Home FixingFixing Giuseppe Guidi: “Una Centrale dei rischi che dialoghi con quella italiana”

Giuseppe Guidi: “Una Centrale dei rischi che dialoghi con quella italiana”

da Redazione

Le priorità del neo Presidente di Ente Cassa di Faetano per il Paese. Rilancio banche: “Le operazioni di sistema vanno fatte solamente con gli istituti in salute”.

ECF Pino Guidi

 

di Alessandro Carli

 

Per l’Ente Cassa di Faetano il 2019 si è aperto con l’elezione del nuovo organigramma. Nell’assemblea del 24 febbraio (durante la quale è stato annunciato che è stata presentata una lettera di cessazione dell’incarico al dottor Domenico Lombardi di Banca di San Marino, una risoluzione che sarà certamente non consensuale e quindi piuttosto onerosa, ndr), le votazioni hanno indicato Giuseppe Guidi come Presidente; Pier Marino Bacciocchi, Joseph Guidi, Marino Maiani e Riccardo Mularoni invece comporranno il nuovo CdA. Il Consiglio ha espresso la volontà di portare avanti da subito un programma utile a tutto il Gruppo Banca di San Marino, nell’ottica di ottemperare al mandato di Ente Cassa di Faetano. Ricostruiamo, assieme al neo Presidente Guidi, il percorso che ha portato alla sua elezione e soprattutto i progetti di rilancio del Gruppo.

 

A fine estate la notizia di una potenziale fusione tra BSM e Carisp…

 

“A settembre ho letto la notizia che Banca di San Marino e Cassa di Risparmio, sommando gli sportelli, erano in grado di affrontare i mercati internazionali. Da buon sammarinese mi sono chiesto perché nessuno ha reagito a questa notizia: parliamo di due piccole banche che, anche se ‘fanno squadra’, rimangono sempre due piccole banche. Credo che sia importante avere la consapevolezza della lunghezza del nostro passo. Ho contattato i vertici di ECF perché secondo me doveva essere fatta una comunicazione preventiva in quanto i soci dell’Ente detengono oltre il 90% delle quote di BSM. Soci che non erano al corrente del progetto. Così, assieme ad altre persone, ho creato un gruppo, il comitato ‘No Fusione’. In occasione di un incontro abbiamo portato al tavolo una serie di problematiche come ad esempio i 240 mila euro spesi per uno studio di fattibilità firmato da KPMG sull’accorpamento delle due banche. Le operazioni di sistema si fanno tra banche in salute, non in difficoltà. A novembre abbiamo effettuato una raccolta firme: il 75% dei soci si diceva contrario alla fusione. La lettura ‘politica’ di questa presa di posizione era chiara: non esistevano più le condizioni di fiducia della base sociale e quindi la governance doveva fare un passo indietro”.

 

Ed è quello che è emerso dall’Assemblea di febbraio 2019…


“Ammetto che il risultato è stato inaspettato: il mio nome ha ricevuto 183 preferenze su 252 votanti e anche il CdA ha ottenuto consensi importanti. Il primo passo sarà quello di rilanciare e rafforzare ECF e il Gruppo BSM su basi trasparenti e condivise. Crediamo che debba essere messo in campo un nuovo rapporto con la base sociale, che sarà ampliata per finalizzare e sviluppare relazioni di lavoro anche con Banca di San Marino. Ci sarà un contatto più stretto con i piccoli azionisti e il coinvolgimento dei dipendenti per una gestione più consapevole del Gruppo. Vogliamo chiudere il contenzioso e aprire una nuova stagione che veda le professionalità presenti in banca partecipare ai risultati. Non mancherà un abbattimento delle spese e, se possibile, contribuiremo alla crescita e al potenziamento del patrimonio. Parimenti va implementata anche la clientela, un passaggio che permetterà un aumento della massa critica su cui ammortizzare i costi. Chiediamo al Gruppo BSM di impegnarsi per lanciare una serie di azioni di sostegno al sistema Paese”.

 

Un Paese che ha bisogno di essere rilanciato, vero?


“Daremo pieno sostegno alle istituzioni, in primis a BCSM: è strategico avere una ‘Centrale rischi’ dialogante con l’Italia per una vigilanza collaboratrice e per un’intesa che consenta ai due Stati di operare in reciprocità in campo creditizio e finanziario, tenendo in debita considerazione le singole dimensioni dei due Paesi”.

 

Le banche sane, oggi, non sono molte… Come si può fare sistema?

 

“Negli anni Cinquanta e Sessanta, a San Marino, operavano quattro istituti di credito: Cassa di Risparmio, Credito Industriale Sammarinese, Banca Agricola Commerciale e la Cassa Rurale Depositi e Prestiti di Faetano. Oggi, per ragioni di indici di solvibilità e patrimonio, le banche ‘in salute’ sono solo tre. Ed è con questi istituti che occorre fare operazioni di sistema. Se ci saranno le esigenze, noi – in accordo con le istituzioni di competenza – saremo parte attiva. Le azioni di sostegno alle banche in crisi non possono essere fatte singolarmente ma vanno eventualmente viste e programmate in un progetto ampio e organico. Crediamo sia fondamentale rilanciare il sistema creditizio e finanziario del Paese con l’obiettivo primario di creare fiducia, stima e reputazione per favorire i rapporti di lavoro con imprese, famiglie e lavoratori sia dentro che fuori San Marino”.

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