Gli Industriali: “Il Paese può uscire da questa fase anche senza aumentare così tanto l’indebitamento con una legge finanziaria depressiva, ma servono progetti condivisi e sostenibili”.
SAN MARINO – Le dichiarazioni del Governo, che prospettano un pesante indebitamento, destano fortissima preoccupazione nel mondo imprenditoriale e ancor prima nella cittadinanza. La stabilità e il basso debito pubblico di un Paese sono fattori fondamentali per trattenere e stimolare investimenti, attraendo nuove iniziative d’impresa: in poche parole, generano fiducia. La situazione dei conti pubblici è ormai nota, ma se il Paese dovrà indebitarsi per superare questa fase di criticità, ciò dovrà essere fatto in misura contenuta e sostenibile, perché non servono politiche restrittive che deprimono l’economia, semmai iniziative per il rilancio della stessa. Iniziative che tardano ad arrivare sui tavoli di confronto, dove, al contrario, sembra sempre più obbligata la strada dell’indebitamento, quasi fosse l’unica strada possibile. Ovviamente per noi non lo è affatto, di certo non in quella misura e con quella prospettiva, che è necessariamente quella di fare tagli lineari e aumentare le tasse per pagare i nuovi debiti negli anni a venire.
È indispensabile istituire una cabina di regia, dove condividere tutte le informazioni e i provvedimenti necessari per uscire dal periodo di difficoltà che si sta prolungando oltremodo. Va recuperato il ritardo accumulato su vari ambiti di riforma: IVA, pensioni, spending review. In parallelo, però, devono essere attivate quelle politiche di sviluppo che possono portare a una crescita sia dei settori trainanti – come la manifattura, sui cui dati positivi si deve fare leva perché diventino ancora più importanti – sia di quei settori che possono diventare o tornare a essere un asset portante dell’economia del Paese, come il commercio, il turismo, l’edilizia e altri ancora.
Per fare questo devono essere aperti dei veri tavoli di confronto e non ci devono essere proposte chiuse, come avvenuto sulla spending review, ridotta a una discussione tra Governo e sindacati senza le associazioni di categoria, dimenticando che questa iniziativa avrebbe già dovuto portare risultati, almeno nello stesso momento in cui sono stati chiesti (e già riscossi) sacrifici a cittadini e imprese private. Inoltre, i diversi tavoli devono interagire tra loro, affinché le ipotesi di intervento siano coerenti e sinergiche. Anche per questo serve una cabina di regia, a cui partecipino tutti gli attori.
In tale contesto di riforme, non si può non rilevare quanta incertezza persiste sul futuro del sistema bancario, in quanto non sono stati adottati gli interventi necessari, sollecitati anche dal FMI a più riprese, di ristrutturazione e ricapitalizzazione. Si è già perso troppo tempo. Il sistema bancario deve essere messo in sicurezza con un progetto di sistema, che accompagni gli istituti – così come hanno fatto le imprese industriali negli anni precedenti – nelle opportune ristrutturazioni e riqualificazioni. Questo perché tale settore torni a svolgere al meglio il ruolo fondamentale di sostegno agli investimenti del sistema economico.
Di fronte alle tante problematiche è per noi evidente la necessità di completare il processo di riforma del sistema paese rendendolo più efficiente, anche per ridurre considerevolmente il ricorso a un eventuale prestito. Così come va fatto tutto il possibile su spending e sviluppo, allo stesso modo vanno esplorate tutte le opportunità di finanziamento, attraverso le tante relazioni che San Marino intrattiene. Ovviamente, anche queste richieste e le risposte che perverranno dovranno essere condivise con le parti sociali, che è fondamentale siano messe a conoscenza di tutte le informazioni necessarie per poter contribuire in maniera efficace al progetto di rilancio del nostro Paese.
ANIS