A sorpresa anche il regime “agevolativo”, che ricorda il forfettario. Critiche a contenuti e metodo, ANIS: “Inaccettabile mancanza di confronto”.
di Daniele Bartolucci
“Reddito di residenza” e regime “agevolativo” transitorio. Sono queste le novità inserite a sorpresa dal Governo sottoforma di emendamenti all’assestamento di Bilancio in seconda lettura. Due interventi non di poco conto, dunque, che hanno scatenato la reazione non solo delle opposizioni, ma soprattutto delle parti sociali, soprattutto per “l’inaccettabile mancanza di confronto”, come ha palesato ANIS. Del resto, questa Variazione al Bilancio (il vero Assestamento si fa dopo l’estate, ndr) era stata presentata come l’occasione per inserire nella finanziaria il ripianamento delle perdite della Cassa di Risparmio, il cui bilancio è stato presentato infatti in queste settimane. Per la cronaca, verranno emessi titoli di Stato per 34 milioni di euro, quanto serve per la ricapitalizzazione della banca.
ANIS: “INACCETTABILE MANCANZA DI CONFRONTO”
“Tra il 21 e il 22 maggio abbiamo assistito a un’inedita edizione della Legge di Assestamento del Bilancio dello Stato, trasformata in una sorta di “Provvedimento omnibus” con ben 17 emendamenti presentati dal Governo. Tale Legge, come da titolo, dovrebbe solo apportare i correttivi in termini contabili ai vari capitoli del Bilancio dello Stato in base agli impegni presi in finanziaria. Invece è infarcita di tanti provvedimenti sui quali – ancora una volta – non c’è stato confronto, né tanto meno il dovuto approfondimento con le parti sociali, perché è prevalsa la logica di prevaricare e forzare i tempi, forse per rispondere ad esigenze che preferiamo non immaginare. Tali interventi infatti – è bene specificare – non erano menzionati in prima lettura e il Governo li ha presentati solo all’ultimo minuto, lo stesso 21 maggio alle ore 14:09. Pur prevedendo in molti casi l’attuazione attraverso un’apposita delega al Congresso di Stato, riteniamo questo metodo del tutto inaccettabile, perché impedisce di ponderare e calibrare gli interventi normativi con il rischio più che fondato di compiere passi falsi e creare ancor più confusione e difficoltà agli operatori economici, ai lavoratori ed ai cittadini. Sintomatica quindi la contraddittorietà di alcuni provvedimenti: da un lato, con la riforma delle pensioni che il Governo sta ideando, si vorrebbe chiedere ai lavoratori e alle imprese di pagare un contributo più alto per rimettere in equilibrio il sistema a fronte di prestazioni più basse, ma dall’altro ci sono ben due articoli della Legge in oggetto che vanno in senso opposto. Ovvero gli sgravi contributivi alle aziende ricompresi nel super bonus assunzioni e la previsione che chi percepirà il “Reddito di Sostentamento ed Inserimento Lavorativo” (RESIL) maturi comunque i contributi figurativi ai fini pensionistici. Contributi che non verranno versati, quindi, ma coperti da tutti gli altri lavoratori e aziende. Tutto ciò dimostra che non c’è una visione d’insieme e questo a nostro avviso è gravissimo”.
SOSTEGNO AL REDDITO PER I RESIDENTI OVER 50
Ufficialmente si chiamerà “RESIL”, ovvero “Reddito di sostentamento e inserimento lavorativo”, ma nel linguaggio comune è già noto come reddito di residenza. A differenza con il reddito di cittadinanza italiano, infatti, si baserà sulla residenza e avrà un requisito legato all’età, essendo uno “strumento atto a garantire un reddito per le persone ultracinquantenni con difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro al fine di evitare le diseguaglianze e l’esclusione sociale causate dalla mancanza di sostentamento economico”. Sarà usato “come politica di ultima istanza per coloro che sono in uno stato di non occupazione e di non godimento dei medesimi ammortizzatori”. L’importo del RESIL (che verrà erogato fino alla pensione) verrà definito sulla base dell’ICEE del richiedente, che dovrà sottoscrivere uno specifico Patto di Servizio Individualizzato con il CFPUPAL. Già definito, invece, lo stanziamento statale, che per l’esercizio finanziario 2019, è pari a 600mila euro.
IL REGIME “AGEVOLATIVO” SARÀ TRANSITORIO
Oltre al “reddito di cittadinanza”, come è stato ribattezzato da molti, il provvedimento che più ha fatto infuriare i sindacati è l’introduzione di un regime “agevolativo” per le piccole e medie imprese. Tutto è demandato a un decreto delegato da emanare entro il 31 luglio, ma i critici hanno già espresso il timore di un ritorno al vecchio regime, tanto il Segretario Eva Guidi ha dovuto mettere subito le mani avanti spiegando che non si tratta di un ritorno al forfettario, ma sarebbero solo semplificazioni amministrative e burocratiche, i cui effetti verranno posti in essere nel 2020. Il testo depositato, comunque, è abbastanza chiaro, visto che prevede “l’individuazione della base imponibile secondo un meccanismo di calcolo che tenga conto di indici economici, contabili e statistici che rappresenti la capacità contributiva del contribuente”. Tecnicamente è un forfait, anche se con parametri diversi che comunque devono essere ancora definiti. “La reintroduzione del forfetario”, mette in guardia la CSU, “fa saltare il punto di equilibrio della riforma tributaria”.