”

da Redazione

Il Presidente degli Industriali Neni Rossini sulle richieste delle imprese della Repubblica di San Marino per poter lavorare. Alla base di tutto però serve stabilità per il Paese.

ANIS Neni Rossini 1

 

di Alessandro Carli

 

Una pausa – quella delle ferie di agosto – utile a fare il punto su quanto è stato fatto (o non fatto) e sugli appuntamenti che portano verso la fine dell’anno. I primi sette mesi del 2019 sono stati impegnativi per la Repubblica di San Marino: dal perdurare della crisi del sistema bancario al caos targhe, passando per una serie di provvedimenti adottati (non le grandi riforme però…) dalla politica. Da un lato le iniziative e le scelte di Palazzo Pubblico, dall’altro i bisogni dell’economia reale. Neni Rossini, Presidente dell’Associazione Nazionale Industria San Marino, entra nei dettagli.

 

Il 2019 si è aperto con molte aspettative: sono state rispettate?


“Gli obiettivi possono essere raggiunti, e le aspettative soddisfatte, solo programmando i vari passi e portandoli a compimento con coerenza e determinazione. Purtroppo invece nel Paese si è continuato ad affrontare di volta in volta le gravi situazioni sfociate in emergenze, tralasciando i progetti che erano stati messi in agenda e che lì sono rimasti (IVA, riforma delle pensioni, eccetera), e l’indispensabile elaborazione di un piano strategico credibile e sostenibile che dovrebbe contenere la visione, le linee guida e le azioni necessarie per costruire il futuro. Senza un piano, e senza neppure mantenere fede agli impegni presi, il Paese rischia di sprecare ulteriori risorse e di perdere di vista le vere priorità”.

 

E dal punto di vista dell’economia invece?

 

“Nel 2018 avevamo registrato alcuni timidi segnali di ripresa che però in questa prima metà del 2019 non si sono consolidati come ci saremmo aspettati. D’altronde tutta l’economia europea, dalla Germania all’Italia, sta segnando un rallentamento, e questo incide necessariamente con segno negativo sulle nostre imprese che trovano proprio in Europa il principale mercato di sbocco. Le oscillazioni economiche macro, e il fatto di essere ‘agganciati’ allo stato di salute di altre economie, quella italiana in primis, sono di per sé fenomeni naturali con cui tutti devono imparare a convivere. Il problema più evidente invece è che il gap tra il nostro Paese e gli altri Stati si sta allargando. Dopo che dieci anni fa San Marino ha perso il proprio modello economico, ad oggi non è stata ancora messa a fuoco la visione di un nuovo modello di sviluppo, cosa che hanno fatto invece altre Nazioni”.

 

Quali ostacoli incontrano le imprese nella loro operatività quotidiana?

 

“Le nostre imprese – che hanno dimostrato di rappresentare un decisivo punto di forza del sistema per gettito e per capacità di creare lavoro – faticano a recuperare competitività. Devono ancora fare i conti con aggravi e burocrazie difficilmente comprensibili per il micro contesto in cui operano. Due esempi su tutti: il più alto costo del denaro e la perdurante rigidità delle procedure di assunzione di personale nonostante i recenti interventi normativi. Questi sono solo due esempi, che però ben rappresentano quanto non siamo al passo rispetto al mondo attorno a noi che sta invece correndo”.

 

Mesi caldi, quelli che ci aspettano da qui alla fine del 2019…

 

“Nella prima seduta del Consiglio Grande e Generale di settembre, con la presentazione del programma economico 2020, si entrerà in clima ‘Finanziaria’. Cosa accadrà? L’auspicio è che si inizi a disegnare un piano di interventi sostenuti anche con risorse da recuperare dalla spesa corrente a favore dello sviluppo e della modernizzazione del sistema-Paese. Quindi una concreta manovra economica – e non una semplice legge di ‘conteggio’ – capace di contemperare il perseguimento dell’equilibrio dei conti pubblici con gli obiettivi di prospettiva che le forze del paese devono riuscire a condividere. L’altro auspicio è che entro la fine dell’anno vengano definite le singole road map attraverso le quali realizzare tutte le principali riforme delle quali San Marino non può più fare a meno. Continuare a tergiversare è una scelta che non paga e che non riscatta il Paese dal perdurante clima di instabilità. In tal senso, ci aspettiamo che il Governo dia seguito all’impegno di introdurre un sistema IVA moderno, che avrebbe il merito di semplificare l’interscambio commerciale – consentendoci di parlare lo stesso linguaggio già utilizzato dalla maggior parte dei paesi evoluti – e sosterrebbe più efficacemente le entrate dello Stato. Si tratta di una scelta più volte pubblicamente e istituzionalmente confermata, nonché ribadita e promessa anche al Fondo Monetario Internazionale, con modalità e tempi dichiarati ben precisi (gennaio 2020). Il mantenere, o riconquistare, credibilità passa anche attraverso il tenere fede agli impegni presi”.

 

Il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, ha mosso più di una volta una serie di critiche al Governo italiano, “reo” di un certo immobilismo. ANIS è stata ascoltata dalla politica sammarinese oppure lo scollamento tra imprese e Palazzo è un “male comune”?

 

“La situazione che ci riguarda è tutta nostra, la storia dei nostri vicini italiani è diversa e purtroppo le due cose insieme non si compensano né si alleviano l’un l’altra. Nel momento difficilissimo che stiamo vivendo sarebbe stato e sarebbe tuttora vitale un reale confronto della politica con le parti sociali. Il fatto è che in troppe occasioni è stata insufficiente, per non dire mancata, la reale disponibilità di ascolto necessaria e ciò ha inevitabilmente generato tensioni e anche prodotto errori che forse insieme si sarebbero potuti evitare. Certo, almeno ne avremmo condiviso il peso con meno frustrazione. D’altronde la politica, che deve soprattutto guidare del Paese verso il suo miglior futuro con visione prospettica e nell’interesse collettivo, per essere anche efficace ha bisogno di non perdere il contatto con la realtà, quella rappresentata proprio dalle parti economiche e sociali. Esempi in questo senso sono il ‘reddito di residenza’ e il bonus di 20 mila euro per l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori iscritti nelle liste di avviamento al lavoro. Due iniziative spot che si configurano più come ‘regalie’ all’una o all’altra parte, che però non generano ricchezza bensì intaccano le risorse comuni. Oltre al confronto è poi necessaria una forte sinergia e il massimo coordinamento tra le Segreterie di Stato per lavorare ai progetti prioritari. Anche su quest’ultimo aspetto c’è bisogno di maggiore coerenza, tant’è che nonostante molti progetti siano stati annunciati, nei fatti non sono stati portati a compimento”.

 

Torniamo idealmente a gennaio 2019: questione banche ma anche accordo di Associazione con l’UE. A che punto siamo?

 

“Per quanto riguarda la situazione delle banche siamo preoccupati: non esiste ancora un piano complessivo di rilancio ma solo interventi legati alle strette emergenze, come nel caso di Banca CIS. Tutta la situazione del comparto deve essere ripensata: il contesto che c’era una volta – basta tornare indietro di dieci anni – oggi non c’è più: è stato drasticamente ridimensionato per numeri e raccolta. Il problema delle banche è evidentemente la prima priorità: serve un piano specifico e deciso per affrontare con risolutezza la crisi. È quindi indispensabile lavorare su un progetto organico che sia realistico e sostenibile, da implementare con visione e competenza manageriale, come fanno le imprese quando devono affrontare una crisi attraverso lo sviluppo dei mercati, l’ottimizzazione delle spese, la gestione dei costi di produzione e il dimensionamento dell’organico. Solo così si potrà rilanciare il sistema e far sì che le banche tornino a svolgere la loro naturale funzione di sostegno e sviluppo dell’economia sammarinese. I temi sono tanti: dalla ristrutturazione degli istituti bancari agli eventuali accorpamenti, sino alla gestione degli NPL. Saranno fondamentali anche gli accordi con Bankitalia (da quanto tempo giace nei cassetti il ‘Memorandum of understanding’? ndr) e Unione Europea, soprattutto per consentire l’apertura al mercato esterno, crescere in competenze e tecnologie e diventare quindi attori in grado di competere in un contesto internazionale”.

 

Altro tasto dolente, il passaggio all’IVA.

 

“Come ho già detto è una ferita aperta. Anni di discussioni (se ne parla dal 2013, ndr) hanno fatto perdere al sistema San Marino tempo e probabilmente anche risorse. È evidente che su questo argomento la nostra frustrazione è tanta: il progetto, come detto, era stato condiviso. C’era una bozza che ha iniziato a girare e che poi però si è arenata. Il silenzio al riguardo e i soli quattro mesi che abbiamo davanti per un processo così articolato e impegnativo, ci fanno pensare ad un ulteriore slittamento. ANIS ha spronato la politica a lavorare su questa riforma, anche per un principio di coerenza con gli impegni presi in maniera incontrovertibile. Alle parole però non sono seguiti i fatti. Eppure per la politica l’affidabilità è un fattore assolutamente importante. A breve ci sarà una nuova visita del Fondo Monetario Internazionale a San Marino che, come detto, da anni ci raccomanda di passare all’IVA: quali saranno le giustificazioni per questo ulteriore ritardo? Al di là degli aspetti economici, c’è anche una perdita di credibilità davanti a un prestigioso organismo internazionale”.

 

Tra i progetti più importanti non va dimenticato l’Accordo di Associazione all’UE.

 

“La nostra posizione sull’Accordo di Associazione è nota e netta: siamo europeisti. L’Europa rappresenta un’opportunità in quanto è un contesto in cui sviluppare l’economia. Servono però una grande visione e profonde competenze sui temi che dovranno essere discussi: l’Accordo deve essere sostenibile per il nostro Paese e deve essere in grado di sprigionare effetti positivi. Si tratta di un lavoro delicato e proprio per questa sua delicatezza sarebbe indispensabile un confronto più assiduo e stretto con le parti sociali e datoriali. Siamo per un contesto di regole certe e di apertura dei mercati ma è necessario, viste le peculiarità del Paese, trovare un accordo modulato sulla nostra realtà”.

 

Nei cassetti giacciono una serie di riforme utili a rilanciare il Paese: pensioni e spending review, quindi Bilancio dello Stato. Però la politica, nonostante le ripetute esortazioni, sembra non considerarle urgenze…

 

“Sulla riforma delle pensioni serve una decisione politica ed economica forte. Sulla spending review è stato detto tutto e il contrario di tutto: il taglio di dieci punti percentuali in tre anni comunque è stato completamente disatteso. Il taglio della spesa va messa in campo in maniera decisa: il Paese ha bisogno di liberare risorse da investire in progetti di sviluppo. È una priorità non più rinviabile, serve un Progetto per il Paese ben aderente alla realtà e non come quello che era stato presentato lo scorso anno, che puntava inspiegabilmente principalmente sul settore finanziario. Il tessuto economico di San Marino è denso di imprese produttive, di quell’economia reale che è la spina dorsale dei Paesi più stabili, di quelli cioè che puntano sulla qualità. Le riforme in generale sono passaggi complessi e spesso impopolari e quindi vanno fatte in maniera coordinata in modo da riuscire a equilibrare al meglio i conti economici. Ovviamente ci vuole un’ampia condivisione soprattutto a livello politico: operare per il bene del Paese e non per cercare consensi”.

 

Quali sono le istanze portate avanti dai soci ANIS?

 

“L’impresa, per sua natura, ha bisogno di lavorare con dedizione e concentrazione e lo fa con le proprie risorse e competenze. Non le servono privilegi né tantomeno regali. Per questo il contesto esterno dovrebbe garantire solo pochi e semplici aspetti: chiarezza delle regole, certezza del diritto ed eque condizioni di competitività. Alla base di tutto però deve esserci la stabilità del Paese. Ci aspettiamo quindi che il Governo si adoperi per garantire alle aziende un terreno virtuoso che permetta di fare il loro mestiere. Le aziende inoltre chiedono un ulteriore sforzo per ridurre la burocrazia al fine di semplificare l’operatività quotidiana e poter lavorare con ancor più efficienza dei loro competitor: quindi passaggio all’IVA, come detto, eliminazione del T2, introduzione della fatturazione elettronica, semplificazione del mercato del lavoro e tanto altro ancora. Su questi temi, ma anche su altri, non cesseremo di far sentire la nostra voce”.

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