La sentenza: il credito d’imposta non deve essere calcolato in funzione della franchigia. La Commissione tributaria di Forlì sembra aprire la via ai ricorsi contro l’Agenzia delle Entrate.
di Daniele Bartolucci
Con l’avvento delle dichiarazioni dei redditi, la notizia arrivata dalla Commissione tributaria Provinciale di Forlì con la sentenza n. 129/02/2019 potrebbe aprire diversi scenari, a partire dai ricorsi di tanti frontalieri, che sicuramente non hanno nessuna intenzione di “lasciare” più tasse di quante sia dovuto. Perché di questo si tratta, in sostanza: l’Agenzia delle Entrate, infatti, ritiene che il reddito estero assoggettato a tassazione in Italia debba concorrere solo parzialmente, per effetto della franchigia, alla formazione del reddito complessivo e per questo motivo rettifica la posizione fiscale del contribuente assegnandogli un minor credito d’imposta (che è lo strumento principe per non subire una doppia tassazione, ndr) in quanto il reddito complessivo tassato in Italia risulterebbe inferiore a quello estero percepito, una volta tolta appunto la franchigia prevista per legge.
Ma una signora di Borghi (FC), grazie al suo commercialista (il dott. Piero Gori di Bellaria Igea Marina, RN), ha contestato tale calcolo, chiedendo che l’imposta estera venisse detratta totalmente e la Commissione tributaria le ha dato ragione. In pratica, nel caso di un dipendente frontaliero, il reddito complessivo prodotto all’estero è quello determinato secondo le regole del Tuir. “Quindi”, ha sintetizzato il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, “se per determinare il reddito complessivo le norme italiane prevedono che venga tassata solo la parte eccedente la franchigia, questo non determina una diminuzione della base imponibile che fa scattare la riparametrazione delle imposte assolte all’estero”.
Va premesso il fatto che non si è arrivati ad un giudizio finale, ma si tratta di una prima fase e comunque in un contenzioso approdato finora solo alla Commissione tributaria locale, per cui il valore di questa sentenza è ancora tutto da definire. Ma questo non toglie che la notizia della sentenza abbia già fatto il “giro” nei vari studi commercialisti e legali di mezza Italia e che siano già scattati i primi ricorsi. Nel riminese ce n’è già uno sicuro di un altro dipendente frontaliero (difeso sempre dal dott. Gori), ma non è azzardato pensare che altri siano stati avviati e altri ancora ne verranno presentati nei prossimi giorni. E non solo per i frontalieri di San Marino, visto che il “grosso” è nelle zone confinanti con la Svizzera e la Francia.