SAN MARINO – Torna in campo l’opzione Pianello. E’ sulla salvaguardia della cultura democratica, che il governo sta indebolendo con l’assenza del confronto, e sull’intreccio tra riforma delle pensioni e crisi del sistema bancario che l’attivo dei delegati CSU, riunito questa mattina nella sala del Castello di Domagnano, lancia un messaggio molto netto al Governo: se rimane il buio assoluto sul mezzo miliardo di Fondi pensione depositati nelle banche e contemporaneamente parte l’iter legislativo sulla riforma previdenziale, lo sciopero generale diventa una risposta inevitabile.
Fortemente stigmatizzata l’assoluta mancanza di confronto sul Progetto di Legge “salvabanche” che corre il rischio di essere approvato con procedura d’urgenza nel prossimo Consiglio Grande e Generale. La CSU ha richiesto un incontro urgente che è stato finora disatteso da parte del Governo. Punto imprescindibile della ipotesi allo studio deve essere l’assoluta salvaguardia dei depositi dei cittadini, dipendenti, famiglie e attività produttive sammarinesi. Per la CSU non può esserci alcuna incertezza riguardo alla protezione del risparmio e la salvaguardia dei posti di lavoro di Banca CIS.
A preoccupare i segretari generali Giuliano Tamagnini (CSdL) e Gianluca Montanari (CDLS) è la riapertura del confronto sulla proposta di legge previdenziale nello stesso giorno, giovedì 30 maggio, della convocazione dell’Ufficio di Presidenza che dovrà redigere l’ordine del giorno del Consiglio di giugno. Per i segretari CSU anche sul tema cruciale della riforma pensionistica “si profila l’ennesimo blitz della maggioranza, che incurante del confronto con le forze sociali e con il Paese decide di tirare diritto”.
E’ stato così, sottolineano, con la raffica di emendamenti sull’assestamento di bilancio presentati all’ultimo minuto dalla maggioranza: “Azzerati i tempi di confronto sia con i corpi intermedi che con le forze consiliari, il Governo ha imposto sul fronte fiscale il ritorno del forfettario e sul fronte sociale e occupazionale sussidi economici per gli ultracinquantenni e sgravi contributivi alle imprese che assumono sammarinesi. Un quadro contorto e contraddittorio, dove il ritorno a vecchie indulgenze fiscali, che si sperava cancellate con la riforma Tributaria del 2013, si somma con misure assistenziali come il reddito di residenza e super abbattimenti contributivi per chi assume. Due provvedimenti che fanno pugni con una realtà economica che nell’arco di un anno e in completo regime di liberalizzazione delle assunzioni ha fatto registrare un aumento occupazionale di circa 700 unità, ma di queste solo 150 sono residenti e sammarinesi”.
E il rischio di una azzeramento del confronto anche sulla riforma previdenziale ha fatto alzare il livello di guardia dell’assemblea dei delegati sindacali.
Chiarissimo il segretario CSdL, Tamagnini: “Se giovedì il Governo non comincia a darci risposte circa l’integrità e la liquidità dei 507 milioni risparmi previdenziali depositati nelle banche, se continua a non darci risposte sulla volontà di continuare il sostegno pubblico ai fondi pensionistici, il negoziato sulla riforma per noi non parte”.
Lapidario il segretario CDLS, Montanari: “Siamo di fronte a un progetto di riforma che punta solo a fare cassa con i soldi dei lavoratori e dei pensionati. Se su questo tema cruciale il Governo, dopo quattro incontri in due anni e mezzo, decide di forzare i tempi e portare il progetto di legge nella seduta consiliare di giungo sarà inevitabile chiamare lavoratori e pensionati alla mobilitazione”.
Altrettanto chiaro e deciso il via libera dell’attivo dei delegati CSU all’opzione sciopero generale presentata in chiusura: “Chiediamo innanzitutto – hanno scandito i segretari Tamagnini e Montanari – il rispetto della cultura democratica, rispetto che questa maggioranza di governo, negando e scavalcando il dialogo con i corpi intermedi e con i cittadini, in troppe occasioni ha dimostrato di non avere. Se anche su come cambiare il sistema previdenziale incontreremo la consueta chiusura al dialogo, la sistematica assenza di risposte, la netta chiusura a percorsi di condivisione, sarà inevitabile ritornare sul Pianello per chiedere l’immediato ritiro del progetto di riforma”.