Il Presidente ANIS indica le priorità per il nuovo anno: “Con la nuova imposta indiretta (che scatterà il 1° gennaio 2020) potremo chiedere all’Ue il superamento del T2”.
di Alessandro Carli
Un anno di grandi progetti, quello che si è da poco aperto, per l’Associazione Nazionale Industria San Marino: l’avvicinamento a un traguardo importante (nel 2020 ANIS, a cui è associata la maggior parte delle aziende del territorio, compirà 75 anni, ndr) ma anche l’azione di tutela e supporto alle imprese nelle loro esigenze operative e la spinta propositiva e propulsiva nello sviluppo economico del Paese. Un anno che facciamo raccontare al Presidente Neni Rossini, a partire da quello che si è appena concluso.
Presidente, che anno è stato il 2018 per le imprese e per l’Associazione?
“Nei dodici mesi appena trascorsi, in ANIS si è insediato il nuovo Consiglio Direttivo (Neni Rossini è succeduta a Stefano Ceccato, ndr) che si è subito messo al lavoro per proseguire, in continuità con il precedente, la sua prioritaria funzione di supporto alle aziende – consapevole delle loro specifiche esigenze nei diversi settori – e di dialogo con le istituzioni per creare insieme le condizioni di efficienza e competitività in cui le aziende possano esprimere il loro massimo potenziale. A ulteriore evidenza dell’importanza e del peso dell’economia reale che rappresentiamo, durante l’ultima Assemblea Generale sono stati pubblicati i risultati dell’analisi dell’Osservatorio ANIS sulla base dei bilanci riferiti al quadriennio 2014-2017″.
Quali indicazioni avete avuto dall’Osservatorio?
“Dall’intervento del dottor Simone Selva, il consulente ANIS che ha curato il report, emerge che le aziende associate registrano fatturati in aumento e con essi anche l’occupazione risulta in crescita. Obiettivo di questa iniziativa è sia tracciare il percorso evolutivo del comparto aziendale sammarinese attraverso il campione delle aziende nostre associate, sia affrontare tale indagine con un rigoroso metodo analitico che conferisca ai risultati affidabilità e valore scientifico. Il quadro diffuso e condiviso con le aziende associate è un servizio che quindi ci rende ancor più consapevoli che l’economia reale della Repubblica, quell’economia che produce nel silenzio e senza troppi clamori, porta sulle spalle un Paese che nell’ultimo decennio ha vissuto cambiamenti molto marcati e anche crisi di eccezionale gravità. Per citare un dato, emerge che le aziende del campione (oltre duecento) rappresentano circa il 6% dei soggetti giuridici e contribuiscono addirittura per oltre il 50% del gettito fiscale prodotto dalle imprese. Possiamo quindi confermare risultati complessivamente positivi. Indicativo è anche il dato legato all’occupazione, che vede un continuo aumento degli investimenti in risorse umane, confermato dal numero dei dipendenti, che è cresciuto in queste aziende dell’8,26% nel quadriennio. Nel 2017 erano occupate 5.425 persone, che rappresentavano oltre un terzo degli occupati nell’intero settore privato. L’Osservatorio verrà poi sviluppato e implementato per avere analisi più dettagliate sui focus annunciati in occasione dell’Assemblea di novembre: innovazione, internazionalizzazione e formazione. Un lavoro di ulteriore approfondimento sulle attitudini delle imprese e sulla loro vocazione alla crescita. Un’analisi, in sintesi, che guarda sì al passato ma per proiettarsi verso il futuro”.
L’Assemblea di novembre ha visto sul palco anche un’ospite internazionale.
“Le assemblee sono sempre un’occasione preziosa per rafforzare il dialogo diretto con gli associati, per stimolare il riscontro sulle azioni portate e da portare avanti come Associazione e per confrontarsi su ulteriori istanze e priorità. A novembre abbiamo avuto l’onore di accogliere come ospite Emma Marcegaglia, che con il suo intervento ha saputo dare al nostro incontro una visione e un respiro internazionale sull’economia non solo europea ma anche internazionale. Molte aziende sammarinesi hanno come mercato di riferimento quello europeo e siamo fortemente convinti che l’accordo di associazione con l’UE possa e debba portare un grande valore aggiunto in termini di semplificazione degli scambi commerciali e di opportunità di espansione dei mercati. In generale rappresenta una maggiore apertura auspicata da tempo. In questo senso ANIS ha già mosso i primi passi scegliendo diversi anni fa di aderire a BusinessEurope, l’associazione delle varie confindustrie dei paesi di tutta Europa: gli incontri periodici sono momento di confronto e di opportunità. Le singole Confindustrie raccontano le situazioni e le problematiche che si trovano a vivere nei rispettivi Paesi e con le soluzioni identificate diventano ‘case history’ che possono aiutare le altre Associazioni. Dai tavoli emergono spunti che si traducono in proposte. Il tutto a livelli piuttosto alti sia per la diversità di voci che per i Paesi che rappresentano, che per la competenza e la professionalità degli interlocutori”.
Si è appena aperto il 2019. Quali sono le priorità?
“Il 2019 si preannuncia un anno complesso ed estremamente delicato. Va risolto il problema del settore bancario sia per il peso che ha sul Bilancio dello Stato sia perché le imprese hanno assoluta necessità di banche in grado di sostenerle con risorse e capacità. Altro tema importante è quello del passaggio dalla monofase al sistema IVA che, ci è stato confermato, partirà il 1 gennaio 2020. Avere procrastinato un salto di qualità atteso e condiviso non solo ha penalizzato le imprese che esportano all’estero e in particolare in Europa, ma lo stesso Bilancio dello Stato, che avrebbe avuto un efficace strumento per riequilibrare i propri conti. L’IVA semplificherà l’interscambio, e potremo finalmente chiedere all’Unione Europea il superamento del T2 e l’inserimento delle nostre imprese nell’Intrastat. Nel 2019 verrà presentato il testo e l’Ufficio Tributario sarà oggetto di un processo di riorganizzazione di ristrutturazione per sostenere l’operatività del nuovo sistema di imposte indirette”.
Senza dimenticare le pensioni…
“Banche e pensioni si riflettono sul Bilancio dello Stato, sui cittadini e sulle imprese. Sono temi su cui è necessario un confronto molto approfondito, vista la loro importanza. E il tempo è una variabile determinante. Adesso è giunto il momento di trovare soluzioni condivise ma anche sostenibili. L’auspicio è che si concretizzino. Come ANIS abbiamo già presentato le nostre posizioni e le nostre proposte: il dibattito non si è mai fermato. Non si parte da zero: sono temi presenti sul tavolo già da diversi anni. Crediamo che occorra mettere in campo una visione ma anche un po’ di coraggio per ultimare questi cantieri”.
Sulla spending review l’Associazione è sempre stata molto chiara…
“La sostenibilità dipende dalle risorse. Risorse che devono essere incanalate verso obiettivi costruttivi, quindi per lo sviluppo. La sintesi migliore, come abbiamo già spiegato, dovrebbe essere rappresentata nel Piano di Stabilità Nazionale e per lo Sviluppo di San Marino, che tutti assieme dobbiamo costruire valorizzando e potenziando i punti di forza del nostro sistema Paese”.
Su quali basi porterete avanti il confronto?
“Il dialogo con le istituzioni è senza dubbio elemento irrinunciabile dell’azione propositiva della nostra associazione. A maggior ragione in momenti così difficili per il Paese, occorre lavorare insieme per trovare le possibili soluzioni alle problematiche più stringenti. Occorre prendere in mano la situazione e fare finalmente una riflessione condivisa che porti San Marino verso una crescita e uno sviluppo di cui le imprese, ma anche i cittadini, non possono fare a meno. Per vivere, le aziende devono continuare a muoversi. Il Piano di Stabilità Nazionale e per lo Sviluppo di San Marino deve essere rimodulato, ricalibrato. Deve essere più coraggioso perché quello presentato non è stato condiviso e non ha prodotto alcun risultato”.
Una traccia è anche il “Doing Business” dove la Repubblica di San Marino purtroppo è a metà classifica.
“Rispetto al 2018 San Marino ha recuperato qualche posizione e questo è un dato relativamente positivo ma, d’altro canto, non ci possiamo dire soddisfatti: siamo ancora relegati all’ottantesimo posto su centonovanta Paesi. Troppo in basso rispetto ai Paesi più virtuosi, anche rispetto agli Stati che per dimensione e struttura sono simili a noi, e soprattutto rispetto alle nostre potenzialità di piccolo Stato in cui potremmo essere più veloci e flessibili nei cambiamenti per il miglioramento. Con forza e vigore occorre mettere in campo una serie di azioni per risalire la classifica. Tutte azioni volte a migliorare l’efficienza della macchina pubblica e al contempo attirare imprese e investimenti. In sintesi l’intero sistema paese deve recuperare terreno rispetto ai nostri competitor e soprattutto la fiducia. Solo presentandosi con le carte in regola l’imprenditoria potrà esprimere tutto il suo potenziale e conquistare nuove quote sui mercati esteri. Questo sviluppo siamo certi, così come si evince dalle nostre analisi, porterà a una crescita economica di cui beneficerà l’intero Paese”.