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Consiglio Grande e Generale: le dimissioni del consigliere Simone Celli

da Redazione

Da parte della maggioranza, tanti gli attestati di vicinanza e solidarietà al dimissionario. Il report di San Marino News Agency.

 

SAN MARINO – La seduta del 14 febbraio si è aperta con la conclusione del comma comunicazioni e con l’approvazione all’unanimità dell’Ordine del giorno- presentato da Matteo Ciacci, C10- che istituisce ogni 15 marzo la Giornata nazionale dell’educazione alla cittadinanza. L’Odg era sottoscritto da tutti i gruppi consiliari.

I lavori si concentrano poi sul comma n.2, “Dimissioni del consigliere Simone Celli da membro del Consiglio Grande e Generale e sua eventuale sostituzione”, su cui si apre un lungo dibattito che occupa tutta la seduta del pomeriggio. Da parte della maggioranza, tanti gli attestati di vicinanza e solidarietà al dimissionario. In particolare, numerosi sono gli interventi dei consiglieri di Adesso.sm che riconoscono il suo impegno e attaccano l’opposizione per averlo reso vittima di pesanti attacchi in questi due anni. “E’ evidente che si è passati oltre alla normale critica politica- manda a dire Alessandro Bevitori, Ssd- si è andati spesso sull’attacco personale e al di fuori dell’ambito politico e queste sono le cose che fanno più male” perché “dietro al politico, al Segretario, a tutti noi- continua- c’è infatti una persona con la sua famiglia e i suoi affetti”.

Matteo Fiorini, Rf, osserva che si sta discutendo delle dimissioni di un consigliere che, “per quanto si mormori, si vociferi, si instilli il dubbio….non risulta essere nè indagato, né rinviato a giudizio, né tanto meno condannato. E perché- si domanda- si è arrivati a questo?”. Fiorini fa anche autocritica per la maggioranza: “Non abbiamo fatto abbastanza per evitare la personalizzazione della politica nei confronti di Simone”.

Matteo Ciacci, C10, risponde a chi dall’opposizione ha avanzato l’ipotesi che le dimissioni siano state richieste dal suo partito. “Vorrei evitare strumentalizzazioni sul fatto che C10 chiede teste- ribatte- C10 non addita colpe a singoli, ma fa considerazioni di carattere politico”. A monte quindi la richiesta dei civici di “un cambio di passo a questa maggioranza e a questo governo”, sottolinea. “E’ ovvio- prosegue- nel momento in cui C10 chiede un cambio di passo e discontinuità, ci devono essere elementi tangibili in questo senso”.

Da parte dell’opposizione, le critiche rivolte a Celli si estendono a maggioranza e governo. Per Marco Gatti, Pdcs, l’ex Segretario “oggi viene utilizzato dalla maggioranza come capro espiatorio di quello che è il fallimento di questi due anni”. Ma lo stesso sottolinea la mancanza di discontinuità al governo registrata negli ultimi due mesi, da quando Celli ha lasciato la Segreteria alle Finanze. “Non era quindi il solo Simone Celli il problema di questa maggioranza”, chiosa.

Le parole più dure arrivano dai consiglieri dell’area riformista che in passato hanno condiviso la militanza nell’ex partito di Celli . “Se fossi in lui- manda a dire Alessandro Mancini, Ps- mi interrogherei se più che una vittima, il suo ruolo non sia stato quello dell’utile idiota”.

Per Denise Bronzetti, Ps, “chi fa politica deve avere ambizioni, ma deve anche essere consapevole dei propri limiti- osserva- capacità che non riconosco all’uomo politico Simone Celli, che nella sua storia politica ha sempre avuto bisogno di mentori”. Per Giovanna Cecchetti, Indipendente, “Celli ha rappresentato ciò che di non buono vi è nella politica”. Federico Pedini Amati, Msdi calca la mano: “In questa legislatura Celli era nelle mani di poteri forti- denuncia, arrivando a ipotizzare anche nomi- Celli è stato condotto da Grandoni, Confuorti e da un giudice non elevato a eroe”.

Gian Carlo Capicchioni, Psd, non è convinto che le motivazioni siano “solo ed esclusivamente quelle di carattere personale”. Al contrario, “forse Celli non aveva messo in conto che i suoi sostenitori di maggioranza non gli hanno più dato quel sostegno di cui aveva bisogno- spiega- Capito questo, Celli, da buon politico che è, si è fatto fa parte”. Per Rete interviene solo Matteo Zeppa, sottolineando che il movimento si limita a considerare le dimissioni di Celli un atto dovuto.

Di seguito un estratto della prima parte degli interventi del pomeriggio.

Comma 2. a) Dimissioni del consigliere Simone Celli da membro del Consiglio Grande e Generale e sua eventuale sostituzione; b) Eventuale sostituzione del consigliere dimissionario Simone Celli in seno alle commissioni consiliari di cui è membro.

Alessandro Bevitori, Ssd

Intervengo per manifestare il mio e il nostro dispiacere per la decisione di Simone Celli, una scelta dolorosa, non semplice. Voglio subito sottolineare, viste le chiacchiere che si sono rincorse, è una scelta presa nella più totale autonomia. Richiamo l’Aula su questo passaggio politico che stiamo attraversando, mi piacerebbe il dibattito sia preso da esempio per cercare di cambiare le modalità del fare politica in questo Paese. In questi due anni, ma anche prima, la politica ha preso una deriva che sta diventando sempre più preoccupante e anche pericolosa.

La scelta di Simone Celli racchiude tutta una serie di problematiche personali e familiari che devono esser rispettate. D’altra parte non nasconde lui stesso, nella lettera alla Reggenza, la denuncia di costanti attacchi che ha subito personalmente che hanno portato anch’esse a questa decisione. Non voglio parlare in questo momento delle scelte degli ultimi due anni della Segreteria Finanze, del governo e della maggioranza. L’opposizione giustamente deve criticare e fare denuncia, ha un ruolo importantissimo di vigilante e controllore del governo. Ma spesso è evidente che si è passati oltre alla normale critica politica, si è andati spesso sull’attacco personale e al di fuori dell’ambito politico e queste sono le cose che fanno più male. Dietro al politico, al Segretario, a tutti noi c’è infatti una persona con la sua famiglia e i suoi affetti. Le dimissioni sono sempre una sconfitta. Mi piacerebbe oggi si abbandonasse il livore sull’operato della Segreteria Finanze in questi due anni. Ssd riconosce a Simone Celli l’impegno messo in questo periodo, nella responsabilità alla Segreteria Finanze ha fatto del suo meglio, con il tempo sarà tutto più chiaro sui suoi intendimenti e sui suoi obiettivi nella Segreteria. Come Ssd abbiamo detto di prendersi più tempo per prendere questa decisione e lui si è sentito di confermarla.

Pasquale Valentini, Pdcs

Analizziamo i contenuti della lettera di dimissioni. Le prime motivazioni sono personali e familiari e sono indiscutibili. Se ritiene per queste di dover fare un passo indietro, Celli ha tutta la mia solidarietà. Il secondo punto: i feroci attacchi e le violenze verbali di cui è stato oggetto. Ho ascoltato tutto ieri la lamentela sulle opposizioni, sui toni con cui parliamo in Consiglio. Usciamo dall’ipocrisia. Avete presente quale è stato l’intervento di Celli, quando ha annunciato le sue dimissioni? Vi ricordati i toni per Bcsm e per un magistrato? Questo tono è partito da chi aveva la responsabilità di governo. E non c’è uno in maggioranza che ha preso parola per dire che così non si fa. Perchè Celli si dimette? Avete detto che è un fatto tutto personale. La lettera ha del paradossole quando dice ‘per non far finire il paese negli appetiti dei potentati esterni’. Usciamo di metafora, di chi si sta parlando?

Il 2017 è stato un concentrato di eventi, tra i cambi di direzione di Cassa e Bcsm e decreti vari. Si può tutto questo annoverare negli errori che si possono fare? Anche il più sprovveduto non sarebbe stato in grado di farlo. E’ piuttosto un’azione determinata al raggiungimento di un obiettivo preciso.

Fabrizio Perotto, Rf

Quando si dimette una persona che ha operato e rappresentato le istituzioni del nostro paese per 13 anni, dobbiamo raccogliere la sua rinuncia con dispiacere e rammarico. La lettera inviata ai Reggenti rispecchia rispetto delle istituzioni. Simone è entrato in Consiglio nel 2006, in una fase diversa dall’attuale, anche se comunque complessa. La coalizione di cui facciamo parte è nata anche grazie al suo impegno. L’incarico assunto all’indomani del voto era complesso, ha vissuto anni non facili. Al netto degli errori commessi, rimane il dispiacere per gli attacchi personali che ha dovuto subire, attacchi culminati nell’uscita dall’Aula dell’opposizione nell’ultimo suo intervento.

Gli attacchi subiti volevano colpirlo personalmente ed erano diretti anche verso chi lo ha sostenuto. L’imbarbarimento della politica dimostra che non si hanno avversari ma nemici, io in questa politica non mi riconosco.

Confermo stima nei confornti di Simone che ha ottemperato al servizio al massimo delle sue capacità, auguro possa realizzare tutto cià che gli sta a cuore.

Denise Bronzetti, Ps

Vale la pena di fare un excursus su Simone Celli uomo politico, che distinguo dal Simone Celli uomo e cittadino. Richiamandomi al collega Bevitori, che invita a non scendere negli attacchi personali, vorrei che questo valesse per tutti qui dentro. La vita dell’uomo politico Simone Celli- e lo dice anche chi ha condiviso un percorso nella stessa area politica- è aihmè costellata da iniziative politiche mai proprie. E’ un uomo politico dalla grande arte oratoria, ma non ha mai espresso nel tempo posizioni sue. Ed è grave quando si arriva a coprire incarichi istituzionali più alti. Chi fa politica deve avere ambizioni, ma deve anche essere consapevole dei propri limiti, capacità che non riconosco all’uomo politico Simone Celli, che nella sua storia politica ha sempre avuto bisogno di mentori. Chi fa politica da tempo sa benissimo a chi mi possa riferire, a più persone, in fase alterne della sua storia politica. Ed è grave nel momento in cui si assume l’incarico di Segretario di Stato alle Finanze e credo i risultati siano sotto gli occhi di tutti.

Nei due anni alla Segreteria si sono seguiti l’allarme della mancanza di liquidità dello Stato, la distribuzione in aula – sotto gli occhi dell’attuale mentore di cui cercava approvazione- dell’elenco di quelli che dovevano essere, secondo chi glieli aveva girati, i grandi debitori, gli attacchi a Bcsm e a qualcuno della magistratura, i vari decreti… Quando non si è pienamente nel ruolo perché si ha sempre bisogno di suggeritori, gli errori poi si fa fatica ad attribuirli alla persona di cui discutiamo le dimissioni. Ce la facciamo a uscire dalla zona grigia in cui non riusciamo ad ammettere le responsabilità a chi veramente ce le ha? Celli è servito in un gioco folle, che qualcuno ha preparato e che ha continuato a fargli fare, tra l’altro sacrificandolo sull’altare, perché lui ci ha rimesso il suo ruolo e l’incarico all’interno delle istituzioni. Non provo pietà, perché se non ha capito il rischio che stava correndo, oggi non si può piangere per il suo ritiro, una scelta che lui per primo doveva comprendere. Simone Celli altro non è che un adepto, il giocatore messo davanti alla partita della vita che qualcuno sta giocando senza pensare che sta portando allo sfacio del Paese.

Teodoro Lonfernini, Pdcs

Alla domanda posta dal collega Valentini, il perché delle dimissioni di Celli, la mia risposta è ‘non lo so, non l’ho capito’. La mia incomprensione è dettata esclusivamnte dalla confusione della maggioranza.

Cari colleghi della maggioranza, quello che c’è scritto nella lettera di dimissioni va ben oltre le posizioni personali, ma riguarda direttamente voi. E’ la vostra sconfitta. State conducendo un’azione di comodo imbarazzante, a partire dal suo gruppo politico. E’ imbarazzante come state scaricando le responsabilità del vostro collega, come fossero errori solo suoi. Abbiamo sempre contestato le sue azioni, mentre voi non avete detto una parola. La questione è vostra ora, non sua, lui l’atto l’ha compiuto. Come si fa a pensare che il vostro progetto deve essere ancora condiviso e approvato e che deve ritrovare il coraggio, l’energia e l’entusiamo iniziali?

Oggi fate diventare Celli un’anima sacrificale, state cuocendo una persona, per cercare di dare ancora vita a una esperienza di carattere politico, come quella di Adesso.sm, completamente fallimentare. Dovreste svolgere un solo gesto di responsabilità e coerenza: prendere tutti quanti e rivolgere alle Eccellenze le vostre dimissioni. Ma per voi è meglio un’anima sacrificale che paghi per tutti. Definire oggi che la motivazione delle dimissioni è un’opposizione troppo aggressiva credo sia imbarazzante per ogni cittadino.

Se lui ha delle resposabilità, e sicurmente le ha avute, le avete anche voi e, se lui ha fallito, avete fallito anche voi. Per me l’unico momento felice sarà quando vi presenterete per gruppi alla Reggenza con le vostre dimissioni. Allora ci sarà per Celli un po’ di giustizia personale.

Alessandro Mancini, Ps

In tanti anni passati in quest’Aula ci siamo trovati a discutere le dimissioni dei consiglieri, a volte di carattere personale, a volte politico. In questo caso è evidente a tutti che queste dimissioni hanno caratteristiche diverse da tante altre. Se si volesse essere severi nel giudizio delle dimisisoni, basterebbe riproporre una carellata delle dichiarzioni politiche rilasciate da Celli in questi 13 anni di attività poitica, suddividerle per titoli e riproporle all’Aula. I titoli potrebbro essere 4 parole: coerenza, questione morale, banche, dimissioni. Parole che, legate alle prese diposizioni di Celli, ci aiutano a capire quanto bipolare sia stata la sua presenza nella politica e nelle istituzioni del Paese. Di Celli ricorderemo le tante e innumerevoli e facili dimissioni. Non c’è stato un momento in cui abbia affrontato serenamente la vita politica e le dimissioni spesso le ha usate come arma di difesa. Ma stavolta ciò che gli ha garantito di sopravvivere lo ha definitivamente affossato. Ricordo quello che è successo lo scorso autunno in Commissione Finanze: abbiamo toccato con mano la disperazione politica, e forse non solo di Celli, assistendo all’esplosione in maniera dirompente e assolutamente pericolosa. Erano giorni in cui il Paese si trovava a fare i conti con l’ordinanza Titoli. Le parole usate da Celli in quel contesto superano il limite della decenza, tutti furono messi in imbarazzo, incluso la Reggenza. Per la prima volta udimmo un inaudito attacco al tribunale e alla dirigenza di Bcsm, la stessa che pochi mesi prima lo stesso Celli aveva portato a San Marino.

Lo stesso Celli, grazie alla consueta copetura politica della maggioranza, se ne è fregato di tutto e nelle stesse ore in cui era dimissionario, partecipò alla missione al Fmi. Il vero tema è la copertura politica della maggioranza Adesso.sm di cui ha sempre goduto e beneficiato. Copetura politica che Celli ha usato ad uso e consumo. Celli ha sempre operato dal governo in accordo con i Segretari di Stato e con il placet della maggioranza. Se poi, in sede di governo, decidesse prima le cosa con due o tre Segretario, non è un problema nostro, ma magari poi la ‘squadra B’ del congresso era chiamata in un secondo momento a ratificare le loro scelte.

Mi fa sorridere poi quando Celli afferma che ‘ha lottato contro il potere che da 20 anni governa il governo di questo Stato’. Allora, mi verrebbe da chiedere, ti sei alleato con un altro potere esterno, per ribaltare lo status quo che ha sempre governato Paese? Pleonastico sarebbe ricordare a Celli che si è alleato con forze che hanno forte contiguità con i governi precedenti. E’ incontrovertibile che C10 abbia chiesto a Celli di uscire dal Consiglio grande e generale, Ssd e Rf hanno poi abbozzato. Se fossi in lui mi interrogherei se più che una vittima, il suo ruolo non sia stato quello dell’utile idiota.

Michele Muratori, Ssd

In un tripudio di speculazioni e inesattezze, ci accingiamo a prendere atto di queste dimissioni che lasciano irrevocabilmente strascichi e rischiano di minare il dibattito civile. La mancanza di rispetto che in questi mesi ha colpito i massimi esponenti istituzionali è una cosa che ha disgustato anche chi non era presente. Si è trattato di un vero e proprio bullismo parlamentare che ci fa rappresentanti di un fenomeno che a voce condanniamo, ma lo riproponiam in Aula. Forse ci dimentichiamo che dietro a un politico c’è una persona, e dietro di lui, c’è una famiglia. A nessuno di noi farebbe piacere essere accomunato ad associazioni malavitose, non avendo alcuna comunanza con esse. Né farebbe piacere essere accusato da chi si nasconde dietro all’immunità parlamentare, mentre fuori di qui sarebbe passibile a diffamazione. Anche perché non mi risulta Celli sia indagato o oggetto di un avviso di garanzia.

Celli si è dimesso prima da Segretario, poi da consigliere riconoscendo i suoi errori e si è dimesso anche per ripristinare il dialogo. Nonostante qualcuno evochi spaccature in maggioranza per motivare le dimissioni, è chiaro che dietro esse ci sia un attacco scientificamente calcolato nei minimi dettagli, basti pensare alla sfiducia a suo carico, solo a sei mesi dal suo insediamento. Io e il mio partito non ci sottrarremo mai a un civile confronto e rilancio l’invito alla pacificazione con opposizioni, categorie sociali e economiche.

Jader Tosi, C10

Si fa finta di non conoscere la vita politica degli altri, si fa finta di essere stati lontano dalla politica che ci ha preceduto, quando incece ci sono troppi figli di quella politica. A Simone bisogna riconoscere che ha vissuto i primi due anni spingendo l’acceleratore, talvolta sbandando anche in curva. Noi coem maggioranza cercavamo sempre di portare la strada nel solco della prudenza, chiedevamo di far emergere chiarezza per il Paese, per porre poi in atto rimedi per andare a svoltare definitivamente. Celli ha vissuto questi due anni spingendo forte l’acceleratore, chiudendo a suo modo la politica che lo ha portato ad essere oggetto di attacchi politici, ma soprattutto personali.

Non possiamo far finta che non sia successo niente, se posso accettare uscita dall’aula di un movimento, come Rete, non lo posso accettare dal Pdcs, dal Psd e Ps, quello è il senso delle cose che non funzionano. Le dimissioni di Simone, come auspicato nella sua lettera, hanno portato a un rilancio dell’azione politica, al coraggio di andare oltre. Noi ci crediamo come maggioranza, perché vogliamo rilanciare il paese attraverso l’azione e il compimento di obiettivi che mettono in salvo il Paese.

Marina Lazzarini, Ssd

Le dimissioni di Celli sono pesanti da accettare per noi di Sinistra democratica. Simone Celli ha passione per la politica, la preparazione giusta, la capacità dialettica e di interpretare gli eventi. E’ proprio per tutte queste caratteristiche nel dicembre 2016 era chiaro che Simone avrebbe fatto parte del governo nascente quel governo, formato da giovani senza esperienza di governo precedenti, ma carichi di entusiasmo e di energia. E andò proprio a Simone la delega più difficile, quella alle Finanze, quella che doveva fare trasparenza del sistema bancario, sanarlo e riorganizzarlo, processi per cui principalmente era nata la coalizione Adesso.sm. Dall’altra parte c’era chi non voleva fare emergere nulla, nascondendo tutto sotto il tappeto, continuando con le pratiche fallimentari senza affrontare i problemi in attesa di soluzioni magiche, nella minaccia costante della bancarotta del sistema. Il programma della coalizione Adesso.sm puntava alla trasparenza del sistema bancario, a partire dall’emersione dei problemi, attraverso il processo di Asset quality review e successivamente alla definizione di un piano di consolidamento e il rilancio dell’intero settore in grado di far superare i problemi precarietà, accompagnando le banche di un percorso di consolidamento e di progressiva apertura del mercato verso l’esterno con un costante adeguamento migliori pratiche internazionali sulla base degli impegni assunti con l’Unione Europea.

Il programma di Adesso.sm puntava all’emersione dei problemi del sistema bancario a partire dall’Aqr e contemporaneamento alla realizzazione del piano di rilancio del settore.

Il progetto di Adesso.sm era chiaro e dichiarato e Simone ha cominciato a lavorarci a testa bassa.

Questa determinazione ha coalizzato tutta l’opposizione la parola d’ordine era fermarlo. La storia insegna che colpire la testa dei nemici determina la resa dell’avversario in guerra. Ed è quello che sta chiedendo l’opposizione ora: la ritirata di tutta la maggioranza. Uso la parola guerra perché quello che stiamo vivendo non è uno scontro democratico, ma una vera a propria guerra della politica e delle lobby. Ci aspettavamo diverse magagne nel sistema bancario, Fmi le segnalava dal 2008 e ci aspettavamo anche una certa resistenza a farle emergere, ma non così tanto. Così tanta malagestione dei soldi dei cittadini e violenza non ce l’aspettavamo.

Abbiamo un segreario di Stato che si è dimesso senza che ci siano procedimenti a suo carico e oggi discutiamo le dimissisoni di un consigliere senza che ci siano rinvii a giudizio a suo carico, ma questo ragazzo di 36 anni, Segretario di Stato prima e consigliere poi, è stato soggetto a un pesante fuoco incrociato e continuo e l’ultima umiliazione da parte dell’opposizione, che è uscita dall’aula durante il suo intervento, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nessuno avrebbe sopportato tanto. Per l’opposizone il era nemico cui opporsi con ogni mezzo. Sono contro questo modo di fare politica, contro chi considera l’avversario un nemico da sopprimere con ogni mezzo.

Gian Carlo Capicchioni, Psd

Chi è causa del proprio male, pianga se stesso: Simone Celli credo che dei mali ne abbia causati a se stesso. Noi qui in Aula siamo giudicati per quello che facciamo e che non facciamo. E se andiamo a vedere cosa ha fatto in questi due anni in cui è stato al governo, purtroppo dobbiamo dire che non ha migliorato la situazione del Paese. Nel nome di quella verità e trasparenza abbiamo portato il Paese in una situazione economica quasi drammatica. Basti pensare al settore bancario e finanziario, a cosa è avvenuto, le azioni portate avanti in modo quasi compulsivo hanno causato i danni che hanno causato.

Per come lo conosco io, non credo Simone si sia dimesso per i continui attacchi, anche se vigorosi, da parte dell’opposizione. Questo un politico- e Simone è un apprezzabile politico- lo sa benissimo. Non è credibile che le motivazioni siano solo ed esclusivamente quelle di carattere personale, forse avranno inciso. Ma le aveva messe in conto. Forse Simone Celli non aveva messo in conto che i suoi sostenitori di maggioranza non gli hanno più dato quel sostegno di cui aveva bisogno. Capito questo, Celli, da buon politico che è, si è fatto fa parte. Dispiace che sia andata a finire così, era un avversario politico con cui avrei voluto continuare a confrontarmi. Però devo dire che nel nome di questa trasparenza e dell’operazione verità, e per combattere quei poteri forti, cosa è stato utilizzato? Non l’arma delle politica con la ‘P’ maiuscola e il portare avanti le riforme di cui il Paese aveva bisogno. Poichè l’obiettivo era solo distruggere quel potere, ci si è rivolti ad un altro potere, ma non funziona così. Perchè poi devi rendere conto anche a quello. E puntualmente è arrivata la resa dei conti.

Stefano Canti, Pdcs

Anche io credo che le dimissioni di Celli non siano legate ad attacchi violenti che avrebbe subito, ma che le cause vadano cercate altrove, non tanto nelle motivazioni personali, molto più probabile fossero state dettate dalla richiesta della maggioranza. Lui stesso lo fa capire in una sua intervista.

Anche io mi metto tra chi lo ha attaccato, non respingo di averlo fatto in modo violento. Gli ho dato del bugiardo perché sui titoli Demeter qui in Aula è venuto a dire il non vero, ma non è stato un attacco violento. Se venivano fatti più controlli dal govenro sull’acquisto di quei titoli, non ne avremmo mai parlato in Consiglio. Dovete riconoscere gli errori fatti, vengono chieste invece le dimissionim senza conoscerne il motivo per cui sono rassegnate. Per quale motivo si è dimesso Simone Celli? La risposta data dalla maggioranza è la solita tiritera degli attacchi violenti: non lo accetto più di essere accusato di fare attacchi violenti se vuol dire che si denuncia qualcosa che nell’operato del governo non funziona. Volete toglierci anche questo?

Federico Pedini Amati, Mdsi

Se la motivazione delle decisione sia familiare, il mio massimo rispetto. Celli ha vissuto gran parte della sua carriera politica con il sottoscritto, da Psd al Ps, poi le strade si sono separate. Celli è sempre stato un politico con la necessità di avere un padrone. Non molto tempo fa qui dentro gli chiesi ‘ma quanti padroni hai’?. Non riesce a portare avanti un’azione poitica in modo autonomo. Siccome ci ascolterà, dico anche che in questa legislatura Celli era nelle mani di poteri forti. E lui stesso dice nella lettera che la sua decisione è ‘per impedire che il Paese possa finire preda degli appetiti di qualche potentato esterno non meglio identificato’. Detta da Simone Celli politico è vergognoso, perché Celli è stato condotto da Grandoni, Confuorti e da un giudice non elevato a eroe. Peccato che nessuno abbia il coraggio di dirlo.

Lo dico perché un Sds alle Finanze in carica mai avrebbe potuto fare una distinzione netta tra buoni e cattivi della magistratura. Ed è l’errore di Adesso.sm che ha operato nella sua azione politica per una parte di questo Paese e per alcuni poteri forti. Oggi avete dovuto sacrificare Celli per portare avanti questo governo fallimentare, sostenuto da una maggioranza che non si informa, non legge e non sa niente. Non avete mai preso le distanze dall’operato di Celli, le responsabilità quindi sono dell’intero governo e della maggioranza.

Mimma Zavoli, C10

Io e Vanessa D’Ambrosio siamo state la prima coppia reggenziale di questa maggioranza, insediate agli inizi dell’avventura di una nuova maggioranza e ricordo molte situazioni non semplici di cui Simone è stato oggetto già in quella fase. Ricordo bene le difficoltà personali e gli attacchi che da varie parti gli giungevano, attacchi vili e vigliacchi che non erano degni nemmeno di essere considerati, se non che rappresentavano motivo di grande difficoltà. Sono stati 6 mesi difficili che hanno visto l’esordio di una attività determinata dalla scelta del programma di governo di muovere una situazione lasciata volutamente nascosta e coperta, perché scoperchiare certe situazoni voleva dire muovere quello che si è poi mosso.

Grandissimo segno di sfregio verso la persona e il suo ruolo istituzionale è stata l’uscita di scena mentre prendeva parola in Aula. Oggi invece si manifesta grande ipocrisia attraverso la distinzione che si vuole fare tra uomo e politico, dopo anni in cui è stato chiamato corrotto, testa di legno, colluso…cosa bizzarra oltre che ipocrita.

Oggi vi mettete i quanti bianchi, ma qui dentro Simone è stato trattato come un cane rabbioso, i questi anni non avete avuto nessun rispetto né per la persona, né per il politico, si puntava solo alla delegittimazione per costruire un ambito ben diverso. Non crediate che finisca qui, questa è un’attività portata avanti oltre Celli, determinata da chi all’interno dell’Aula ha il controllo totale dell’opposizione. Quindi oggi Simone è capro espiatorio, vittima sacrificale, per altri ha colpe indirette, per sottolineare che l’obiettivo non è Simone Celli ma la coalizione Adesso.sm. Siamo di fronte azioni scientifiche mirate a destabilizzare un quadro democratico e ottenuto in maniera democratica. Oggi ho sentito che Celli avrebbe come ‘padroni’ Grandoni, Confuorti e un giudice non elevato ad eroe. Sono queste parole rispettose nei confronti della magistratura?

A Simone va tutta la mia solidaritetà e vicinanza e comprensione. Quegli attacchi anche ad un ‘animale politico’ quale è lui portano certamente erosione di certezze e forza.

Matteo Fiorini, Rf

Dal punto di vista istituzionale, il govero è nominato e risponde a quest’Aula che ha il diritto e il dovere di vigilare sulla sua azione, di fare dibattiti per criticare la sua azione, può portare mozioni di sfiducia. Ma qui il livello è un po’ diverso, oggi potremo poco sindacare sul fatto che ci lascia un nostro collega che ha lo stesso diritto di noi di stare qui, forse anche un po’ più di noi, se guardiamo la proporzione numerica di 333 elettori che oggi sono privati di coloro che hanno votato. Elettori che perdono il loro rappresentante, e perché?

Le dimissioni da ruolo di consigliere sono venute in tempi recenti per due macroragioni: di tipo personale, su cui è inutile spendere parole, e ragioni di tipo politico. E queste ultime sono sempre state molto legate a responsabilità di addebiti rispetto vicende giudiziarie. Il Conto Mazzini ha decapitato un’intera classe politica che agiva in gran parte sotto lo sguardo disattento e distratto di persone che oggi sono qui in Aula, che magari erano segretari di partito e avevano ruoli di dirigenza. Ci si chiedeva allora se bastava un rinvio a giudizio, una comunicazione giudiziaria per portare alle dimissioni…noi oggi discutiamo le dimissioni di un consigliere che per quanto si mormori, si vociferi, si instilli il dubbio….non risulta essere nè indagato, né rinviato a giudizio, né tanto meno condannato. E perché si è arrivati a questo?

Gli errori non sono mai di una persona sola, è troppo semplicistico, è evidente che possono avere molte ragioni. Se c’è un’autocritica: non abbiamo fatto abbastanza per evitare la personalizzazione nei confronti di Simone, ma ora si ha solo l’impressione che, passato Simone, toccherà a qualcun altro, il livello dell’attacco personale è diventato parte di una strategia. E’ un livello squallido. Se queste dimissioni serviranno a togliere l’alibi da una parte o dall’altra, solo allora potrano essere ‘positive’. Non posso non chiudere evidenziando la frustrazione, stanchezza e amarezza nella lettera dell’ex Segretario, credo siano sentimenti anche di molti altri in quest’Aula.

Oscar Mina, Pdcs

Avrei preferito che il collega Celli avesse ammesso gli errori, piuttosto che un’uscita motivata che continua a sostenere un progetto politico fallito.

Dai vostri interventi, pur apprezzando il suo senso di responsaiblità, viene sottolineato solo l’aspetto solidaristico e il rammarico sul piano umano A nostro avviso la vera responsaiblità è collegiale di un governo e di una maggioranza che ha avvallato totalmente le scelte fatte. Queste dimissioni non potevano essere che il normale epilogo di un percorso nato dall’annuncio dello shock di liquidità. Lo stesso Celli diceva di non voler creare panico, questo era il suo modo per non crearlo?

Diceva di voler ricreare fiducia nel sistema sammarinese, ma in due anni del suo incarico si è avuta l’emorraggia di capitali dai nostri istituti all’estero. Le dimissioni sono l’atto corretto nei confronti della cittadinanza, ma altrettante dimissioni dovrebbero darle i membri del Ccr e del governo.

Matteo Ciacci, C10

In primis, considerazioni di grande rispetto per la scelta e per la persona, per i bei ricordi positivi che ci sono stati nell’ambito di una dialettica di governo e maggioranza. Simone ci ha dato la possibilità di confrontarci e anche di scontrarci sulle decisioni, nell’ambito della dialettica politica.

Qualcuno chiede perché Celli si dimetta. Lo scrive molto chiaramente: auspica le dimissioni siano a supporto di un’esigenza di discontinuità, rappresentata all’interno della coalizione Adesso.sm. Questa è una motivazione politica scritta nero su bianco. Insieme abbiamo fatto scelte ed anche errori, ma Celli lo dice che si dimette perché c’è una esigenza di discontinuità interna alla coalizione. Chi ha sostenuto che è stato C10 a chiedere le dimissioni: C10 ha sempre affermato che serviva e serve un cambio di passo a questa maggioranza e a questo governo, e lo ribadiamo anche in questa circostanza. E crediamo il cambio di passo necessiti due elementi imprescindibili: 1) il rispetto delle persone, interno alla maggioranza e tra maggioranza e opposizione; 2) l’esigenza di riappacificazione, siamo contenti di una presa di consapevolezza nella maggioranza di riattivare dialogo nel paese. E’ ovvio, nel momento in cui C10 chiede un cambio d passo e discontinuità ci devono essere elementi tangibili in questo senso.

Nella lettera di Simone si parla di attacchi verbali: crediamo in una politica che si confronti di più e questo fa parte della discontinuità

Vorrei evitare strumentalizzazioni sul fatto che C10 chiede teste: C10 non addita colpe a singoli, ma fa considerazioni di carattere politico. Ovvio che le persone che interpretano l’esigenza di discontinuità fanno la differenza.

Da qui in in avanti vorrei abbandonare il condizionale, è arrivato il momento, dopo due anni di legislatura, delle soluzioni strategiche e più decisive, sarà questa la vera discontinuità e capacità politica di affrontare questa svolta epocale. Se vogliamo aprire la fase 2.0 della legislatura questo deve essere il metodo: il riconoscimento dei meriti e delle responsaiblità e l’analisi di quanto avvenuto in modo più serio, guardare le ordinanze dei giudici delle appellazioni in maniera altrettanto valida. Auspichiamo che il dialogo nell’Aula consiliare, in un’ottica di riappacificazione, possa trovare terreno fertile.

Francesco Mussoni, Pdcs

Cercherò di fare una riflessione politica sollecitata dagli interventi di Ciacci e Fiorini. La maggioranza ha chiesto le dimissioni a Celli, e ne sono convinto, per un obiettivo politico: cercare di rilanciare la coalizione e aprire un dialogo politico con qualcuno dell’opposizione. Nell’intervento di Ciacci: apre e dà una mano a Rete, ci dice ‘Rete, se vuoi ragionare nell’interesse del paese, è vero che abbiamo commesso errori, ma abbiamo mandato via Celli e il paese è in difficoltà’.

Non voglio pensare invece che la maggioranza voglia oggi giustificare le dimissioni di Celli dicendo ‘poverino, non ha tenuto la pressione’. Quello è il servizio che si fa quando si va al governo. C’è in realtà una riflessione politica per rilanciare il dialogo poitico a certe condizioni politiche. Chi ha posto la condizione delle dimissioni di Celli, ne avrà poste altre, lo capiremo. Mi fa piacere che dopo due anni si sia capito che ci sia stato qualche errore.

Sono convinto voi abbiate chiesto le dimissioni e state cercando di mettere in atto un’azione politica perché vi siete resi conto della precarietà in cui avete condotto il paese e degli errori compiuti nei confronti anche dell’opposizione, che in questi hanno ha sollevato dubbi che poi nella sostanza hanno trovato conferma. In una condizione di normalità, il governo doveva già essere terminato. La maggioranza ha voluto calcare poi questo comma, invece se sapesse cosa fare e avesse un progetto politico, avremmo fatto un dibatitto sulla relazione Fmi. Il dibattito politico da fare in Aula era sulle azioni da intraprendere a seguito del report Fmi e per ricostruire un’azione sostenibile per il paese, ma non avete una proposta. La mia paura è che state ancora in agonia e lo sarete ancora di più e purtroppo con problemi ulteriori per il paese. Questa è la sensazione. Vedremo nelle prossime settimane quali saranno i punti di riflessione per portare al falso cambiamento e alla discontinuità.

Giovanna Cecchetti, Indipendente

Celli ha rappresentato ciò che di non buono vi è nella politica. Quando non si è liberi nella proprie azioni, quando l’ambizione e la rivalsa sostituiscono la capacità politica, non si può che arrivare a queste conclusioni. Tralasciando il passato che ci ha visto compagni per molti anni in area socialista, anche se in fazioni diverse e in assenza di rapporti, proprio per il suo metodo di fare politico, perché dopo tre anni di mandato da segretaro del partito non ha lasciato nulla. Non è ancora chiaro poi perché abbia lasciato il partito, forse anche quella non fu una sua scelta autonoma ma dettada da altri. Di grande capacità oratoria, ma non ha mai dato contributi reali, né al partito, né al paese. Non entro nei fatti personali, ma c’è un passaggio nella sua lettera in cui si dice convinto che la sua decisione possa favorire il rafforzamento della coesione della maggioranza, per impedire che il paese possa finire ‘preda degli appetiti di un potentato esterno’. Sembrerebbe una barzalletta. I poteri esterni li ha già fatti entrare lui e la magistratura sta indagando su questo. Mai vista una parabola discente del genere, da leader di governo in due anni a vittima sacrificale.

Marco Gatti, Pdcs

Soffermarsi sulle dimissini ritengo non sia utile a nessuno, gli interventi risultano ripetitivi. Sicuramente la politica è un lavoro, per il tempo che vi dedichiamo, ed è un lavoro che genera pressioni e tensioni anche all’interno delle famiglie, proporzionali al livello di responsabilità che si hanno. Per la responsabilità che ha avuto Simone Celli quando era Segretario di Stato, capisco le pressioni avute dalla sua famiglia e in questo ha la mia solidarietà. Le pressioni sono ancor più forti quando i risultati del governo sono quelli che il paese ha visto in questi due anni.

Chiaro che Simone Celli oggi viene utilizzato dalla maggioranza come capro espiatorio di quello che è il fallimento di questi due anni, e lo dice nelle sue dimissioni, quando sostiene che questa coalizione ha bisogno di ricrearsi una verginità. Mi pare che tanta discontinuità in questi due mesi in cui Celli non è più segretario non ci sia stata. Non era quindi il solo Simone Celli i problema di questa maggioranza. Altro messaggio politico per cui sono state chieste le dimissioni è per il rafforzamento dell’azione politica del governo di Adesso.sm. Abbiamo assistito da parte dei colleghi una serie di attestati di vicinanza e stima che li leggo come lacrime di coccodrillo, obiettivo è di stare in piedi qualche mese in più. Sono contento di non fare parte di questa maggioranza, se i compagni di viaggio sono questi.

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