Ha chiuso con una quotazione in linea con il trend della stagione, la Borsa nazionale del Tartufo di Asti: da 100 a 150 euro l’ettogrammo le pezzature medio-piccole (quelle che vanno dai 100 ai 150 grammi) e dai 150 ai 200 euro, quelle medio-grandi (dai 150 ai 200 grammi). Lo riporta Agrisole, portale del Gruppo 24Ore. Cifre di poco superiori alle quotazioni registrate al debutto della stagione, a ottobre, quando la richiesta era da 130 a 200 euro per le pezzature medio-grandi e dagli 80 ai 130 euro per i medio-piccoli. Per il pregiato tartufo bianco del Piemonte (che il 13 gennaio ha salutato la stagione a Canale, in provincia di Cuneo con la IX edizione del Raduno nazionale dei Trifulau e dei cani da tartufo), è stata una annata positiva, che ha fatto dimenticare le quotazioni stellari del 2017, quando – a causa della siccità – un bianco d’Alba ha toccato quota settemila euro.
Con un balzo che lo ha portato a 2.300 euro l’etto, picco della stagione, si è chiusa anche la stagione del bianco di Acqualagna. La quotazione riguarda le grandi pezzature, mentre medie e piccole mettono a segno rispettivamente una quotazione di 1.800 e 1.300 euro. Si protrarrà, invece, fino a metà marzo, la stagione del tartufo nero che, sulle grandi pezzature, ha registrato un calo a 450 euro, dai 500 euro dell’esordio a novembre. Assolutamente stabile (il grafico del borsino di Acqualagna registra una linea retta) il trend delle piccole pezzature, assestate sui 300 euro l’etto. Intanto il mercato tartuficolo del nostro Paese deve fare i conti con un crollo produttivo preoccupante dovuto “più che alle condizioni climatiche di cui tanto si parla – commenta Francesco Loreti Urbani, rappresentante di sesta generazione della famiglia che del tartufo ha fatto un business a livello mondiale – all’abbandono dei boschi e alla distruzione delle tartufaie disseminate sul territorio mediante zappatura”. La speranza è che il mercato riparta anche grazie al potenziale effetto volano che la nuova legge di Bilancio dovrebbe esercitare sul settore, portando dal 10 al 5% l’Iva sul tartufo fresco e dal 22 al 10% quella sui prodotti a base di tartufi. Effetti che si potranno misurare solo tra qualche mese.
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