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San Marino, FMI: “Profonde debolezze e riforme non ancora fatte”

da Redazione

L’allarme: “Urgente una strategia globale per una crescita economica sostenibile”. Il report finale si focalizza su sistema bancario, IVA e pensioni. Il PIL calerà allo 0,7 nel 2020.

FMI

 

di Daniele Bartolucci

 

“Le profonde debolezze del sistema bancario hanno indebolito l’attività economica e stanno minacciando la stabilità finanziaria e la sostenibilità fiscale. I significativi deflussi di depositi hanno lasciato il sistema bancario con bassa liquidità, mentre le perdite persistenti e gli elevati crediti in sofferenza (NPL) hanno comportato un fabbisogno di ricapitalizzazione considerevole, in particolare nella banca statale (Cassa di Risparmio, ndr). La banca centrale di San Marino e i buffer di liquidità governativi sono bassi e un riconoscimento completo e in anticipo degli eccessivi impegni dello Stato nei confronti del sistema bancario renderebbe il debito pubblico insostenibile. Una strategia globale è urgentemente necessaria per spostare l’economia verso un percorso di crescita sostenibile”. Questa la sintesi del report conclusivo della missione Article IV di valutazione di San Marino, conclusasi lo scorso 1° febbraio. “Il report”, spiegano da Banca Centrale da cui ne è stato dato l’annuncio, “è finalizzato ad acquisire, come per ogni paese membro, le principali informazioni sullo stato dell’economia. Tali dati contribuiscono, fra l’altro, alla determinazione delle diverse previsioni macro-economiche effettuate dal FMI e alla predisposizione di uno staff report. Il documento, unitamente alle valutazioni espresse dall’Executive Board del FMI in fase di approvazione ed allo Statement del rappresentante di San Marino nel medesimo Board costituiscono il country report per l’anno di riferimento. Le valutazioni espresse tengono conto di quanto emerso nelle due missioni di novembre e gennaio confermando, tra l’altro, l’impegno di Banca Centrale per la promozione della stabilità finanziaria”.

 

SETTORE FINANZIARIO DA RISTRUTTURARE


Tra le “principali raccomandazioni politiche” il FMI scrive che “sono necessarie azioni urgenti per ripristinare il settore bancario redditività e offerta di credito, salvaguardare le finanze pubbliche e promuovere un sostegno economico alla crescita”. Per il settore finanziario, quindi, occorre “migliorare la gestione della liquidità e finalizzare una strategia” che preveda la “ricapitalizzazione bancaria, ristrutturazione e ridimensionamento per riportare le banche verso la redditività”, ma anche “la risoluzione a lungo termine degli NPL e le misure a favore di rafforzare il controllo e la governance delle banche”. Per il FMI è necessario “richiedere alle banche di raccogliere nuovi capitali in base ai risultati della valutazione della qualità degli asset e fornire il supporto statale solo a banche sistemicamente importanti e redditizie, a seguito della condivisione degli oneri”.

 

IVA, PENSIONI E RIFORME STRUTTURALI

 

Premesso che occorre “ripristinare la sostenibilità del debito pubblico”, il FMI raccomanda un “adeguamento fiscale favorevole alla crescita che si basi su misure di entrate e spese, compresa l’attuazione dell’IVA, la riforma pensionistica e il miglioramento dell’efficienza delle spese”. Poi ci sono le “riforme strutturali: rafforzare l’offerta di lavoro migliorando i benefici sociali” e liberalizzare “ulteriormente il processo dell’assunzione dei non residenti”. Poi occorre “migliorare ulteriormente la facilità di fare affari e aumentare l’integrazione economica internazionale per sostenere la diversificazione economica e ampliare l’accesso al mercato”. Le grandi e piccole riforme, dunque, quelle che la politica sta tardando ad attuare (sono anni che si parla di spending review, messa in sicurezza del sistema bancario, passaggio all’IVA, riforma delle pensioni e del mercato del lavoro..). Ritardi che stanno portando il Paese sempre più in basso, come certifica il FMI quando anticipa che la percentuale di aumento del Pil reale scenderà nei prossimi mesi, passando dall’1,1% del 2018, allo 0,8% del 2019 fino allo 0,7% per il 2020.

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