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A San Marino la non autosufficienza fa ancora rima con indifferenza

da Redazione

SAN MARINO – Garantire ad ogni persona il diritto di essere inclusa nella collettività, soddisfacendo tutti i diritti economici, civili, sociali e culturali è un concetto trasversale a tutto l’articolato della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD). Per rendere esigibili tali diritti, risulta del tutto evidente come non si possa prescindere dall’attuare l’articolo 19 della CRPD, che tratta l’argomento Vita Indipendente.

Tale articolo è piuttosto eloquente in certi passaggi: “Gli Stati Parte garantiscono che le persone con disabilità abbiano piena facoltà di prendere decisioni riguardanti la propria vita quali, ad esempio dove vivere, come vivere e con chi vivere; non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa; che abbiano accesso ad una serie di servizi, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della società impedendo che esse siano isolate o vittime di segregazione”.

Vita Indipendente è il diritto delle persone con disabilità a poter vivere liberamente autogestendo non solo la propria esistenza, ma anche la propria eventuale assistenza, senza intermediari.

Durante la sua recente visita a San Marino, il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che i piccoli Paesi sono avvantaggiati e più resilienti perché meglio in grado di ascoltare i propri cittadini e, di conseguenza, di adattare ai bisogni le proprie scelte politiche.

L’Associazione scrivente è da tempo che reclama la necessità di rivedere l’offerta dei servizi socio assistenziali erogati dal nostro Stato per le persone con disabilità, ma ancora non abbiamo apprezzato attenzioni di una qualche concretezza.

Recentemente, San Marino si è anche confrontato con i Piccoli Paesi europei dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul tema dell’equità e dello sviluppo sostenibile: Alcuni di questi paesi stanno già da tempo sperimentando, ad esempio, l’adozione della figura dell’Assistente Personale autogestita per la Vita Indipendente, altri (Islanda, Slovenia, Estonia…) l’hanno già istituita e disciplinata con Legge dello Stato. La stessa Italia, seppur in maniera differenziata da Regione a Regione, idem.

A San Marino, nonostante la ratifica della CRPD, le promesse e gli impegni contenuti nel Programma dell’attuale Governo, è ancora pregnante l’idea per cui le persone con disabilità grave non autosufficienti, siano una sorta di appendice della nostra società, problematica e costosa, relativamente alla quale i maggiori aggravi assistenziali debbano ricadere sul nucleo familiare. Eppure le esperienze fuori dai nostri confini dimostrano in moltissimi casi, che quando esse dispongono delle risorse necessarie, riescono ad avere una casa e una famiglia propria, un lavoro e la libertà di autodeterminarsi a pari condizioni degli altri, come sancito, peraltro, anche dalla Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese e dalla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, a cui San Marino aderisce.

Il prossimo 5 Maggio si celebra la Giornata Europea per la Vita Indipendente delle persone con disabilità, la cui esigibilità passa solo attraverso l’adozione di nuovi e virtuosi modelli di welfare che tengano conto delle trasformazioni sociali, delle nuove opportunità in tema di autonomia e degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Tali obbiettivi sono accompagnati dall’ormai celebre slogan “Leave no one behind” (tradotto “Non lasciare nessuno indietro”), ed è facile immaginare che si riferisca anche alle persone con gravi disabilità, gravi e quindi non autosufficienti.

Dispiace dover constatare come, nonostante i nostri vari appelli e segnalazioni di “casi studio ideali”, come quello di Bryan Toccaceli, per avviare una fase sperimentale di questo modello di assistenza, si assista, purtroppo, ad un generale disinteresse.

 

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