Basterebbe realizzare una road map con una serie di passaggi predefiniti: tempi certi e un confronto serio e adeguato con le parti.
di Alessandro Carli
Al di là dei proclami – ogni provvedimento è accompagnato da un comunicato stampa in cui se ne rimarca l’importanza, come a doversi in qualche modo giustificare – manca un vero metodo di lavoro e una “tabella di marcia” che definisca, step by step, i progetti e il loro stato di avanzamento.
Eppure i cantieri aperti, quelli di “lunga gittata”, sono tanti: la riforma delle pensioni e quella delle imposte indirette, giusto per portare due esempi concreti.
Mentre l’attenzione della politica sammarinese sembra essere rivolta verso interventi messi in agenda all’ultimo momento.
Un modus operandi che in entrambi i casi – quindi sia per le riforme più importanti che per quelle meno incisive – si concretizza secondo un iter che cittadini e imprese hanno purtroppo iniziato a conoscere: senza un adeguato confronto con le parti datoriali e sindacali della Repubblica di San Marino.
Accade così che in una modalità “last minute” si è scoperto che i pochi articoli che hanno innervato la prima bozza dell’assestamento di bilancio dello Stato si sono addirittura triplicati nella versione definitiva.
Il tutto, senza l’opportuno e auspicato confronto.
Registriamo un forte ritardo sulle riforme prioritarie mentre sui provvedimenti di minor impatto l’impegno della politica è costante.
Provvedimenti che si ha l’impressione vengano promulgati in maniera estemporanea, e inseriti disordinatamente nel contesto generale.
Se gli interventi principali tardano le ripercussioni sul sistema Paese sono pesanti e inevitabilmente fanno lievitare il debito pubblico.
Metterli in campo quanto prima quindi deve essere una priorità, anche per perseguire l’obiettivo di riequilibrare il bilancio dello Stato.
Il passaggio dall’imposta monofase al sistema IVA determinerebbe un aumento delle entrate, la riforma delle pensioni comporterebbe invece un riequilibrio della previdenza mentre la spending review libererebbe finalmente risorse preziose per gli investimenti e per modernizzare il sistema.
C’è quindi, e lo vogliamo rimarcare con forza, un problema di metodo nel “fare” della politica.
Eppure basterebbe realizzare una road map con una serie di passaggi predefiniti: tempi certi e un confronto serio e adeguato con le parti.
Davvero è così difficile per la politica superare questa forma mentis e sedersi a un tavolo per trovare scelte condivise che permettano alla Repubblica di San Marino di rialzare la testa?