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Editoriale: San Marino, caos targhe. Chiamiamo il Presidente Mattarella?

da Redazione

Visti gli accordi storici e consolidati con l’Italia, l’ubicazione geografica del Titano e il percorso verso l’UE, il persistere di questo problema non è più giustificabile né tollerabile.

 

di Alessandro Carli

 

La questione targhe ha toccato in maniera capillare le associazioni di categoria ma anche la politica e le istituzioni. Dai Capitani Reggenti (la normativa italiana è “fortemente impattante sull’economia e sui cittadini sammarinesi”) al PS e al Comites San Marino passando per l’ANIS, il coro che si leva è compatto e unanime.

Il problema, va detto, deve essere risolto quanto prima facendo leva sugli accordi che sono stati stipulati negli anni tra il Titano e l’Italia, ricordando che il Monte è uno Stato enclave e che tra i due Paesi c’è simbiosi. Non si chiede nulla di più o nulla di meno di essere trattati come i Paesi dell’UE e dello SEE, anche in virtù del percorso di Associazione con l’Europa avviato da San Marino e che inizia ad entrare, sembra, nella fase clou. Per la Repubblica il mercato di riferimento è quello italiano, in Italia le imprese operano, i giovani studiano. Viceversa, il Titano dà lavoro a quasi 6 mila frontalieri.

Bisogna forse rivolgersi agli organismi internazionali oppure gli Eccellentissimi Capitani Reggenti devono chiedere direttamente un intervento al Presidente Sergio Mattarella?

Il persistere della situazione – iniziata a settembre – è un ulteriore elemento che si aggiunge alle difficoltà del Paese. Almeno risolvere il problema targhe…

Questo rapporto idilliaco tra la Segreteria Esteri e la Farnesina sembra quasi essere più di “cortesia” che davvero diplomatico.

Visti quindi gli accordi storici e consolidati con l’Italia, l’ubicazione geografica del Titano e il percorso verso l’UE, il persistere di questo problema non è più giustificabile né tollerabile.

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