SAN MARINO – Da diversi giorni l’Esecutivo non perde l’occasione per snocciolare in pompa magna le tante cose belle e buone che avrebbe fatto o quelle che è in procinto di realizzare. Tra queste – evidentemente per distogliere l’attenzione dai tanti problemi reali e drammatici che la CSU ha sollevato con lo sciopero generale del 14 dicembre scorso, con una partecipazione al di là di ogni aspettativa – ha rilanciato l’intenzione di adottare il reddito di cittadinanza, ribattezzato reddito di reinserimento.
Un intervento economico che, peraltro, andrebbe a cancellare istituti come il certificato di credito sociale e il fondo straordinario di solidarietà, e ciò sulla scia di quanto si sta cercando di realizzare appena fuori dai nostri confini, anche in questo caso sacrificando forme di solidarietà già previste per i cittadini in difficoltà economiche.
Per la CSU, più che pensare al reddito di reinserimento, sarebbe ben più importante adottare provvedimenti e progetti che permettano ai tanti disoccupati sammarinesi e residenti di trovare lavoro, che è quella condizione che dà dignità e valore sociale alle persone.
È davvero sconcertante che su 700 nuovi posti di lavoro creati negli ultimi tempi solo meno di 100 sono andati a sammarinesi e residenti! Solo cambiando il paradigma, favorendo l’ingresso al lavoro dei cittadini del nostro paese, avremmo molte meno persone prive di un reddito per il loro sostentamento. È il lavoro e l’occupazione quello che chiedono i cittadini, e non semplici sussidi statali che non risolvono nulla!
Oltre a ciò il Governo dovrebbe preoccuparsi di dare risposte rispetto a quanto emerso nelle sentenze del Giudice Pasini sulla vicenda Asset Banca. Sentenze che attribuiscono delle responsabilità nelle scelte di commissariamento e liquidazione coatta di questa banca, sostenendo che sono stati commessi dei reati da parte di chi ha ordinato questi provvedimenti. Il Governo non può pensare di cavarsela con laconiche dichiarazioni che scaricano tutte le responsabilità sulla sola Banca Centrale, ma deve riconoscere il proprio ruolo fondamentale in tutta la vicenda.
Mentre il Governo pontifica le sue gesta presenti, passate e future, restano intatti ed irrisolti tutti i temi dello sciopero generale, su cui l’Esecutivo continua a non dimostrare la benché minima volontà di confronto.
Tra i temi principali che abbiamo posto con lo sciopero di dicembre, vi è la lotta all’evasione fiscale, che resta del tutto insufficiente nonostante alcuni interventi inseriti nella finanziaria. La CSU ribadisce che i lavoratori e i pensionati non sono disponibili a versare un solo centesimo in più se non vengano chiamati a compiere il loro dovere sul piano fiscale quelle categorie che non sono state minimamente toccate dalla riforma del 2013 e continuano a dichiarare redditi inverosimili. In tal senso vanno subito fatte partire, senza nessuna altra esitazione, le necessarie azioni di accertamento di tutti i redditi.
Ricordiamo che nella finanziaria approvata a fine anno, il Governo – nonostante la ferma protesta della CSU – ha confermato il taglio di 30 milioni dal Bilancio dello Stato al Fondo pensioni, la riduzione in maniera modulata della no tax area per i pensionati; per di più, nel dibattito consiliare da parte della maggioranza e del Governo che sostiene è stata anche rilanciata la volontà di attaccare i diritti acquisti!
La CSU esige in primo luogo che questa somma che appartiene ai lavoratori e ai pensionati sia interamente restituita in tempi celeri e certi; se mai ci sarà un tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni (l’impegno del Governo è di varare la riforma entro giugno 2019), la CSU pretende un ruolo di pari dignità, che permetta al sindacato di contrattare le scelte, che andranno comunque sottoposte alla volontà vincolante dei lavoratori e dei pensionati.
La maggioranza di Governo, al contempo, non si è nemmeno minimamente preoccupata di fare chiarezza sul debito pubblico, portato senza battere ciglio alla esorbitante cifra, per un piccolo Stato come San Marino, di 900 milioni di euro. Un debito che potrebbe ulteriormente lievitare con altre centinaia di milioni di euro se emergesse lo stato di crisi di altre banche sammarinesi, fatto questo che creerebbe anche una situazione di profonda preoccupazione, se non addirittura di panico, tra i cittadini risparmiatori. Ribadiamo con forza che il progetto di risanamento e rilancio del sistema bancario – ammesso che il Governo ne abbia uno – per le sue profonde ripercussioni sul destino del paese, deve essere reso pubblico e non custodito nelle sole segrete stanze del potere…
In sostanza, è stato suggellato un debito enorme capace di mettere in ginocchio il paese, mentre nulla si fa per rilanciare l’economia produttiva del paese. Le uniche iniziative di rilancio sono buttade di qualche Segretario, di cui abbiamo letto a più riprese sulla stampa anche nei giorni scorsi, ovvero progetti faraonici che nulla hanno a che fare con la necessità di dare sostegno, sviluppo e innovazione tecnologica a quella parte di economia reale e produttiva che è l’unica che può assicurare davvero un futuro al paese.
Altro tema centrale è quella della contrattazione e in particolare del contratto dei dipendenti pubblici. La CSU è disponibile a fare il contratto, ma non sotto il ricatto di un Governo che ha già deciso un taglio della spesa per gli stipendi pari a 2.600mila euro.
Al contempo nella finanziaria di fine anno è stato approvato il taglio di due festività per gli stessi dipendenti pubblici; un provvedimento già indicato in precedenti accordi di molti anni fa, i quali però prevedevano un corrispettivo da concordarsi tramite accordi con le parti sociali, fatto questo che non è assolutamente avvenuto.
Sul piano generale, nei prossimi giorni vedremo se da parte del Governo sussiste una qualche volontà di confronto con le parti sociali, come auspichiamo per il bene del paese, o se l’unica strada possibile per la CSU sarà quella di riprendere la mobilitazione e la sensibilizzazione dei lavoratori, dei pensionati e della cittadinanza.
CSU