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Invalidità: i dubbi delle imprese sui contributi al nuovo fondo

da Redazione

Per ANIS è fondamentale l’anagrafe, con cui proporzionare le richieste alle aziende. Solo l’ipotesi dello 0,1% di “solidarietà” potrebbe valere mezzo milione di euro all’anno.

Lavoro-disabili

 

di Daniele Bartolucci

 

La nuova normativa per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità entra nel vivo: una prima fase di consultazioni sul Decreto proposto dalla Segreteria alla Sanità si è già conclusa ed è in procinto di concludersi anche la seconda. Mentre sugli obiettivi c’è una sostanziale condivisione, sul testo non c’è ancora convergenza tra le forze politiche e sociali. In particolare da parte delle imprese, che hanno palesato diversi dubbi e proposto parecchi cambiamenti al nuovo testo presentato.

La normativa sammarinese riguardante l’assunzione dei lavoratori disabili è un tema molto delicato, ma anche tecnico. Nel tempo, inoltre, è diventato anche un fattore di competitività essere in regola con le stringenti norme di riferimento, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra forza lavoro e soggetti disabili in organico, in relazione alla possibilità di iscriversi o meno al registro delle imprese che possono partecipare ai bandi pubblici. Proprio da questo punto si è riaperta la discussione tra Governo e parti sociali, in vista la scadenza (giugno 2019) prevista della proroga concessa l’anno scorso. Il principio è semplice: si vuole stabilire un contributo che le aziende debbano corrispondere nel caso in cui non rispettino il rapporto previsto tra occupati con disabilità e occupati in totale. Tale contributo confluirà poi in un fondo speciale che servirà a sostenere l’inclusione lavorativa delle persone iscritte all’anagrafe dedicata.

 

ANIS: “L’anagrafe è imprescindibile”


ANIS ha stilato già a febbraio un documento inviato al Governo sul tema, che raccoglieva le indicazioni pervenute dalle aziende associate, incontrate nella seduta della propria omissione lavoro. Nel documento si ribadisce che “la precondizione imprescindibile all’impianto normativo proposto è l’istituzione ed il corretto funzionamento dell’anagrafe delle

persone con disabilità e invalidità”, in quanto “è fondamentale per poter individuare con certezza l’ammontare del contributo annuale a carico degli operatori economici”. ANIS ha anche proposto di allinearsi alla normativa italiana, laddove nel calcolo del rapporto tra gli occupati, vengono esclusi i dirigenti, i contratti a tempo determinato e i frontalieri, nel caso di San Marino.

 

Il rischio: creare un fondo sproporzionato

 

La premessa di ANIS è fondamentale, infatti senza il dato certo dei lavoratori iscritti all’anagrafe speciale, si rischia di non commisurare gli interventi alla reale necessità, andando a penalizzare eccessivamente le imprese e incamerare risorse enormi nel fondo, che poi non potrebbero essere nemmeno spese. Inoltre, nella proposta del Governo c’è anche un generico e generalizzato “contributo di solidarietà” fissato allo 0,1% dell’imponibile previdenziale, che tutte le imprese dovrebbero pagare per i propri dipendenti. Premesso che – come sostiene ANIS – sarebbero da escludere le imprese in regola con i parametri, anche questo intervento rischia di essere eccessivo rispetto alle dimensioni del fenomeno: se si applicasse, come recita oggi la proposta, lo 0,1% a tutti gli imponibili, si sfiorerebbe praticamente già così il mezzo milione di euro, visto che il monte salari supera quest’anno i 540 milioni di euro (420 circa nel settore privato). A questi poi si aggiungerebbero, come detto, le altre maggiorazioni richieste alle aziende che non rispettano i parametri. In questo caso le cifre potrebbero essere molto consistenti e andrebbero a creare le condizioni di cui sopra: un fondo con cifre a sei zeri a fronte di qualche decina di potenziali iscritti. Se fossero migliaia, sarebbe infatti un rapporto credibile, ma il numero oscillerebbe tra le 50 e le 80 persone. Anche per questo diventa preminente capire quanti lavoratori si iscriveranno alla lista speciale e monitorare con attenzione quanti di loro verranno poi collocati.

Anche per questo ANIS ha proposto di introdurre una serie di “tetti” a questi contributi e in particolare al fondo speciale, per evitare che si incamerino risorse superiori a quelle necessarie e non si penalizzino le aziende, aumentandone di fatto il costo del lavoro. La soluzione potrebbe quindi essere quella di modificare il sistema – peraltro abbastanza complicato visti i numeri incerti e comunque in continua evoluzione – dei calcoli, al fine di creare un intervento “su misura” per quello che è il contesto effettivo di San Marino. Il tutto mantenendo salvo il principio ispiratore dell’intervento normativo, che è appunto quello di inserire o reinserire nel mondo del lavoro più agevolmente le persone con disabilità o invalidità (ovviamente dopo una verifica puntuale delle stesse, elevando come proposto, la percentuale di invalidità richiesta almeno al 50%). Le agevolazioni, di cui si sta discutendo, vanno dagli incentivi alle assunzioni alle costituzioni della cooperative specifiche. Anche in quest’ultimo caso le associazioni di categoria hanno già espresso alcuni dubbi, chiedendo delle ulteriori tutele per quanto riguarda la competizione sul mercato. Il tema, come detto, è molto delicato, ma per comprenderne appieno le dinamiche sarà importante definire la dimensione della problematica. Cosa in effetti molto difficile, vista anche l’incidenza della privacy, che non permette di pubblicizzare, ad esempio, le specifiche inabilità e invalidità.

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