Home categorieCultura Visto per voi: Mike Westbrook The Uncommon Orchestra in “Rossini Re-Loaded”

Visto per voi: Mike Westbrook The Uncommon Orchestra in “Rossini Re-Loaded”

da Redazione

E’ un crescendo corposo e vibrante, l’avvincente amoroso della musica che tutto avvolge. Un tessuto perfetto, quello ammirato al Teatro Rossini di Pesaro.

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di Teresio Troll

 

PESARO – Ore 21.00. Teatro Rossini, Pesaro. Sabato 17 novembre 2018. Evento speciale, unico appuntamento. Sul palco nero ottoni e leggii e spie, nere. Un contrabbasso, un violoncello e una bottiglietta d’acqua sotto ogni postazione, anzi due. Due per il flicorno, due per il clarone, due per il sax. Il fiato stasera avrà bisogno di essere lubrificato.

C’è attesa. Lo vedi dai volti degli avventori; due tipologie caratteristiche: i capitati per caso e i motivati da Westbrook (memoria ‘umbratile’, come il carattere dell’inglese). Chi ha memoria lo ricorda nel 1978 a Santarcangelo dei Teatri, quando era tale, con Mama Chicago, LP dello stesso anno. I collezionisti del vinile cercano ancora il suo raro “Metropolis su Neon” (anno 1971).

Quello che sta per iniziare è un evento unico in Europa, e quindi appuntamento unico sulla scena mondiale dato che la Uncommon Orchestra arriva dritta dritta dalla Sicilia dopo un’assenza di circa 25 anni. Il concerto ‘Rossini Re-Loaded’ verrà addirittura registrato in diretta per la produzione di un analogo CD. La passione per Rossini è antica; già nel 1984 il Teatro di Losanna chiese a Westbrook di musicare il Guglielmo Tell. Ma fermiamoci ora… entrano i musicisti in apparente disordine, alcuni iniziano immediatamente a suonare. Non guardate il programma di sala! Godetevi la piacevole sorpresa di riconoscere le citazioni e le musiche mentre le eseguono. Via! Si parte con la batteria di Coach York, i musicisti si aggiungono ed è subito Jazz! Tutti in nero. Spunta la chioma a caschetto di Billie Bottle che lascerà nella seconda parte il piano per unire la sua voce a quella di Kate Westbrook per uno dei momenti più emozionanti del concerto.

Secondo brano: forse è spiegata la tenuta in nero. Una funerea Gazza Ladra a cui segue la voce di Kate che mormora e suona e canta con la straordinaria grinta e ironia dei suoi ottant’anni un ‘Lindoro’ tratto dal Barbiere. Un divertimento assoluto seguito dal sax nel cui solo tornano tutte le parole di Rosina. Poi da un concerto di cinguettii si sale sull’ouverture del Guglielmo Tell e via muscoli!!! Pare una danza di Gato Barbieri. Chiudono la prima parte la banda del paese, l’orchestra jazz del ‘Duca’ e la combo brass band habanera, tutte unite insieme! Il padrino Mike vigila attento e severo su tutti e tutto procede con estrema pulizia del fraseggio (brava e puntuale ai fiati la giovane Sarah Dean). Mi permetto di citare Kubrick – gli arcangeli con le trombe e i diavoli coi tromboni – perché la regia è analoga e perché anche nell’arancia svettava il Guglielmo Ouverture. Fra chitarre elettriche, un poderoso contrabbasso (Marcus Vergette) e gli ottoni dove riconosciamo un bellissimo omaggio alla giovinezza (Sam Chamberlain-Keen, 16 anni!), spunta come un fiore poderoso l’unico ‘solo’ della serata, un mood for love per violoncello (intro dell’onnipresente Guglielmo) regalato al cuore da Franz Schaefer che poi cala verso la voce di Kate. E’ un crescendo corposo e vibrante, l’avvincente amoroso della musica che tutto avvolge. Un tessuto perfetto. Si chiude ancora col Tell e poi un bis da Kate Westbrook, l’innocenza e la bontà parapà parapà, parapappappà!

Grazie, Pesaro!

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