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Editoriale: San Marino, passano i Governi, le riforme no

da Redazione

Non c’è coerenza tra gli applausi all’impegno delle aziende ANIS verso la crescita, l’innovazione e la capacità di generare un terzo del PIL del Paese e la prossima finanziaria.

 

di Alessandro Carli

 

Non c’è coerenza tra gli applausi all’impegno delle aziende ANIS verso la crescita, l’innovazione e la capacità di generare un terzo del PIL del Paese e la prossima finanziaria, che fa davvero poco per le imprese. Alle preoccupazioni sulla crescita, in particolar modo alle mancate riforme, si somma invece l’aumento repentino del debito pubblico, agevolato da una sorta di “carta bianca” data al Governo con un articolo specifico della stessa Legge di Bilancio approdata in prima lettura in Consiglio Grande e Generale, per contrarre nuovi prestiti e mutui. Mentre ancora non emerge un’azione decisa per ridurre l’ingente spesa pubblica e recuperare preziose risorse per gli investimenti. Che infatti non ci sono: le iniziative per l’attrazione degli investimenti, la promozione, lo sviluppo e la crescita del sistema economico – un capitolo istituito nel 2010 con la finalità di contrastare gli effetti della crisi economica del Paese e di attrarre nuove attività d’impresa – presenta per il 2019 un importo di soli 100.000 euro e come “opera prioritaria” del 2019 c’è il Plesso scolastico di Dogana. Per tutte le altre infrastrutture strategiche, niente. Quindi ci si indebiterà per pagare debiti e per le ormai croniche esigenze di cassa (per la sola copertura del disavanzo finanziario di amministrazione per l’esercizio 2017 e per gli esercizi pregressi il Congresso è autorizzato a stipulare con BCSM un mutuo decennale dell’importo di 35 milioni di euro). Cose – purtroppo- già viste: si bloccano le riforme perché impopolari, mentre non si ristrutturano i centri di costo, forse anche per non perdere consensi. Lo hanno fatto tutti i Governi precedenti e anche quello attuale non sembra aver cambiato direzione. Due esempi molto attuali: il progetto di riorganizzazione di Banca Centrale annunciato in pompa magna, dov’è finito? Nel frattempo, la riforma delle pensioni, ormai urgentissima, viene posticipata di un altro anno. Come gli anni precedenti, appunto.

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