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Visto per voi al teatro “Galli”: “La Traviata” di Giuseppe Verdi

da Redazione

Il “taglio” scelto dal regista Nucci è un tuffo nell’arcobaleno: luci e colori accesi, quasi a voler “comunicare” la forza di quest’opera non solo attraverso l’ascolto ma anche attraverso gli occhi.

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di Alessandro Carli

 

RIMINI – La pioggia di applausi che il pubblico del teatro Galli di Rimini ha donato al cast che ha messo in scena “La Traviata” di Giuseppe Verdi (venerdì 8 marzo) sono il commento più sincero e limpido al lavoro firmato dal regista Leo Nucci che non ha mai negato un profondo legame con l’opera: “Dal mio punto di vista non esiste nella letteratura operistica un personaggio femminile all’altezza di Violetta, per modernità, intelligenza, classe e maturità”. Un amore che in realtà è doppio: tra i tanti omaggi che a cui Nucci poteva attingere ha scelto quello più cristallino, l’interpretazione “storica” di Maria Callas del 1955.

Il “taglio” scelto dal regista è un tuffo nell’arcobaleno: luci e colori accesi, quasi a voler “comunicare” la forza di questa “Traviata” non solo attraverso l’ascolto ma anche attraverso gli occhi. Una modalità che rende “fruibile” l’opera anche a un pubblico di non addetti ai lavori: la storia “arriva” sino all’ultimo posto della piccionaia anche grazie all’energia e ai talenti degli artisti sul palco – Adriana Iozzia (“Violetta Valéry”), il tenore Ivan Ayon Rivas nel ruolo di “Alfredo”, il baritono Benjamin Cho (che ha dato a “Giorgio Germont” una caratterizzazione molto convincente), Carlotta Vichi (“Flora”), Luisa Tambaro (“Annina”), Raffaele Feo (“Gastone”), Juliusz Loranzi (“Barone Douphol”), Stefano Marchisio (“Marchese d’Obigny”), Vincenzo Santoro (“Dottor Grenvil”), Andrea Galli (“Giuseppe”), Francesco Cascione (Domestico di Flora / Commissionario) – e di quelli dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini (diretta da Pier Giorgio Morandi) e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati.

Ma è stata soprattutto la “riconoscibilità” dell’episodio della seconda scena del primo atto a “avvicinare” l’opera al pubblico: “Libiamo ne’ lieti calici” a tempo di valzer è un “motivo” che ha acceso sorrisi, come il bellissimo “Amami, Alfredo!”, ultimo canto di addio e di amore.

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