È doveroso condividere le parole scritte e diffuse da Giuliano Barbolini e Claudio Longhi, rispettivamente presidente e direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione, e da Massimo Mezzetti, assessore regionale alla cultura.
Rispetto alle nuove tabelle valutative, ERT è il primo Teatro Nazionale del Paese. Nonostante il continuo incremento nel punteggio dall’avvio della riforma nel 2015, la Presidenza e la Direazione della Fondazione “sono altresì costrette a denunciare l’esito sconcertante che la rigorosa applicazione dell’attuale sistema di riparto del FUS produce, spia dello stato avvilente in cui versa il sistema teatrale nazionale. A fronte dell’apprezzamento della qualità e della dimensione quantitativa dell’operato dell’ente, oggi che siamo oltre la metà della gestione corrente, con impegni già fissati per la conclusione dell’esercizio, ERT patisce un taglio per il secondo anno consecutivo.”
E, aggiungono Barbolini e Longhi, “è inaccettabile che in un Paese civile l’entità del pubblico finanziamento a un Teatro Nazionale sia come sempre comunicata ai soggetti destinatari a metà dell’anno di gestione in corso”.
In conclusione, “prima ancora che per la tutela degli interessi della nostra struttura, il profondo rispetto che nutriamo per il lavoro teatrale e la consapevolezza di avere in cura la gestione di un bene comune prezioso come il teatro (insostituibile dispositivo generatore di comunità e socievolezza), uno dei valori fondativi della nostra identità culturale italiana ed europea, ci impongono di chiedere ragione di quanto sta accadendo nella quasi assoluta mancanza di attenzione da parte dei più”.
L’Assessore Mezzetti, d’altro canto, si esprime con parole forti:”Trovo insopportabile che chi professa a chiacchiere il primato della meritocrazia agisca poi perpetuando logiche incomprensibili che tanto male hanno fatto alla crescita virtuosa degli operatori culturali. Se i critieri adottati per la valutazione delle attribuzioni del FUS stridono così palesemente con il raziocinio e con l’intelligenza, devono essere cambiati.”
Aidoru