Home categorieCultura Visto per voi a teatro: “La gatta sul tetto che scotta” al Tiberio di Rimini

Visto per voi a teatro: “La gatta sul tetto che scotta” al Tiberio di Rimini

da Redazione

Il regista Benedict Andrews fa emergere i talenti recitativi degli attori ponendo l’accento sul tasso di infelicità in cui i loro alter ego sono intrappolati.

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di Alessandro Carli

 

RIMINI – Sarebbe impossibile prendere l’aereo per Londra ogni volta che la Big Smoke propone uno spettacolo di cristallina bellezza. Le alternative sono essenzialmente due: o ci si trasferisce in pianta stabile nella Capitale dell’Inghilterra – e per chi saltella di teatro in teatro sarebbe una forma di Paradiso, un onorato resort di emozioni – oppure decide di seguire il cartellone d’essai proposto ogni anno dal Cinema Tiberio di Rimini: martedì 12 febbraio, per esempio, ha presentato in prima visione assoluta in Italia “Cat on a hot tin roof” (“La gatta sul tetto che scotta”) di Tennessee Williams, lo spettacolo registrato dal vivo all’Apollo Theatre di Londra nel 2017 e che vede in scena Sienna Miller, Jack O’ Connell (ph: Johan Persson) e Colm Meaney.

Trattandosi di un blend inglesissimo e puro, la pièce è in inglese con sottotitoli in inglese: un ostacolo per i più, un invito sussurrato a immergersi nelle atmosfere uniche dei teatri londinesi ma soprattutto un’illusione – innocente e bellissima – di essere lì.

Nonostante il testo sia stato attraversato più volte negli anni da numerosi artisti, il taglio che ne dà Benedict Andrews è quello di una soggettivazione – senza comunque perdere di vista la fedeltà del dramma – deii personaggi, caratterizzati con forza e precisione. Il regista così deorpella i protagonisti per lasciarli nudi: li fa spogliare dei fronzoli per permettere che le forze primarie e interpretative mettano in risalto l’attualità della storia, come conferma il titolo del “Sunday Times” di due anni fa: “Una rivisitazione audace. Innovativo e potente”. Potente, questa gatta, lo è, anche grazie alla magistrale interpretazione di Sienna Miller, incantevole sirena che da sola regge tutto il primo atto, e da un convincente Jack O’ Connell, che esplode nel secondo atto. Un lavoro che nel suo complesso annulla l’effetto “ripresa” televisiva e porta la platea a sedere nelle poltroncine vellutate di amaranto dell’Apollo Theatre.

Tanto la storia è nota (Brick e Maggie portano avanti un matrimonio bianco. Maggie, innamorata perdutamente del marito è stufa della situazione e gli chiede di desiderarla, non riuscendo però a solleticare minimamente le fantasie dell’uomo che però non la degna di considerazione, assorto completamente nelle nebbie dell’alcol. Durante un acceso scontro verbale, Maggie dice di sentirsi come una gatta su un tetto che scotta, decisa a non cadere giù: ha, infatti, conquistato con fatica una posizione sociale e non vuole tornare nelle sofferenze della povertà, eccetera, eccetera, eccetera), così è un’autentica, sorprendente novità la capacità che hanno gli attori di rendere veri i personaggi che, per antonomasia, sono finti. Nulla a che vedere con le rappresentazioni che purtroppo cartellonano i teatri italiani con una certa insistenza, mise en scene plurali che si preoccupano più a utilizzare “attori-tornasole” per richiamare il pubblico: a Londra il teatro è un’istituzione, e raramente floppano.

Andrews aggiorna il gioco scenico di Williams – lo spettacolo è elegante ma allo stesso tempo crudo – e si affida con successo ai talenti recitativi degli attori: Sienna Miller e Jack O’ Connell caratterizzano i due coniugi ponendo l’accento sul tasso di infelicità in cui i loro alter ego sono intrappolati.

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