Il nuovo programma teatrale: tradizione, innovazione e musica. In scena anche Celestini, Lodovini, Fresu e l’Orchestra di Piazza Vittorio.
di Alessandro Carli
Ruota attorno alle relazioni sociali – nelle sue sfaccettature più variegate, dagli aspetti drammatici a quelli comici, dalle voci acute a quelle più sussurrate – il nuovo “multicartellone” 2018-2019 della Repubblica di San Marino, un programma che “sposa” – ovviamente sul palco – grandi classici alla contemporaneità più attuale. Confermata la formula “metateatrale” (non nell’accezione pirandelliana ma in quella dei “linguaggi nei linguaggi”).
Ruota attorno al “nucleo” perché la programmazione proposta dagli Istituti Culturali abbraccia tutte le fasce d’età: spettacoli per i più piccoli, spettacoli da vedere assieme ai più piccoli, ma anche “titoli” poeticamente più impegnativi, imperniati sul nucleo sociale primario. Esempio ne è “In nome del padre” di Mario Perrotta (1 marzo al Titano), e che vede la preziosa consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati. “I figli adolescenti – scrive lo stesso Perrotta – sono gli interlocutori disconnessi di questi dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, smussano le loro differenze per ricomporsi in un’unica figura, senza più tratti distintivi se non le labbra rotte, incapaci di altre parole, circondate dal silenzio, l’unica cosa che resta, insieme ai resti del padre”.
Affronta il tema dell’amore – uno dei cardini della relazioni sociali – anche “Il Gabbiano” di Cechov (1895) riletto dal Centro di produzione Teatrale La Fabbrica dell’attore – Teatro Vascello, allegoria spietata e dolorosa di un rapporto duplice e attuale, quello di un 40enne che si invaghisce di una giovane ragazza e quello, come scrive Ripellino, “dell’estasiatica infatuazione una fanciulla per un quarantenne”. Un testo micidiale, esplorato non molti anni fa anche dal Maestro Eimuntas Nekrosius, e che già al debutto suscitò enorme scalpore: l’attrice che dava corpo e vita a Nina fu così intimidita dall’ostilità del pubblico che perse la voce e lo stesso Cechov abbandonò la platea e durante gli ultimi due atti, rifugiandosi dietro le quinte.
Relazioni familiari che si raccontano anche in “Tempi nuovi” scritto e diretto da Cristina Comencini (29 marzo al “Nuovo” di Dogana): Ennio Fantastichini e Iaia Forte che vivono i cambiamenti veloci e sorprendenti della nostra epoca: elettronica, mutamento dei mestieri, nuove relazioni.
Storie, testimonianze, persone e personaggi, parole fragili che stanno in piedi a fatica sono invece quelle che interpreteranno Ascanio Celestini e Giuliana Musso, impegnati l’8 novembre sulle assi del Titano con “Potente e fragile”. Giuliana Musso lo spiega con queste parole: “Non è uno spettacolo nuovo. Non è la casa nuova costruita apposta per starci insieme. È solo un breve viaggio nei luoghi familiari a ciascuno di noi due, fatto così, senza pensarci troppo, solo per avere del tempo insieme. Le nostre foto e i nostri posti sono il teatro che abbiamo fatto. ‘Potente e fragile’ quindi non siamo noi, sono le storie che abbiamo incontrato e fatto incontrare, le storie che ci scambiamo sul palco. E poi invece, alla fine del giro, ‘Potente e fragile’, è vero… è anche quello che siamo noi”.
La sublimazione della parola, lì dove diventa musica, attraversa in maniera verticale l’offerta artista della Repubblica: il 28 ottobre al Titano salgono la band Moremode and friends con “Teatrock”.
Ci si sposta invece al Nuovo per “Tempo di Chet – La versione di Chet Baker” di Paolo Fresu (17 novembre). Bellissimo il “ritratto” dell’incontro tra “il fiato” sardo e Paolo Rumiz: “Un giorno – ha raccontato Rumiz – Fresu mi cercò. Io non avevo dimestichezza con la sua musica. Lui però sapeva la mia passione per i luoghi. Mi chiese l’introduzione a un suo libro, un’opera sui suoi 50 anni e suoi 50 concerti che tenne all’aperto in Sardegna. Gli dissi che sapevo poco di lui. Ci vedemmo, ci chiudemmo in casa mezza giornata. Alla fine mi trovai con una risma di fogli A4 tutti scritti. Un giorno arriva Alessandro Scillitani (il regista che ha firmato il lungometraggio del viaggio lungo la via Appia, ndr) e mi porta al Sud per una serie di incontri. Tornando verso Nord, alle porte dell’Abruzzo, ci sorprende una copiosa nevicata. Ci fermiamo in una casa senza luce e senza riscaldamento. Torno a casa e non trovo più gli appunti presi assieme a Paolo Fresu. Che siano stati bruciati? Naturalmente non trovo il coraggio di telefonargli”. Camminando su e giù per la stanza, Paolo Rumiz immagina un’altra Sardegna: la propria. “Paolo Fresu suona rannicchiato su se stesso e soffia il fiato all’ingiù. La sua tromba non è fatta per suonare ma per ascoltare quello che sale dalla terra. Guardai su Google i luoghi in cui aveva suonato e gli mandai un testo in endecasillabi. Gli piacque”.
Sempre la bomboniera del Titano si schiuderà sulla poesia di Simone Cristicchi, in scena il 30 novembre con “Manuale di volo per l’uomo”. L’anno nuovo vedrà al Titano un altro gradito ritorno, quello di Marco Baliani, l’11 gennaio, con “Kohlhaas”. Una settimana più tardi Elena Bucci e Marco Sgrosso proporranno “Antigone Quartet Concerto”.
Non mancheranno i linguaggi più (apparentemente) comici: il 19 gennaio al “Nuovo” arriverà Giuseppe Giacobazzi (“Noi – Mille volti e una bugia”), il 4 e 5 aprile Angelo Pintus spiegherà perché siamo “Destinati all’estinzione” mentre il 4 maggio Andrea Pucci sarà di scena con “In… tolleranza 2.0”.
“Lo schermo sul leggio” porterà il pubblico dentro alcuni testi fondamentali: l’11 novembre Moni Ovadia interpreterà “Il conformista” di Alberto Moravia, il 27 gennaio, in occasione della Giornata della memoria, Ivano Marescotti girerà “La chiave di Sara” di Tatiana de Rosnay, il 10 marzo Valentina Lodovini affronterà “Rocco e i suoi fratelli”.
Da segnare sul calendario con l’evidenziatore la data dal 18 marzo quando sul palco del Nuovo di Dogana verrà eseguito il “Don Giovanni di Mozart secondo L’Orchestra di Piazza Vittorio”, concerto che vede in scena anche Petra Magoni e che il prestigioso “Le Monde” ha definito “glamour e iconoclasta”.
“Dove e quando” sul sito (www.sanmarinoteatro.sm), la campagna abbonamenti – che permette un interessante risparmio sul prezzo dei biglietti – è già partita.