Home FixingFixing FondISS: oltre 30mila iscritti e un attivo vicino agli 80 milioni di euro

FondISS: oltre 30mila iscritti e un attivo vicino agli 80 milioni di euro

da Redazione

Il bilancio 2018: cresce di oltre 21 milioni di euro il patrimonio amministrato. Il rendimento complessivo nel quinquennio 2014-2018 è stato dell’8,07%, quasi il doppio dell’inflazione registrata.

tabella fondiss

 

di Daniele Bartolucci

 

Crescono gli iscritti (sforata quota 30mila) del FONDISS e con essi anche il totale dell’attivo netto, quello “destinato alle prestazioni”, che a fine 2018 è arrivato a sfiorare i 77 milioni di euro, oltre 21 milioni in più dell’anno precedente. Il patrimonio amministrato, dunque, se in valori assoluti è ancora lontano dagli oltre 400 milioni dei Fondi Pensione del primo pilastro, ha ormai assunto una dimensione importante, anche ai fini della liquidità di sistema, essendo investito nel sistema bancario o depositato presso Banca Centrale (come avvenuto l’anno scorso fino al 30 giugno ad un tasso remunerativo dell’1,30%). Questi dati e tutti quelli inerenti il bilancio di esercizio 2018 sono stati presentati martedì 21 maggio dal Comitato Amministratore. Il Presidente Alberto Rino Chezzi tiene subito a precisare che “la serata pubblica fa parte di quel percorso di chiarezza e trasparenza che il Comitato Amministratore ha sempre portato avanti nei confronti degli iscritti, come del resto possono verificare loro stessi essendo tutti i bilanci pubblicati sul sito web. Inoltre, anche a livello di singole posizioni, tutti gli iscritti possono verificare la propria posizione contributiva con l’estratto conto aggiornato alla fine del mese precedente”.

 

IL RENDIMENTO BATTE L’INFLAZIONE

 

“Premesso che il Collegio dei Sindaci ha reputato che il bilancio sia stato presentato con chiarezza e ha valutato corretta anche la situazione patrimoniale”, spiega Chezzi, “ai dati positivi sull’attivo netto va aggiunto quello, anch’esso positivo, sul valore della quota, che è cresciuto costantemente nel tempo e così ha fatto anche nel 2018. Ricordiamo che FONDISS è basato su un sistema di finanziamento a capitalizzazione, dove i versamenti degli iscritti vengono frazionati per quote ed è il valore di queste quote, in pratica, l’indicatore principale per valutare l’investimento fatto dagli iscritti. Un investimento che sta battendo l’inflazione registrata nel quinquennio, che è stimata in un 4,74% totale, mentre il rendimento dal 2014 al 2018 è stato dell’8,07%, portando il valore della quota dai 10 euro netti iniziali nel 2013 ai 10,834 euro del 31 dicembre 2018”.

 

IL PATRIMONIO AUMENTA MA SERVONO PIÙ TUTELE

 

Nello stesso periodo l’attivo netto è cresciuto, attestandosi a 76.650.133,10 euro, merito dell’aumento degli iscritti (agevolato anche dalla ripresa dell’occupazione, sia interna che esterna, visto che i frontalieri sono oltre un terzo degli iscritti totali), ma anche della marginale erogazione delle prestazioni, che sono sì iniziate nel corso del 2018, ma non ancora entrate a regime (nel 2018, tra trasferimenti e riscatti non si è raggiunto il mezzo milione di euro). “Stiamo infatti valutando”, annuncia il presidente Chezzi, “come elaborare una proiezione sui prossimi scenari, quando FONDISS inizierà ad erogare prestazioni consistenti”. Dai dati forniti anche dall’ISS, c’è ancora qualche anno di margine per prendere provvedimenti in tal senso. Nel frattempo però, ci sono diversi campanelli d’allarme: “Il più importante viene dalle dinamiche economiche che tutti vediamo svilupparsi a San Marino, con aziende che hanno chiuso o sono in difficoltà e che, probabilmente, non hanno versato o non versano i contributi previdenziali. In questo senso occorre rimarcare la differenza tra i Fondi Pensione del primo pilastro e FONDISS: i versamenti dei primi sono infatti tutelati dallo Stato, nel caso un’azienda o un lavoratore non versi i contributi; nel nostro caso non c’è alcuna tutela. Questa”, spiega Chezzi, “è una delle richieste prioritarie che abbiamo avanzato nel percorso di riforma complessiva del sistema previdenziale”. L’altro motivo di preoccupazione è il cosiddetto Fondo di perequazione: “Attualmente ci permette di coprire i costi di gestione e di amministrazione, ma quando si esaurirà, potrebbe essere necessario chiedere conto agli iscritti di questi costi, se lo Stato non dovesse più intervenire”.

 

GOVERNANCE E INVESTIMENTI


“Oltre alla parte amministrativa, il Comitato Amministratore insediatosi il 5 settembre 2018”, prosegue il presidente Chezzi, “è stato impegnato nel completamento del processo di governance e quindi della regolamentazione di FONDISS, cercando soprattutto di individuare nuovi percorsi e nuove modalità negli investimenti del patrimonio degli iscritti. E’ chiaro”, avverte, “che se non dovessero intervenire modifiche normative e statutarie, dobbiamo attenerci all’applicazione della legge, che impone una sostanziale differenziazione tra FONDISS e fondi del primo pilastro. L’obiettivo è quindi stato quello di individuare prodotti alternativi ai depositi a termine e per questo abbiamo avviato un dialogo anche con l’Associazione Bancaria Sammarinese, sempre con il monitoraggio di Banca Centrale, che è il nostro Organo di vigilanza”.

Oltre che banca depositaria: “Come noto, fino al 30 giugno 2018 il saldo disponibile dei versamenti è stato mantenuto in deposito presso BCSM ad un tasso remunerativo dell’1,3%. Quindi sono state indette le apposite gare per investire il patrimonio sotto forma di depositi bancari a termine”.

Il 17 settembre sono stati quindi investiti 3.585.000 euro presso BAC (tasso 0,40%); 10.754.000 euro presso BSI (tasso 0,65%); 21.508.000 euro presso CARISP (tasso 1,25%); 21.508.000 di euro presso BSM (tasso 1,25%); 14.340.000 euro presso Banca CIS (tasso 1,25%). Come noto, è sopraggiunto poi un accordo tra istituti bancari, Bcsm e FONDISS per la proroga, alle stesse condizioni, di due mesi delle scadenze di questi depositi, inizialmente fissate tutte al 27 dicembre 2018. Nel frattempo, però, Banca CIS è stata posta in amministrazione straordinaria e FONDISS ha dovuto comunicare al Congresso di Stato e al Consiglio Grande e Generale il mancato rientro dell’investimento di 15.828.907,80 euro. “Come Comitato Amministratore”, spiega Chezzi, “siamo consapevoli delle difficoltà del sistema bancario sammarinese e con responsabilità abbiamo scelto di mantenere il patrimonio amministrato nel sistema anche per garantire la liquidità allo stesso. Ovviamente, come riscontrabile dagli atti delle gare, abbiamo verificato, chiesto e ottenuto la dichiarazione di veridicità della solidità finanziaria degli Istituti Bancari prima di investire le somme amministrate. Investimenti che, comunque, sono stati opportunamente diversificati tra i vari Istituti, sui quali attendiamo gli sviluppi perché tali risorse tornino disponibili quanto prima”.

Per quanto riguarda gli altri investimenti, il Comitato Amministratore, sulla scorta delle proposte e dei dati forniti, ha deliberato all’unanimità nella riunione del 23 aprile 2019 di disporre nuovi investimenti per la durata di 6 mesi: 27.527.000 euro in Carisp, 20.645.000 euro in BSI, 13.763.000 in BAC e 6.882.000 in BSM.

 

VERSO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

 

“Come detto, l’attività di FONDISS è dettagliatamente regolamentata, per cui il Comitato Amministratore deve applicare la legge e non fare attività politica. Questo non toglie”, avverte Chezzi, “che non possa avanzare proposte. Anzi, nel percorso di avvicinamento alla riforma complessiva del sistema previdenziale, anche FONDISS ha voce in capitolo e il Comitato Amministratore ha già presentato diverse proposte alla Segreteria competente e al Governo. Oltre alla richiesta di maggiori tutele e garanzie per i versamenti degli iscritti, come detto sopra, abbiamo sollecitato un intervento anche per permettere la valutazione di una possibile diversificazione nelle tipologie di investimenti, pur rispettando i limiti fissati dalla Legge 191/2011, con l’obiettivo di garantire rendimenti maggiori agli iscritti”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento