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Laureati, la Repubblica di San Marino guarda l’Italia dall’alto

da Redazione

Oltre l’11% dei residenti ha l’alloro, Roma invece si attesta sul 4%. Nel settore pubblico allargato oltre un dipendente su due è “dottore”.

Laurea 2

 

di Alessandro Carli

 

In Italia il livello di istruzione è più basso di quello medio europeo: la quota di 25-64enni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore – riporta l’ISTAT nel report “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali”, pubblicato nei giorni scorsi – è stimata pari a 61,7% nel 2018 (+0,8 punti percentuali sul 2017), un valore molto inferiore a quello medio europeo, pari a 78,1% (+0,6 punti sul 2017). Su questa differenza incide la bassa quota di 25-64enni con un titolo di studio terziario: meno di due su dieci in Italia (19,3%, +0,6 punti rispetto all’anno precedente) contro oltre tre su dieci in Europa (32,3%, +0,8 punti rispetto all’anno precedente).

Il trend degli ultimi anni è positivo, tuttavia, sottolinea l’ISTAT: tra il 2014 e il 2018 la quota di popolazione con laurea ha avuto una crescita più contenuta di quella Ue (2,4 punti contro 3 punti).

 

E SAN MARINO?

 

La comparazione tra il Monte Titano e l’Italia potrebbe essere un azzardo: 33 mila persone circa contro poco meno di 60 milioni di abitanti. Eppure l’analisi e le percentuali dei dati del territorio possono essere utili per farsi perlomeno un’idea sul grado di istruzione della popolazione presente nella Repubblica di San Marino. Tra i report pubblicati sul portale dell’Ufficio di Statistica UPECEDS c’è anche quello sui titoli di studio. E i risultati sono nettamente inferiori a quelli della vicina Italia.

Al 31 dicembre 2018 la popolazione presente era di 34.590 unità (33.419 invece i residenti). Sommando chi ha “almeno un titolo di studio secondario superiore” – e quindi il diploma di maturità (7.074), il diploma universitario (1.220) e laurea (2.715) – si arriva a 11.009 persone, quindi il 31,4%. I titolari di licenza elementare sono 4.158, 8.422 invece quelli con la licenza di scuola media inferiore. Poco più di 8 mila residenti invece non hanno dichiarato il proprio titolo di studio.

Prendendo in esame solamente i residenti e accorpando il diploma universitario (1.220) alla laurea (2.715), la percentuale di “dottori” in Repubblica è dell’11,3% circa mentre in Italia si attesta, secondo un recente studio dell’OCSE, attorno al 4%. Sempre tra i residenti, il “titolo” più frequente è quello della licenza media inferiore (8.422 persone), seguito da quello di maturità (7.074).

Tra i disoccupati in senso stretto a fine 2018, il titolo di studio prevalente è il diploma di maturità (35,1% del totale), mentre la percentuale di disoccupati laureati è pari al 11,8% con 132 unità.

 

PUBBLICO VERSUS PRIVATO


Tra i lavoratori dipendenti pubblici la percentuale di chi ha “almeno un titolo di studio secondario superiore” al 31 dicembre 2018 è abbastanza alta: 2.028 persone su un totale di 3.620, circa il 56%. Salendo di grado di formazione, 1.184 statali hanno conseguito o il diploma universitario (373) o la laurea (811). La Pubblica amministrazione è l’ente che annovera il maggior numero di laureati (576 su un totale di 2.042), l’Istituto per la Sicurezza Sociale invece è ai vertici per i diplomati universitari (223, a cui si aggiungono 204 laureati su un totale di 1.060 dipendenti).

Nel settore privato invece gli “allorati” sono circa il 10%: 1.566 persone su un totale di 15.672. Cinque i settori che vantano almeno 100 laureati: “Attività manifatturiere” (347), “Attività finanziarie e assicurative” (181), “Servizi di informazione e comunicazione” (138), “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (132) e “Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli” (118). Sempre la manifattura è l’unico settore che ha più di 100 dipendenti che hanno conseguito il diploma universitario, per la precisione 155. Il titolo di studio più frequente nel privato è quello del diploma di maturità: 4.838 hanno completato un percorso di formazione secondario.

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