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San Marino, per il Polo del Lusso tempi allungati di tre anni

da Redazione

Dubbi della CSU, ma il Governo garantisce: “Apre all’inizio del 2020”. Il Governo certifica i ritardi concedendo una nuova proroga dei termini.

polo lusso panorama

 

di Daniele Bartolucci

 

Nuova proroga concessa alle società del “Luxury Departement Store” (il cosiddetto Polo del lusso, ndr) e, di conseguenza, anche un probabile slittamento dei tempi, anche se dalla società e dalla Segreteria al Lavoro confermano l’apertura nella primavera del 2020. La decisione è stata assunta dal Governo con un Decreto Delegato, che modifica i termini, peraltro già spostati in avanti nemmeno un anno dopo la convenzione.

 

EVA GUIDI: “RITARDI NON PREVENTIVABILI”


“Il progetto”, ha spiegato il Segretario di Stato Eva Guidi, “è al momento attuale nel pieno della fase realizzativa degli spazi destinati ad ospitare i punti vendita e le attività di servizio e, come visivamente si può accertare in ogni momento chiunque si trovi a transitare anche lungo la superstrada nei pressi del confine di Dogana, i lavori fervono per riuscire a recuperare almeno parzialmente i ritardi accumulati nella fase iniziale e dovuti a cause effettivamente non prevedibili né imputabili alle Società Proponenti il progetto. Ovvero la celebrazione del referendum, con le incognite legate al suo esito, l’espletamento di alcune procedure e, soprattutto, il rinvenimento durante i lavori di scavo di tiranti strutturali e altri elementi che hanno richiesto numerosi mesi per la rimozione e la messa in sicurezza dell’area”.

 

LE PROROGHE: LE DUE FASI SLITTANO DI TRE ANNI

 

“Per questi motivi”, si legge sempre nella relazione del Segretario Guidi, “si è ritenuto di accogliere la richiesta delle società proponenti per una traslazione dei termini precedentemente individuati per il completamento delle due fasi del progetto e della decorrenza del trattamento incentivante. Nello specifico i termini previsti dal Decreto Delegato 21 marzo 2016 n.36, sono prorogati: al 31 dicembre 2020 il termine previsto per il completamento della ‘Fase l’ del progetto; al 31 dicembre 2022 il termine previsto per il completamento della ‘Fase 2’ del progetto. Di conseguenza attraverso il Decreto è prevista anche la traslazione di tre anni dei tempi inizialmente fissati per la decorrenza del trattamento e del le misure incentivanti a favore delle Società Partecipanti”.

In definitiva si tratta di 3 anni di proroga complessiva, visto che nel precedente Decreto i termini erano così fissati: “per ‘Fase 1’, la fase del Progetto da avviarsi entro il 31 marzo 2016 ai sensi dell’articolo 5 della Legge 7 agosto 2015 n.137 e da completarsi entro il 31 dicembre 2017, salvo cause di forza maggiore; per ‘Fase 2’, la fase del Progetto da completarsi entro il 31 dicembre 2019, salvo cause di forza maggiore”.

 

DUBBI SULL’APERTURA ANCHE DALLA CSU


Solo qualche mese fa Maurizio Borletti aveva ribadito la tempistica prevista, con tanto di intervista su fashionmagazine.it: “I lavori procedono e per il secondo semestre del 2019 saremo pronti a inaugurare la struttura, anche se non escludiamo di aspettare l’inizio del 2020: tutto dipenderà dalla volontà dei marchi coinvolti”. Ovviamente si parla della prima fase, con cui “saranno circa 85 le insegne attive (a regime dovrebbero essere almeno 130, ndr) molte delle quali legate alla moda, con marchi di posizionamento premium e lusso. A sorpresa abbiamo registrato un grande riscontro da parte di aziende del territorio, con all’attivo outlet propri nelle vicinanze”. Ma i tempi sembrano essere stati rivisti proprio in questi mesi, se non proprio nelle ultime settimane, visto che gli sindacati della CSU confermano di aver avuto a fine gennaio un incontro con i rappresentanti della proprietà della struttura presso la Segreteria di Stato Industria e Lavoro, “i quali hanno comunicato che la prima fase della costruzione del complesso si sarebbe completata entro fine 2019, per poi procedere con l’inaugurazione e l’avvio della attività entro marzo 2020. Ma”, aggiungono, “solo venti giorni dopo, ci ritroviamo con l’uscita del Decreto (n. 32 del 19 febbraio) che proroga al 31 dicembre 2020 il completamento della ‘Fase 1’, e al 31 dicembre 2022 la realizzazione della ‘Fase 2’. Quindi, stante questa nuova tempistica, l’attività non potrà che partire dalla primavera 2021, salvo nuovi rinvii, che, visti i precedenti, non ci sentiamo affatto di escludere”.

A ribadire la tempistica è però intervenuto subito dopo il Segretario di Stato all’Industria e al Lavoro, Andrea Zafferani: “Il Decreto 32/2019 proroga il tempo massimo – specifica – di realizzazione della fase 1 e della fase 2 del progetto”. “Ovviamente è interesse primario degli investitori fare prima possibile ed iniziare prima possibile a guadagnare: i tempi di apertura sono quindi confermati all’inizio del 2020 come pubblicamente riferito”.

 

“PRIMA QUELLI D’INGLESE POI I CORSI DI HR, MA SENZA LE GARANZIE DI ASSUNZIONE”

 

“Questi continui slittamenti dei tempi”, attaccano ancora i rappresentanti della FULCAS-CSU, “preoccupano molte persone in attesa di un impiego da tempo, dato che il ‘Polo della moda’ rappresenta per loro, al momento, l’unico progetto imprenditoriale importante realizzato in territorio, volto a creare opportunità lavorative”. Il dubbio è che “mentre slittano i tempi di apertura, contestualmente sono partiti i corsi di formazione della lingua inglese (è richiesto il livello B1). L’intero percorso di apprendimento linguistico costerà alla persona circa 450 euro, non poco per chi non ha reddito, ma senza questo requisito (indispensabile secondo l’azienda) non è possibile iscriversi al corso della HR Change, una società privata italiana voluta espressamente dal gruppo Borletti. Sul piano dei costi, il corsista della HR Change dovrebbe sborsare una cifra simbolica, mentre la spesa di tutta la formazione sarà a carico dello Stato; pertanto, The Market non spenderà un euro per la formazione dei suoi futuri presunti dipendenti. Presunti”, rilevano i sindacalisti, “perché a fronte di quello che sarà un importante investimento di denaro pubblico, il Governo non ha chiesto al gruppo imprenditoriale nessuna garanzia e nessun impegno sulla effettiva assunzione di personale sammarinese e residente disoccupato”. Riguardo alle persone disoccupate, “non vorremmo che fossero impegnate, o peggio ancora illuse, con la partecipazione ad un percorso di formazione che alla fine potrebbe non produrre nessuno sbocco lavorativo, ma solo un guadagno certo per chi realizza i corsi di formazione”. Insomma, per la CSU “è assolutamente necessario che le risorse investite producano effetti positivi sulla manodopera interna”. Su questo punto il Segretario Zafferani va a nozze, si potrebbe dire: intanto “i corsi di inglese hanno un costo di 100 euro, ma sono esentati i disoccupati che non percepiscono ammortizzatori sociali e con un reddito annuale inferiore a 20.000 euro”, e comunque tale competenza resterà in capo si corsisti, anche per altre occupazioni (lo stesso dicasi per le altre competenze su cui verranno formati). Inoltre, “che la formazione non sia a carico degli investitori è noto da almeno 4 anni, da quando è stata fatta la convenzione”. E comunque, “le assunzioni saranno effettuate direttamente dai marchi che apriranno i punti vendita: era ed è assolutamente impossibile imporre vincoli occupazionali a società che ancora non sono insediate” e imporglieli “significherebbe semplicemente che i marchi, rinuncerebbero a investire”.

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