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Via libera all’Oxervate, frutto delle ricerche della Montalcini

da Redazione

Da Dompè la cheratite neutrofica, una rara malattia che può portare alla cecità. E’ prodotto negli stabilimenti dell’Aquila, dove l’azienda ha investito 250 milioni di euro.

Dompè Rossini

 

di Daniele Bartolucci

 

Il via libera tanto atteso è arrivato lunedì 17 giugno con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: “Classificazione del medicinale per uso umano ‘Oxervate’, ai sensi dell’articolo 8, comma 10, della Legge 24 dicembre 1993, n. 537”. Si tratta di un farmaco, Oxervate, che cura una rara malattia che può portare alla cecità, e che è il frutto di ricerche avviate da Rita Levi Montalcini. Fu proprio la scienziata Premio Nobel per la medicina nel 1986 a scoprire la proteina alla base del farmaco, che servirà a curare la cheratite neutrofica: una patologia della vista per la quale non esistevano ancora cure specifiche, e che porta a una degenerazione della cornea. Rita Levi Montalcini testò per la prima volta gli effetti della proteina negli anni ’90. Il farmaco è stato poi sviluppato nel corso degli anni anche attraverso la collaborazione tra la società guidata da Sergio Dompé (Console di San Marino a Milano, nella foto con il Presidente ANIS Neni Rossini) e alcuni centri di oftalmologia. Solo un anno fa è arrivato il via libera della FDA-Food and Drug Administration, che ha autorizzato l’utilizzo di cenegermin negli USA: “Abbiamo sviluppato cenegermin”, spiegò al tempo lo stesso Sergio Dompè, “grazie alla collaborazione costante con una comunità scientifica di eccellenza che ha contribuito allo sviluppo del farmaco nelle varie fasi, in centri di ricerca a livello internazionale. È il nostro primo farmaco biotech ottenuto grazie al lavoro di una Squadra che con competenza e passione ha creduto sin dall’inizio in questo progetto. Un viaggio lungo, complesso ma entusiasmante, che non finisce ma inizia con questo importante step regolatorio. Siamo orgogliosi di poter offrire anche ai Pazienti statunitensi una soluzione terapeutica a una patologia finora orfana di cura”.

Si tratta comunque di un investimento enorme per la società: “Impossibile fare un conto preciso nei più di trent’anni di ricerca e poi di sviluppo necessari prima a individuare la proteina e poi a trasformarla in un medicinale testato e sperimentato”, ha spiegato il Sole 24 Ore nei giorni scorsi. “Si stima in genere che un medicinale di questo tipo possa costare in tutto un paio di miliardi di euro”.

Di certo, “le linee di produzione sono costate 250 milioni alla società guidata da Sergio Dompè. Il medicinale è in vendita da poche settimane in Germania, da oggi è autorizzato dall’Aifa in Italia, negli Usa la Fda gli ha dato una corsia preferenziale in quanto medicinale ‘breakthrough’, cioè di svolta”. La proteina verrà somministrata sotto forma di gocce, con un vero e proprio collirio, e potrebbe salvare dalla cecità migliaia di persone.

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