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L’Europa rallenta, San Marino teme riflessi sulle esportazioni

da Redazione

Oltre all’Italia preoccupa soprattutto la Germania, tra i principali partner commerciali. Dati economici negativi nel Belpaese anche prima della crisi politica, che potrebbe peggiorarli.

tabella import export

 

di Daniele Bartolucci

 

L’Eurozona rallenta e a farne le spese potrebbero essere anche i Paesi che su quel mercato hanno puntato molto. Come San Marino. Infatti, se nel primo trimestre del 2019 l’OCSE (L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) aveva annunciato che il reddito delle famiglie era aumentato (+0,6% nei Paesi OCSE e +0,7% in Europa, con l’Italia che si era fermata ad un +0,5%, contro il +0,6 della Germania, il +0,8 della Francia, il +0,9 di Stati Uniti e Canada) le cose sono peggiorate nel secondo. Tra i Paesi del G7, rileva l’OCSE nelle ultime statistiche trimestrali, “la crescita del Pil ha subito tra il primo e il secondo trimestre del 2019 un marcato rallentamento nel Regno Unito (a -0,2% dal +0,5% nel trimestre precedente) e in Germania (a -0,1% da +0,4%). La crescita del Pil ha rallentato, ma più moderatamente, negli Stati Uniti e in Giappone (rispettivamente al +0,5% e al +0,4%, dal +0,8% e dal +0,7% nel trimestre precedente) e, marginalmente, in Francia (da +0,3% a +0,2%) e in Italia (da +0,2% a zero)”.

La frenata è visibile anche nei dati relativi all’Unione Europea (da +0,5% a +0,2%) e a Eurolandia (da +0,4% a +0,2%). Su base annua l’area OCSE ha registrato un aumento del Pil dell’1,6%. Tra le sette principali economie, gli Stati Uniti hanno messo a segno la crescita annuale più elevata (+2,3%), mentre l’Italia, sottolinea l’organizzazione, ha registrato la crescita annuale più bassa (0,0%). A preoccupare anche il rallentamento delle due “locomotive” europee: la Germania è cresciuta solo dello 0,4% e la Francia dell’1,3%. Ma anche il Pil del Regno Unito è aumentato solo dell’1,2%. La media dell’Unione europea è stata di +1,3% e quella di Eurolandia di +1,1%.

 

LA CRISI POLITICA ITALIANA E IL REBUS GOVERNO


L’economia italiana è ferma e la crisi politica innescata dalla Lega di Salvini non ha di certo migliorato le cose. E mentre a Roma si infittiscono le trattative per la formazione di un possibile nuovo Governo (resta in pole l’ipotesi M5S-PD, con le dovute accortezze), dal G7 di Biarritz, arrivano comunque segnali di fiducia: il segretario generale Angel Gurria ha definito gli italiani “i più esperti al mondo nel correggere le loro differenze politiche nel corso del tempo. Abbiamo fiducia nelle istituzioni italiane, sono abbastanza forti. Il Presidente della Repubblica prenderà la decisione più giusta per formare il prossimo Governo”.

 

SAN MARINO: L’EXPORT È QUASI TUTTO IN EUROPA


Anche l’economia sammarinese è da tempo ferma, con un PIL che non cresce a velocità sostenuta ormai da anni. E se l’Europa rallenta non si prospettano certamente tempi facili per le imprese della piccola Repubblica. Infatti, è il mercato europeo il principale sbocco per l’export di San Marino, come confermato dalla Relazione Economica e Statistica allegata alla Legge di Bilancio del 2018 (dati riferiti al 2017): “L’Italia è inevitabilmente la nazione con cui avviene la maggior parte dell’interscambio commerciale, pari all’82,80 per cento sul totale (83,23 nel 2016). Più in dettaglio il commercio con l’Italia conta per il 78,48 per cento delle importazioni (78,83 nel 2016) e per l’86,24 per cento delle esportazioni (86,71 nel 2016). Per la restante parte del commercio estero risaltano in primo luogo: Cina (3,8%), Germania (2,5%), Polonia (1,7%) e Paesi Bassi (1,5%) per le importazioni e Svizzera (1,1%), Russia (0,9%), Germania (0,9%) e Francia (0,8%) per le esportazioni”. La Germania, quindi, è un partner commerciale importantissimo per le imprese sammarinesi, soprattutto per i settori legati alla metallurgia, alle tecnologie e all’automotive.

A preoccupare è poi anche un altro dato: “L’interscambio commerciale, ovvero la somma del totale delle esportazioni e delle importazioni a livello nazionale si è mantenuto stabile rispetto all’anno precedente”, ma “arrestando la serie espansiva iniziata nel 2014”. E ciò si vede anche nella “bilancia commerciale, ricavata dalla differenza tra esportazioni e importazioni”, che “continua a mantenersi stabilmente positiva attestandosi a 438 milioni di euro, ma”, avvertono gli analisti dell’Ufficio Statistica, “in flessione rispetto al precedente anno del -5,1 per cento”. E per uno Stato piccolo come San Marino, enclave dell’Italia e dell’Europa, vedersi ridurre il “vantaggio” generato dalle esportazioni, non è un bel segnale. Del resto, il legame con l’Italia resta vincolante e inevitabilmente se il Belpaese non riesce a ingranare la marcia giusta, anche le imprese sammarinesi faticano. In aggiunta a questo, purtroppo, arrivano i dati macroeconomici dell’area euro, che non sono positivi, delineando un quadro assai difficile per chi opera dal Monte Titano, perché il mercato europeo (il più ricco al mondo, comunque), rappresentava un porto sicuro per diversificare dall’Italia. Ora le imprese dovranno cercare anche altri mercati, spostandosi oltre, oppure intercettare la domanda che sta arrivando da altri Paesi come Spagna, Portogallo e Irlanda, che invece sembrano stiano recuperando bene dopo gli anni difficoltosi della crisi economica e finanziaria che li aveva investiti più di altri (perfino la Grecia ha numeri positivi, anche se oggettivamente la situazione economica è ancora difficile). Nel mentre, si attendono con crescente ansia le risposte ai problemi interni, che potrebbero dare – senza dipendere dall’esterno – una spinta importante all’economia sammarinese.

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