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San Marino, accordo UE nel 2021 e poco spazio per l’economia reale

da Redazione

Non si prevede un aggravio della burocrazia per le aziende. ANIS: “Occorre una maggiore azione di trattativa per individuare il margine di competitività”. Nel documento firmato da Aguilar l’Europa valuterà “la conciliazione della libertà di stabilimento” e “l’adeguata capacità concorrenziali per i lavoratori e per le imprese”.

copertina ANIS FMI

 

di Alessandro Carli

 

Si allungano, purtroppo ancora una volta, i tempi dell’accordo di associazione con l’Unione Europea: la data annunciata qualche tempo fa dal Segretario agli Esteri Nicola Renzi (“Io spero che il 2019 – nella seconda parte – sia l’anno della chiusura del negoziato…”) è stata posticipata al 2021. È quanto si legge nel “Progetto di raccomandazione del Parlamento europeo”, il documento/relazione firmato da Juan Fernando López Aguilar che verrà presentato l’11 marzo per l’approvazione e che stabilirà i dettagli dell’accordo per San Marino, Monaco e Andorra.

Un ulteriore slittamento quindi che arriva nei giorni in cui una delegazione del Fondo Monetario Internazionale è in visita sul Titano per sapere se le riforme richieste (già da anni) sono state varate. Un incontro a cui il Monte si presenta con “i compiti non fatti”. Senza un Piano di stabilità e di sviluppo quindi (che invece deve essere urgentissimo, con orizzonte temporale a 10 anni e che sia allineato con i “desiderata” dell’UE), con un debito che continua ad aumentare e con due riforme-cardine, quella delle pensioni (che è in ritardo) e quella del mercato del lavoro (che non ha ottenuto i risultati auspicati), che devono essere riprese in mano quanto prima.

 

L’accordo con l’UE


Prima di sviscerare i punti principali dell’accordo – vista la sua importanza per il futuro del Paese – una riflessione: il documento è arrivato “da fuori”, quindi dall’UE, mentre al contrario, come sarebbe stato lecito aspettarsi, dall’interno non è arrivato alcun documento, né di risposta, né soprattutto di quali siano state le richieste del Governo sammarinese all’UE. Dovrebbe essere nell’interesse della politica divulgare, step by step, lo stato di avanzamento, dire cioè ai cittadini come sta procedendo il negoziato. Anche per un senso di chiarezza. Si sa quindi cosa ha recepito l’UE delle richieste avanzate dalla Repubblica ma manca un documento firmato dall’Esecutivo in cui sono elencate le istanze proposte. Europa che, come chiarisce anche il documento firmato da Aguilar, è un naturale sbocco per i tre Piccoli Stati in quanto “intrattengono relazioni politiche, economiche e culturali profonde e di lunga data con gli Stati membri nelle loro immediate vicinanze e con l’UE nel suo complesso”.

Andorra, Monaco e San Marino, prosegue la relazione, “hanno dimostrato una forte vocazione politica, economica e culturale europea nonché una forte volontà di approfondire le relazioni politiche, economiche e culturali con l’Unione europea”.

Il documento mette in luce la possibilità di “uno o più accordi”: trattandosi di sistemi economici che posseggono caratteristiche diverse, l’UE stabilisce che possono essere stipulati anche singolarmente. Una “finestra” che San Marino deve forse sfruttare meglio per non correre il rischio che l’UE si concentri troppo sui pochi aspetti comuni ai tre Paesi (in particolare quelli finanziari) e tralasci invece gli asset specifici dell’antica Repubblica, che a differenza degli altri due, ha un’economia molto più variegata, che poggia sul manifatturiero, il commercio e i servizi.

Nella sua riunione del 4 dicembre 2018, lo ricordiamo, il Consiglio ha deciso di rimuovere Andorra e San Marino dall’allegato II delle conclusioni del Consiglio del 5 dicembre 2017, confermando in tal modo che questi Paesi hanno rispettato tutti gli altri impegni relativi alla trasparenza, all’equità fiscale e alle misure anti-BEPS (erosione della base imponibile e trasferimento degli utili).

Nel documento firmato da Aguilar, che potrà essere oggetto di qualche cambiamento, si raccomanda anche di adeguare “l’adozione e l’attuazione richieste dell’acquis comunitario alle piccole dimensioni territoriali e alle limitate risorse amministrative, in termini relativi, di Andorra, Monaco e della Repubblica di San Marino, al fine di evitare che i tre Stati siano costretti a aumentare in modo sostanziale la loro burocrazia, con conseguenti ripercussioni negative sulle disponibilità di bilancio e sull’opinione pubblica”.

La relazione sottolinea inoltre l’opportunità di esaminare la possibilità, in parallelo con i negoziati sull’accordo di associazione, di garantire ad Andorra, Monaco e San Marino “un accesso adeguato alla liquidità, al fine di promuovere la capacità di resilienza e la stabilità dei rispettivi sistemi bancari e assicurativi nazionali in caso di shock sistemico interno o esterno” ma anche “di valutare, alla luce della necessità di conciliare la libertà di stabilimento prevista dall’accordo di associazione e le disposizioni nazionali di Andorra, Monaco e San Marino volte a tutelare l’inclusione socioeconomica dei loro cittadini, la possibilità di deroghe temporanee adeguate alle specifiche realtà socioeconomiche di ogni Stato che partecipa ai negoziati nonché l’intervallo di tempo necessario per garantire, in ciascuno Stato, una reale parità di condizioni e un’adeguata capacità concorrenziale per i lavoratori e per le imprese”.

Poco spazio, purtroppo, al superamento di “lacci e lacciuoli” che le imprese sammarinesi che operano con l’estero vivono tutti i giorni come limite competitivo.

“Se nella relazione si coglie appieno una delle raccomandazioni più importanti del mondo delle imprese, ovvero il riconoscimento delle peculiarità e delle dimensioni di San Marino, tali da non poter essere oberate da un aggravio di burocrazia, dall’altra c’è ben poco di economia reale, cosa che invece la Repubblica ha tremendamente bisogno – spiega il Segretario Generale di ANIS, William Vagnini -. Occorre quindi una maggiore azione di trattativa per delineare, insieme all’Unione Europea, quale potrà essere il margine di competitività che il sistema sammarinesi potrà avere grazie a questo accordo, partendo dal fatto che, già oggi, le imprese del Titano sono spesso svantaggiate rispetto ai loro competitor europei, decisamente più liberi di operare nei vari Paesi. Senza dimenticare la facilità dell’accesso al credito di cui possono godere, a differenza delle imprese di San Marino, che riscontrano invece sempre maggiori difficoltà. Le imprese che vogliono crescere devono avere le stesse opportunità di chi opera in altri Paesi. Anche per questo occorre stabilizzare il sistema bancario e finanziario e poi rilanciarlo attraverso una serie di riforme mirate. Il settore necessita di un profondo lavoro di ristrutturazione e una seria revisione delle regole”.

 

Le opportunità dell’UE


C’è un altro aspetto che può avere un peso specifico importante per il Titano. L’accordo con l’UE permette, com’è noto, la libera circolazione. Il Titano dovrà saper cogliere alcune opportunità (come quella di “importare” alcuni insediamenti di spessore) per aggiungere elementi di prestigio che diano visibilità al Paese e che permettano di recuperare la reputazione.

 

ANIS e FMI

 

Stato di salute dei settori economici rappresentati da ANIS, ma anche mercato del lavoro e il sistema bancario e finanziario della Repubblica. Questi alcuni dei temi affrontati mercoledì 30 gennaio dagli Industriali durante l’incontro con la delegazione del Fondo Monetario Internazionale che, per l’occasione, hanno rimarcato il ruolo trainante del manifatturiero per l’economia del Paese. “Rispetto alle raccomandazioni che l’ente internazionale ha avanzato alla Repubblica negli anni passati – spiega il Presidente dell’Associazione Neni Rossini -, in particolare le riforme, non si è fatto pressoché nulla”. Neni Rossini poi prosegue soffermandosi su altri argomenti illustrati in occasione del tavolo con il FMI. “Uno dei primi fattori a cui le imprese che già operano sul territorio ma anche quelle che guardano a San Marino come potenziale Paese in cui fare impresa è la stabilità. Stabilità che in passato è stato uno degli elementi di forza del Titano ma che oggi è in declino e che deve essere recuperata. Purtroppo non c’è coesione interna per affrontare i problemi in modo condiviso. Serve individuare quanto prima le soluzioni più giuste che impegnino le parti sociali del Paese”.

Il sistema bancario, anche rispetto a un anno fa, non è di certo migliorato. “In 12 mesi il Monte Titano ha dovuto affrontare tre problemi, tre banche che hanno palesato una serie di difficoltà. Senza un piano industriale, senza un piano di gestione degli NPL, la situazione è davvero difficile. Crediamo sia prioritario dare stabilità al sistema rivedendo le regole e mettendo in campo una profonda ristrutturazione affinché le banche possano svolgere i servizi a cui sono chiamate, quello cioè di dare sostegno alle imprese e alla società”.

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