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I colori urbani del Monte Titano alla Biennale di Venezia

da Redazione

Il Padiglione di San Marino e il rapporto tra architettura e ambiente. Anche quest’anno il progetto è stato curato dal professor Vincenzo Sanfo.

Biennale Venezia

 

La Biennale di Venezia non è solo un’esposizione internazionale di arte e architettura, è molto di più, perché ha la notevole capacità di influire nella cultura, cogliendo allo stesso tempo le pulsioni sociali che attraversano le società in tutto il mondo. In questa edizione San Marino ha voluto cogliere l’occasione per confrontarsi con il resto dei paesi su un tema aperto a qualsiasi tipo di prospettiva: “Freespace”, titolo scelto come comune denominatore della 16esima Biennale di Architettura, aperta sino al 25 novembre. Il Padiglione di San Marino si è appropriato a modo suo del tema, che doveva accomunare il resto di padiglioni nazionali, e ha dato così una propria prospettiva del “Freespace”, spazio libero. La Repubblica di San Marino ha deciso di presentarsi con il particolare titolo “Urban Colors”, cercando di avvicinare i visitatori al complesso rapporto, a volte troppo sottovalutato, tra architettura e ambienti urbani. La domanda che si sono posti i curatori del Padiglione sammarinese è: “Fino a che punto i colori possono migliorare la percezione del proprio intorno urbano?”

Il progetto, curato da Vincenzo Sanfo e coordinato da Diffusione Italia International Group, in accordo con il commissario nazionale della Repubblica di San Marino, Marco Renzi, e con il Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura, Marco Podeschi, è stato possibile grazie alla presenza di alcuni professionisti sammarinesi come ad esempio Chiara Guiducci e Stefano Benvenuti, autori del progetto “Architettura Arte e Colore per dare nuova vita alle città”.

Utilizzando la fotografia, loro principale strumento per la comprensione dei luoghi come spazi di vita, Chiara e Stefano mostrano la strettissima connessione tra i colori e la nostra percezione della città, a tal punto che i colori possono determinare la piacevolezza o meno dei luoghi che viviamo quotidianamente. I due autori hanno realizzato un’installazione presente ora sulla parete di ingresso del Padiglione di San Marino, collocata lungo una calle di Venezia, per concretizzare le loro riflessioni sulle possibilità di migliorare notevolmente la nostra percezione attraverso i colori.

Le sedute in lamiera piegata disegnate da Pierpaolo Iannone, autore del progetto “Mà & Bà”, sono caratterizzate da un immediato riferimento formale ai famosi pittogrammi uomo e donna: le banali sagome nere che ci orientano in aeroporti, stazioni e locali pubblici. Le famose silhouette sono state piegate e letteralmente deformate dall’autore affinché accogliessero proprio i corpi che normalmente si limitano a rappresentare. Il nero, somma zero di tutti i colori, è stato sostituito nella sua neutralità dall’uso del colore acceso e saturo. Pensate come sculture su cui accomodarsi sono state ideate sia per ambienti confinati sia per spazi aperti ed è proprio nei luoghi pubblici delle città che Mà&Bà vorrebbero trovare la loro collocazione più propria. Il concetto che hanno sviluppato gli architetti Matteo Maresi, Giulia Ridolfi e Daniele Galassi autori parte dall’idea che oggi gli spazi pubblici ed in particolar modo le piazze abbiano perso la loro funzione di aggregazione, diventando troppo spesso meri luoghi di passaggio. Un fascio di luce crea un’ambiente nell’ambiente e un bagliore colorato, personalizzabile, permette di plasmare, adattare tale ambiente ai propri stati d’animo, rendendo più vivo e allo stesso intimo lo spazio collettivo. In quest’ottica la “lampada ballerina” è progettata per creare luce diffusa e colorata a seconda della rotazione che le si dà. La “panca dispettosa” nasce dall’idea di far interagire e giocare le persone attraverso il semplice gesto di sedersi.

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