Le posizioni in Aula restano molto distanti. Il report di San Marino News Agency.
SAN MARINO – Nella seduta del 20 settembre, il Consiglio Grande e Generale prosegue il dibattito sul “Decreto Scuola”, iniziato ieri in notturna. Le posizioni in Aula restano molto distanti: dall’opposizione si sostiene la richiesta dei docenti in protesta per la sospensione e il ritiro del decreto, dalla maggioranza invece viene portata avanti la sua difesa, sottolineando come non preveda affatto tagli, né chiusure di plessi, ma rappresenti un adeguamento organizzativo aggiornato alla realtà che deve fare i conti con il calo demografico.
Terminato il dibattito, inizia l’esame dell’articolato e degli emendamenti: i lavori proseguono a oltranza anche nelle ore serali, come da Odg, per evadere il comma. La seduta di domani mattina invece partirà dal comma 25, dedicato all’Assestamento di bilancio.
Di seguito un estratto degli interventi sul decreto-scuola.
Comma 5. Ratifica decreti delegati-decreti legge
Decreto Delegato n.83 – Interventi nell’organizzazione del sistema scolastico e nell’offerta formativa/In esame.
Giovanna Cecchetti, Gruppo misto
Segretario mi complimento con lei, è in linea con il cambio di passo di Adesso.sm, teso a fare a pezzi la democrazia. Subito dopo l’entrata in vigore del decreto sono piovute critiche per un provvedimeto calato dall’alto, ragionieristico, basato su risparmio e non sulla qualità. Lei continua a dire che c’è stato confronto con docenti e organi scolastici, ma il confronto è avvenuto dopo, a giochi fatti. Come si fa a fare provvedimenti senza confrontarsi prima con chi opera nel settore in cui si intendono fare?
Per la prima volta, docenti di ogni ordine e gradi si sono uniti nella protesta, e insieme a loro i genitori che hanno raccolto più di due mila firme per bloccare la ratifica. Ci dica il vero motivo del cambio di rapporto tra docenti e alunni.
Parlo della scuola d’Infanzia, che conosco molto bene. Mi auguro il Segretario conosca il suo funzionamento, ma se lo conoscesse, capirebbe come togliere anche solo una unità tra gli insegnanti porti a delle conseguenze. Vorrei capire se ha un’idea del carico di lavoro che le diverse fasce di età di bimbi richiede, invece di fare tagli senza senso. State intervenendo in tutti i settori che garantivano equità ai nostri genitori e nonni. Poi si fanno interventi per tagliare qualche centinaio di migliaia di euro, ma se ne spendono 200 mila euro per Radio Deejay. Le dico di ritirare il decreto, Segretario, di annularne gli effetti e sedersi ad un tavolo con tutti gli attori e magari proporre riforme più importanti.
Davide Forcellini, Rete
Dal suo intervento, Segretario, ho rilevato un atteggiamento che politicamente forse paga, ma umanamente non mi è piaciuto. Non si può continuamente spostare l’attenzione dei problemi. In Commissione I^ è venuto a parlare addirittura dell’ora di religione che non riguarda affatto il decreto, e ieri ha parlato di manutenzione delle scuole. Di fatto il problema è che questo decreto modifica il rapporto insegnanti-alunni. E non è che se si cambia un numerino, nulla accade. Il problema è per esempio che si va a mettere in crisi il servizio nel punto nevralgico. Quando un insegnante ha a che fare con un numero di studenti in aumento, si va di fatto ad abbassare fortemente il livello dell’educazione scolastica e il servizio dato agli utenti. Ormai la decisione è presa e non volete ritirare questo decreto, ma mi piacerebbe capire se è arrivato il concetto. Bisogna poi capire il rapporto tra il beneficio economico per lo Stato e costo per la collettività: se togliamo 4 cattedre, alla fine quello che si recupera, vale la pena rispetto a tutte le conseguenze che al sistema andiamo a creare nel breve e anche lungo termine? Se si fanno i conti della serva, alla fine il risparmio è minimo e le cosenguenze così deleterie che questo piccolissimo beneficio economico viene smentito dalla realtà dei fatti.
Nicola Selva, Rf
Nell’intervento di una collega di minoranza, parlando della riunione di ieri a Palazzo con docenti, sindacati ei capigruppo, ho ascoltato alcune bugie e me ne rammarico. Consigliere Mularoni, lei ha strumentalizzato politicamente quella riunione- lo dico perché io a quella riunione c’ero e lei no- è stata una cosa inopportuna visto che lei è anche una docente. Se mi permette, è stato un incontro ragionevole e stava tendendo a portare in Aula alcune considerazioni, emergeva certamente la passione e la voglia che questi docenti dimostravano. Poi l’incontro è stato interrotto e non si è riuscito ad andare avanti. Lei lo ha strumentalizzato perché non sa come è andato a finire. Non mi è stato dato il tempo di portare le mie proposte e istanze. Ma non è stato preso in giro nessuno, né il Segretario, né quanche consigliere di maggioranza.
In questo momento storico va sostenuta la capacità dei docenti nel gestire la didattica. Non ho dubbi sulla qualità della nostra scuola e sulle professionalità dei nostri docenti. Ma vanno fatte alcune considerazioni: in questi anni nelle scuole, non solo a San Marino, si sentono piani di ridimensionamento della rete scolastica perché si deve iniziare a fare i conti con la crisi legata alla bassa natalità.
Se non siete d’accordo sul metodo e sulle piccole particolarità dei cambiamenti è una cosa, però dovete dare atto che il Segretario non ha fatto i tagli che si fanno in certi ambiti. Poi il decreto è sperimentale, il Segretario non ha detto ‘questa è la verità’, ha detto di provare le linee di indirizzo e poi in caso si potrà tornare anche indietro.
Marina Lazzarini, Ssd
Quando un Governo va a toccare una istituzione dello Stato così importante come la scuola, non lo fa mai a cuor leggero. Oltre alla necessaria e doverosa evoluzione della scuola, della sua organizzazione e modernizzazione al passo con i tempi, i problemi che il Decreto affronta sono due: il rilevante calo demografico dei bambini con un trend dell’11% e la difficile situazione economica che il Paese sta attraversando. Sottolineo che questo decreto non tocca in alcun modo l’assegnazione degli insegnanti di sostegno, che non sono stati assolutamente toccati e chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Lunedì, primo giorno di scuola, sono entrati in classe prima elementare 228 alunni e ne sono usciti dalle classi quinte in giugno 351: sono 123 alunni in meno in un anno. Ma è nei prossimi anni che la diminuzione peserà ancora di più. La Repubblica di San Marino ha in ogni Castello almeno una sede di scuola infanzia e una di scuola elementare, per un totale di 28 sedi: 14 per l’Infanzia e 14 per le elementari. Governo e maggioranza hanno deciso di non andare verso decisioni drastiche, come la chiusura dei piccoli plessi periferici. Più volte il Segretario Podeschi ha ribadito che nessuno ha mai considerato la chiusura dei piccoli plessi di scuola Infanzia ed Elementare come una possibile strada da percorrere. Quindi, la misura diretta che avrebbe tenuto conto dei numeri delle frequenze dei bambini e delle spese per tenere aperte quelle scuole, misura anche suggerita dal gruppo di studio sulla spending review, non è stata considerata valida e proficua per la comunità. Ciò non toglie che i problemi relativi al calo demografico e alla spesa rimangano.
Il Decreto n° 83, dunque, prevede alcuni interventi organizzativi per il corrente anno scolastico, in via sperimentale, che mirano all’ottimizzazione dei servizi e altri che richiedono per l’anno scolastico 2019/2020 l’elaborazione di modelli scolastici innovativi. (…) In conclusione, per quanto riguarda la scuola dell’Infanzia, il Decreto 83 taglia 4 posti fino a gennaio, che diventerà 1 a febbraio 2019.Taglia un posto per gli insegnanti di educazione motoria, assegnando però all’insegnante un rilevante ruolo di collegamento fra due ordini scolastici. Nelle elementari è necessario salvare i piccoli plessi dalla chiusura, con una organizzazione innovativa, che il decreto chiede alla scuola stessa di predisporre per il prossimo anno scolastico. Nelle medie e superiori non sono previsti tagli di alcun genere, ma solamente una ottimizzazione delle risorse umane chiedendo di fare le 18 ore effettive di cattedra che prevede il contratto di lavoro.
Grazia Zafferani, Rete
Per i docenti il decreto è N.C., non classificabile, i docenti chiedono di ritirarlo, ma la risposta del Segretario Podeschi è negativa, dice che il decreto riguarda la riorganizzazione scolastica, non i tagli.
Il problema principale invece sono i tagli numerici che riguardano ogni settore della Pa e i primi esperimenti sono già stati fatti nei servizi per bambini e anziani: asili nido, pediatria…fino ad arrivare oggi alla scuola d’infanzia ed elementare, è un intervento fatto da chi sa usare la calcolatrice, ma non conosce i servizi sociali. Tutti i docenti stanno cercando di sollecitare la votra attenzione per comprendere meglio il testo. Vi stanno dicendo che questo decreto complicherà la didattica, il loro lavoro e porterà a un clima non sereno.
Invece di risolvere le difficoltà in definitiva, andrà a crearle. Tra le criticità: nella scuola nfanzia, per bambini dao 3 ai 5 anni, un insegnante potrà restare in classi di 17 unità ed è impensabile. La sperimentazione è poi una presa in giro, visto quello che è successo già negli asili. Alle condizioni attuali non si può contare sulla presenza di insegnanti funzionali. Usati nelle emergenze, a coprire criticità di presenza abbiamo i ‘docenti pony-express’ che girano nei Castelli, coprendo i buchi e lasciandone scoperti altri. Tutti i docenti ci stanno mandando segnali per avvisarci che la qualità dell’insegamento è in pericolo e che così non possiamo continuare.
Invito governo e maggioranza a tornare alla realtà, a uscire da un mondo irreale creato nella loro fantasia. State facendo disastri in ogni settore, la vostra arroganza e presunzione è imbarazzante. State portando avanti un metodo di fare politica molto pericoloso. Minacciate le persone, approfittate del vostro ruolo per incutere paura, ricattate e denunciate qualsiasi persona che non fa parte della vostra setta. Con il vostro metodo avete portato alcuni nostri concittadini a essere considerati nemici dello Stato ed è molto pericoloso.
Marianna Bucci, Rete
Sull’intervento di ieri sera del Segretario: si continuano a confondere riunioni con i confronti, si imperversa in atteggiamenti denigranti nei confronti di chi protesta. Non intendo dire che bisogna assecondare tutte le richieste, ma chi protesta va rispettato. L’alleanza genitori-insegnante è ben salda e queste persone hanno manifestato in modo civile il loro dissenso verso questo decreto. E lei ieri sera ha denigrato la loro protesta, dicendo che lo sciopero c’è stato perché ‘i sindacati devono scaldare i motori prima del loro congresso’, allora se ritiene gli insegnanti delle pecore, incapaci di leggere un decreto, siamo messi male, mandiamoli pure via. Credo invece che abbiano ben capito i contenuti dei decreti, ma il loro interesse viene recepito come lesa maestà.
Il Segretario la fa facile, come se la mancanza di poche unità di docenti non possa incidere sulla qualità dell’insegnamento. Sono certa che gli insegnanti cercheranno in tutti i modi di non far pesare gli effetti del decreto sugli alunni, ma il ruolo dello Stato non è quello di agire da aspettatore. Gli insegnanti non protestano per stipendi, ferie e molti di loro non verranno neanche toccati dal decreto ma protestano per principio. Non è la difesa della categoria ma di una conquista sociale, perché si colpisce la qualità della scuola, perché non saranno in grado di garantire il livello qualitativo attuale. Il Segretario Podeschi dice che la revisione della spesa pubblica non centra nulla, ma di fatto applica il documento di spending review.
Podeschi agisce in maniera kamikaze e ostinata, nessun politico porterebbe avanti provvedimenti se tutti i docenti di ogni ordine e grado rilevano criticità. Se avesse a cuore la scuola, avrebbe manifestato empatia, si sarebbe posto con mente aperta e ascoltando le proposte.
Mimma Zavoli, C10
Credo in questo decreto non ci siano i crismi apocalittici descritti da molti consiglieri, non ci sono tagli, chiusure di plessi, non c’è il quadro dipinto. Ci sono delle modifiche.
Non può essere un problema che il decreto è stato varato a luglio, perché era conoscibile molto prima e perchè gli insegnanti non cessano di essere tali in un periodo in cui non c’è scuola. Facendo questa operazione si sminuisce il loro ruolo. Al contrario, la maggioranza crede questo sia un comparto da preservare e valorizzare. Nonostante la condizione che già ci dice che alcuni parametri sono fuori dal perimetro legislativo- il numero previsto dei bambini per classe è più basso dalla soglia prevista- le scelta è stata di attestare che quella condizione sia imprescindibile. Non ci sono tagli ma modifiche, per esempio sugli insegnanti di educazione fisica credo si sia fatta una cattiva operazione quando si dice che il decreto mette in difficoltà tale attività. Ritengo non vi sia erosione quando si ipotizza che un insegnante possa muoversi da un plesso di scuola d’infanzia a un plesso di scuola elementare. Credo il decreto non metta in difficoltà ma porti modifiche che possono essere sostenute.
Oggi è il decreto scuola che viene usato da qualcuno come fendente, e non importa interrogarsi o porsi in condizione di costruttiva controproposta, magari spiegando le ragioni del no, e non solo accusando e in modo aggressivo. Alla collega Zafferani: cerchi di capire la differenza tra difendere una idea politica in modo dialettico anche acceso, protetta giustamente dall’attività parlamentare, e la diffamazione, da cui c’è differenza abissale. Il suo prestigioso ruolo non l’autorizza a superare il confine netto tra le due condizioni, né ad usare parole di violenza e offensive. Definisce tutti noi indimidatori, persone appartenenti a una setta che utilizza mezzi coercitivi. La sua immunità la protegge anche oggi e qui dentro lei si permette di passare i limiti. E così si è posta sopra i cittadini. La invito, se è coerente, ad andare in tribunale e a denunciarci tutti quanti, dato che siamo a suo dire intimidatori e persone che usano violenza e minacciano i cittadini. Mi dica queste cose qui fuori, sul Pianello.
Denise Bronzetti, Ps
Dati inconfutabili: due mila firme e uno degli scioperi più riusciti e partecipati della storia, quasi al 90%.
Certo che c’è calo demografico e che abbiamo meno iscritti nelle scuole e questa è la proseptetiva, è un dato inconfutabile e anche un dato demogratico. Quello che nessuno rileva qui dentro è che i parametri e il rapporto insegnanti-alunni seguirà il calo demografico e produrrà, e lo farà, i suoi effeti in ragione di questo rapporto numerico. Se calo demografico c’è, c’è anche un numero minore di incarichi per gli insegnanti nel tempo.
Non si è tenuto conto della professionalità della categoria degli insegnanti e non solo, di tagli e 4 insegnanti in meno nella scuola d’infanzia, non considerando effetti più importanti degli incarichi che verranno a mancare che partiranno dal prossimo anno scolastico, numeri non trascurabili.
Sandra Giardi, Rete
Chiediamo a tutti di fermarsi e promuovere incontri e approfondimenti per promuovere l’intervento per riformare il sistema scolastico dal prossimo anno, è quello che chiedono anche gli insegnanti: una riforma che tenga conto di tutti i plessi, di quale progetto si vuole lasciare alle prossime generazioni. Il Segretario Podeschi parla di spending review e sostiene di essere stato più morbido rispetto alla relazione, senza portare effetti sulla qualità dell’insegnamento. Invece si evince che il rapporto numerico, come lo stanno portando avanti, andrà ad inficiare sull’organizzazione didattica. Questa forte mobilitazione dovrebbe porre dubbi su questo decreto e non dividere, quando si parla di scuola e sanità bisogna avere chiare le direzioni che si vogliono intraprendere, per non portare a utenti di serie A e di serie B.
Pierluigi Zanotti, Rf
Mularoni ha apostrofato alcuni consiglieri di maggioranza, tra cui me, di falsità, sostenendo che abbiamo promesso aperture a sindacati e insegnanti che chiedevano il ritiro del decreto. Siccome ero presente all’incontro, non mi sembra fosse andata così, chi le ha detto che abbiamo assunto impegni concreti? Non abbiamo riscontrato elementi nuovi perché cambiassimo la nostra idea sul decreto. Quando si esprimono accuse ‘per sentito dire’, invito a verificare meglio, non mi piace essere tacciato come persona falsa.
Mi pare tutti gli obbrobbi denunciati siano esagerati. Ho a cuore la scuola, mia moglie è insegnante. Può essere stato sovrastimato l’effetto del provvedimento: non sono stati recepiti interventi impattanti della revisione della spesa pubblica, non ci sono stati tagli e peggiormento indiscriminato dell’offerta formativa. Scuola d’infanzia: dov’è l’enorme calo dell’offerta formativa? Dire che abbiamo offerta formativa sotto zero mi pare esagerato. Zafferani ci ha deto che siamo arroganti, che facciamo ricatti, siamo pericolosi: si è visto come facciamo paura, il consigliere Perotto è stato pure diffamato in una chat di insegnanti.
Nessuno vuole attacare la scuola , la propaganda di qualcuno forse è un po’ strumentalizzata, perché allora con il decreto precetende non è stato organizzato nessuno sciopero, anche se interveniva in misura molto più significativa? Non mi ricordo queste proteste nel 2014. Questo decreto ha un grande assente, il taglio. La distruzione della scuola, dove sta? Perchè allora tutte queste proteste?
Alessandro Mancini, Ps
Il collega Zanotti dimostra poca conoscenza della politica, forse nel 2014 si interessava ad altro. Sono d’accordo con lei che gli interventi del 2014, dal punto vista della profondità, avevano certamente un impatto superiore a quelli di cui stiamo discutendo ad oggi. Se non sbaglio, ci fu allora una riduzione dell’8% della spesa nella scuola, e ha ragione che non ci fu tutto il can-can di questi giorni. C’era forse un modo diverso di fare politica? Devo difendere il collega Morganti, allora Segretario di Stato all’Istruzione, che incontrava un giorno sì e un giorno no gli insegnanti, i docenti, i direttori e probabilmente questa fase di profondità di ragionamento ha portato a produrre un intervento più importante dal punto di vista del taglio della spesa di quello che discutiamo oggi, però condiviso. Cosa c’è stato di condivisione in questa fase? Nei vostri interventi ho sentito denigrazione del corpo docente, si decide in extremis di fare un incontro con tutte le forze politiche e chi rifiuta l’incontro? Voi della maggioranza. Di cosa parliamo? Il Segretario Podeschi dopo un anno si è accorto di avere la delega all’istruzione, e lo capisco perché in quesi 20 mesi si è dovuto occupare di tante altre cose, ha dovuto prendere provvedimenti poi sulla spending review e la parte più dettagliata- guarda caso- è sulla scuola e ha fatto un copia&incolla. Questo decreto è blindato, non c’era possibilità di emendare e siete andati a raccontarlo ai docenti, unica scelta possibile era quella di chiedere al governo di sospendere la ratifica di questo decreto e di mettersi al tavolo.
Gian Matteo Zeppa, Rete
Lei per me Podeschi oggi diventa segretario alla D-istruzione. Molti provvedimenti rimandano un po’ al puzzo di olio di ricino, a quel ventennio che ancora qualcuno osteggia, ma che in realtà è ben presente. Questo decreto è scritto pensando alla metodologia politica del ventennio fascista.
Gli insegnanti hanno il ruolo ben definito e fondamentale di formare le future generazioni.e devono essere messi nelle condizioni di fare il loro lavoro al meglio. Il Segretario alla D-istruzione deve spiegare qui in aula cosa voleva dire, ‘ad ogni azione corrisponde una reazione’, questo è il suo modo di mettere a proprio agio gli insegnanti? Questo è il suo metodo di approccio?Lei ha utilizzato un decreto e molti escamotage per arrivarci, si ricorda la battaglia che fece con noi sull’apertura coattadei negozi in centro storico? Il Segretario quel decreto lo ha ritirato, lei invece no, lei vuole continuare.
Giuseppe Maria Morganti, Ssd
Molti interventi hanno preso spunto dall’incontro con gli insegnanti e le delegazioni sindacali, anche io ho partecipato a questi incontri, in quel frangente noi, come parte politica ci siamo potuti esprimere molto poco, mentre hanno parlato e si sono spiegati a lungo i docenti, e molti interventi mi hanno colpito.
Non riesco ad accettare che ci siano impostazioni che vedano nella nostra scuola qualcosa che non funziona, qualcosa che è allo sfascio, per cui si determinano condizioni inaccettabili etc. La nostra è una scuola eccezionale. Vi posso assicurare che chi esce dalle nostre scuole parla perfettamente in inglese, il pluriinguismo che si fa nella nostra scuola è un opportunità importantissima. La nostra scuola non ha mai smesso di sperimentare ed innovare, è un grande merito, non mio, ma di quelli che mi hanno preceduto, se si è generata questa condizione, lo si deve a grande dedizione al lavoro, ma anche alla capacità politica nell’interpretare questa istituzione, forse la più importante dello Stato. Chiaro, molte cose devono essere ancora fatte, ma non possiamo dire che oggi ci sono tutti questi disastri. E poi non tenere presente che è in atto un percorso che non dipende nemmeno dalla politica. Non solo dagli insegnanti, ma anche da studenti, famiglie e contesto sociale. Lavoriamo perché le scuole debbano essere mantenute anche nei centri minori, sono importantissime per la socielità, affinché ci siano docenti disponibili a operare a 360 °.
Marco Gatti, Pdcs
Morganti giustamente ha elogiato la nostra scuola che è sicuramente di qualità, e nessuno nel dibattito ha sostenuto il contrairo. Ma mi domando: se è così, per quale ragione, la ricerca di migliorarsi e adeguarsi ai tempi che cambiano non nasce nell’ambito di un confronto, non solo politico dentro il congresso e in maggioranza, ma anche negli organismo preposti?- Collegio docenti, Consiglio di istituto- Come tutte le cose, bisognerà trovare il migliore punto di incontro su visioni differenti. Perchè non vi mettete al tavolo per ragionare del modello? Quando sento parlare dei costi- perché mi sembra che molto nasca dall’esigenza di ridurre i costi- io credo uno Stato debba avere chiari i settori su cui vuole puntare e credo che su scuola e sanità non si possa giocare al risparmio ma bisogna investire.
Si dice che nel 2014 non c’è stata protesta sulla scuola, nonostante un intervento molto più forte. Sicuramente c’è stato un ruolo politico giocato diverso da oggi, non l’impostazione ‘io governo e faccio come voglio’ ma c’è stato confronto per trovare punti di incontro importanti. Noi oggi in tutti i settori abbiamo mobilitazione generale, muro contro muro. Capisco che politicamente ritirare un decreto non è bello, ma la responsabilità politica deve portare a ricercare la pace sociale e a discutere i problemi, cercando di non essere preconcetti. Lo sciopero degli insegnanti non è stato uno sciopero politico, se fosse così, con il 90% di affluenza, sarei contentissimo, ma non è così: chi opera nella scuola non condivide alcuni punti del decreto e non ha avuto modo di discuterne. Mi sento di suggerire: sospendete il decreto, fate i confronti che vanno fatti, le modifiche, cercate di elaborare un modello condiviso con docenti e genitori.
Sds Marco Podeschi, Replica
Al di là delle legittime critiche, il dibattito prende il via da un dibatitto già avuto. Si è detto che gli incontri non li ritengono condivisione: c’è stato però dibattito in sede di ratifica, in commissione consiliare, al comma comunicazione a luglio..poi si dice che penso ad andare con la automobiline elettriche ma non faccio nulla per l’istruzione e che sono segretario alla D-istruzione.. Forse ci dimentichiamo volutamente che nel 2017 sulla scuola qualche dibattito lo abbiamo fatto, che ci sono state due istanze d’arengo sull’ora di religione e sul sabato scolastico, istanza su cui il sottoscritto ha svolto una serie di approfondimenti, se no qui sembra che la delega all’istruzione sia una cenerentola. L’anno scorso si sono fatte tante cose sull’istruzione, sull’ora di religione si è portato qui un accordo con la Santa Sede, cosa mai avvenuta. L’anno scorso sul sabato scolastico sono state raccolte il doppie di firme.
Consigliere Zeppa: quando lei cita il fascismo, le ricordo che mio Zio è stato preso dalle truppe fasciste e mandato a morire sul Don, se si può, lasci stare il fascismo che è un tema che mi irrita molto. Non denigriamo i docenti, non è così.
Il testo l’ho fatto con i dirigenti scolastici, ho una lettera di un dirigente che sostiene che il decreto non inficia la qualità formativa. Nelle scuole infanzia il decreto è stato presentato dal dirigente al collegio docenti.
Rimango un po’ stupito di come, per cercare sensazionalismo, si vada su terreni scivolosi Ci sono dei limiti con cui portare riflessioni con pacatezza. L’intendimento del governo era molto semplice, poi ogni cosa scatena il dibattitto politico di cui prendo atto con pacatezza.