Home categorieCultura Visto per voi al teatro Galli di Rimini: “Il Barbiere di Siviglia” di Monica Casadei

Visto per voi al teatro Galli di Rimini: “Il Barbiere di Siviglia” di Monica Casadei

da Redazione

L’artista ferrarese prende a prestito il verbo poetico di Luigi Pirandello e lo fa suo, lo rielabora in funzione non della parola ma del movimento.

Teatro Galli

 

di Alessandro Carli

 

RIMINI – Originale e classico. Un ossimoro che a teatro, sulle assi del Galli nello specifico, è una possibilità esplorativa. Indovinata. Lo “stuck” che Monica Casadei e i danzatori di Artemis (con il supporto, nell’ouverture, del live painting dell’artista pesarese Giuliano Del Sorbo) hanno messo in scena martedì 13 novembre per omaggiare i 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini ha il nome di un mestiere abbinato a quello di una città spagnola. “Il Barbiere di Siviglia”, riletto in chiave di “balletto d’azione”, è però qualcosa di più: il pretesto (il pre-testo) qui diventa testo autonomo che si presenta come un imbuto rovesciato e che sottende, ma questo “arriva” alla platea dopo l’ora e 20 minuti di mise en scene, una destrutturazione del capolavoro rossiniano. La ricostruzione difatti, che rimanda con una certa frequenza ritmica al “Barbiere”, prende a prestito il verbo poetico di Luigi Pirandello e lo fa suo, lo rielabora in funzione non della parola ma del movimento.

Il “tarantolato” Giuliano Del Sorbo (ma qui il morso, il veleno, è semplicemente quello dell’arte), febbrilmente dipinge – e quindi dà vita – su una tavolozza gigantesca e posizionata sul boccascena tutti i personaggi dell’opera rossiniana che, poco dopo e grazie alla musica, prenderanno forma.

Burattini, forse marionette che, in fieri, si spogliano delle maschere e dei costumi dell’opera rossiniana per cercare (e trovare) un autore.

Monica Casadei attualizza il barbiere, lo moltiplica per 14 – questo il numero degli artisti in scena – e li trasporta nella contemporaneità: emerge così un tableau vivant di modelli e modelle che sfilano, ammiccano, e che ricordano al pubblico quando il successo dell’uomo (o del personaggio) sia scandito – ma anche decantato – dai cliché degli outfit indossati e dalle movenze.

Qualche quadro corale non sempre sincronizzato – si nota qualche sfasatura – e una leggera “pancia” a metà spettacolo, del tutto fisiologica, non intaccano la matericità scenica del lavoro: sono semplicemente granelli di polvere. Il viaggio musicale firmato dall’artista ferrarese – bella l’alternanza tra le arie l’opera e la campionatura di sonorità più psichedeliche, elettroniche e rock che riportano ai Pink Floyd – è anche un omaggio ai maestri del movimento. Nel “Barbiere” della Casadei si ritrovano alcuni frammenti poetici di Pina Bausch (gli abbracci volanti visti in “Vollmond”) per esempio, ma anche un paio di figure di Carolyn Carlson. Omaggi dovuti ma senza piaggeria: questo “Barbiere di Siviglia” è una fermentazione naturale, nuova, che porta Rossini direttamente, e con successo, nel nuovo millennio.

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