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Il reddito delle famiglie sammarinesi crolla del 7,8%

da Redazione

Dai 42.200 euro del 2016 si è passati ai 38.900 del 2017. L’Indagine dell’Ufficio Statistica conferma quanto già anticipato dal calo della monofase: diminuiscono i consumi interni, ma soprattutto quelli “superflui” oltreconfine.

 

di Daniele Bartolucci

 

Non è solo lo Stato a dover fare i conti con meno soldi in cassa, le famiglie sammarinesi se ne sono accorte già nel 2017, quando hanno perso per strada un 7,8% di reddito rispetto all’anno prima, equivalente a circa 3mila euro in meno all’anno. E si sono adeguate di conseguenza, tagliando il superfluo (lo shopping oltreconfine, a quanto pare, che è diminuito molto più rispetto ai consumi interni) e ovviamente precludendosi la possibilità di risparmiare. La parafrasi “fare come il buon padre di famiglia”, riferita alla Spending Review, non è mai stata così efficace: chissà se anche lo Stato farà come le famiglie? Nel frattempo con il calo dei consumi, comunque, la fiscalità generale non può che andare peggiorando, visto che anche il gettito monofase (ovviamente al netto dei rimborsi) è in picchiata: in due anni, salvo correzioni dopo il computo finale, lo Stato ha incassato circa 10 milioni in meno.

 

CALA IL REDDITO DELLE FAMIGLIE SAMMARINESI

 

Tabella consumi

Il reddito medio annuale della famiglia sammarinese, si evince dall’Indagine sugli stili di vita appena pubblicata dall’Ufficio Statistica, è di 38.921 euro, ovvero un -7,8% rispetto al 2016, quando era di 42.206,48 euro. Interessante notare che il 2016 è comunque stato un anno molto positivo su questo fronte, con un incremento dell’1,2% rispetto al 2015 e del 5,4% rispetto al 2014, anche se un’ampia percentuale ( 26,4%) delle famiglie aveva dichiarato che il proprio reddito si attestava tra i 16.000 e i 30.000 euro. Oggi (cioè nell’anno 2017, ultimo dato disponibile), questa fascia di popolazione è aumentata, arrivando al 28,9%: probabilmente molte di queste sono famiglie monoreddito, ma – come hanno evidenziato spesso anche i sindacati – tra di esse ci sono anche quelle dei lavoratori autonomi che, come noto, dichiarano in maggior parte a San Marino redditi compresi in questa fascia, se non addirittura inferiori.

“Molto interessante”, scrivono poi dall’Ufficio Statistica, “risulta anche la valutazione della Mediana, cioè quel valore che suddivide il totale delle famiglie, ordinate in base al reddito, in due parti eguali; la prima metà con redditi inferiori alla mediana e la seconda metà con redditi superiori alla mediana. Il valore mediano per il 2017 è di 35.000 euro: quindi si può dire che almeno il 50% dei nuclei famigliari ha avuto un reddito, nel 2017, pari ad almeno 35.000 euro (nel 2008 il valore della mediana era risultato di 38.000 Euro)”.

 

CONSUMI: SI RINUNCIA ALLO SHOPPING OLTRECONFINE


In parallelo al reddito, è calata anche la spesa media mensile della famiglia sammarinese, che nel 2017 è stata di 2.429,49 euro. Ma non in proporzione: -3,1% rispetto all’anno precedente, rispetto ad un reditto ridotto del doppio (7,8%).

E’ interessante notare come la maggior parte delle categorie di spesa ha subito diminuzioni, in particolare, “Pasti e consumazioni fuori casa” (-8,6%), “Beni e servizi” (-6,9%), “Istruzione” (-6,8%), “Abitazione” (-5,4%). Mentre “Vacanze” (-2,9%), “Generi alimentari e bevande” (-2,6%), “Ricreazione e spettacoli” e “Trasporti” (-2,4%) sono calati molto meno. Allora dove hanno speso i loro soldi i sammarinesi? “Le categorie di spesa che hanno fatto registrare un aumento dei consumi delle famiglie rispetto al 2016”, spiega l’Indagine, “comprendono “Utenze domestiche” (+6,3%), “Utenze telefoniche” (+6,2%), “Attività sportive” (+1,8%)” . Come noto, uno dei dati più interessanti è poi la discriminante del luogo di spesa, ovvero se in territorio o fuori territorio: ebbene, “nel 2017 la percentuale dei consumi in territorio non ha subito importanti variazioni rispetto all’anno precedente attestandosi al 72,9% (nel 2016 era pari al 72,8%)”. Qui i sammarinesi hanno speso più che altro per la casa, i trasporti e i generi alimentari e le bevande. Mentre storicamente “le categorie dove la spesa avviene prettamente fuori territorio sono: “ricreazione e spettacoli”, “pasti e consumazioni fuori casa”, “abbigliamento e calzature”. Sono però questi acquisti fuori territorio ad aver subito un decremento maggiore, segno che trovandosi un po’ meno soldi in casa, hanno rinunciato a questo tipo di spese.

 

RISPARMIO ADDIO, ORA AUMENTANO I DEBITI

 

Dall’analisi sui risparmi è emerso che il numero di famiglie dedite al risparmio è diminuito (52,9% del totale) rispetto al 2016 ed è diminuita anche la percentuale di reddito medio risparmiato (pari al 22,1%). Le forme di investimento preferite dalle famiglie sammarinesi sono comunque i depositi bancari (60,4%), le assicurazioni (32,2%) e i fondi comuni di investimento (18,1%). Ma aumentano alcune forme di risparmio come le azioni (+2,4 punti percentuali rispetto al 2016), mentre diminuiscono i pronti contro termine (-6,%) e i titoli di stato (-3,1%) .

Per quanto riguarda l’indebitamento, invece, il 15,2% delle famiglie (+0,2%) ha dichiarato di aver contratto debiti nel 2017. L’acquisto o la ristrutturazione di immobili (32,3%) è al primo posto insieme all’acquisto di auto o moto (32,3%), ma preoccupa quel 21,6% delle famiglie che hanno dichiarato di essersi indebitate per il sostentamento.

 

IL CASO: PIÙ OCCUPATI MA REDDITI INFERIORI


Infine, c’è un dato che in apparenza sembra un’anomalia: negli ultimi anni sono aumentati gli occupati e diminuiti i disoccupati, per cui in teoria ci sono più persone che percepiscono un reddito da lavoro. Al netto dei frontalieri – ininfluenti ai fini statistici per le famiglie residenti – il dato dovrebbe comunque generare un aumento della “base” dei redditi, ma questo non è avvenuto. Le motivazioni possono essere tante, di certo c’è un dato incontrovertibile: sono aumentati anche i pensionati, che come noto percepiscono un reddito inferiore (salvo i casi oggetto di studio anche nella bozza di riforma che sta circolando in questi mesi) a quello percepito quando lavoravano. Questo di fatto significa che scende anche il reddito della loro famiglia. A maggior ragione se questa diminuzione non viene compensata dall’ingresso nel mondo del lavoro di un nuovo membro (il figlio o la moglie disoccupata, ad esempio) o, come è accaduto in passato e continua ad accadere, un altro familiare perde il lavoro. Questa è semplice matematica, ma c’è dell’altro: il “ricambio” occupazionale non sembrerebbe avvenire a pareggio, né tantomeno con un saldo positivo. Ovvero, per un lavoratore che esce dal mondo del lavoro ad un livello medio alto, ne entra probabilmente uno con un livello più basso e questo può influire anche sul reddito familiare, che è comunque ancora molto più alto di quello dei vicini italiani, ad oggi mediamente intorno ai 30mila euro.

 

CONSEGUENZE SUL BILANCIO STATALE


Tabella gettito

 

Un altro dato molto preoccupante, oltre al calo dei redditi familiari e al clima di sfiducia generale, è ancora una volta la monofase: negli ultimi due anni si è verificata infatti una perdita per lo Stato di oltre 10 milioni di euro di gettito, che dai 62 milioni del 2015 sono diventati 51,4 nel 2017, secondo quanto riportato nel Programma Economico 2018 e 2019. Questo dato, pur ancora non definitivo, conferma comunque le dichiarazioni delle famiglie sammarinesi e si abbina – in maniera quasi ovvia – al calo dei consumi in territorio. La dinamica meno reddito, meno consumi, meno monofase, si conferma veritiera e rischia di generare una spirale molto pericolosa. Anche per questo occorre aumentare il reddito delle famiglie più che dei singoli, che non è detto spendano poi di più, aumentando il numero di occupati, quindi il volume generale. E questo può avvenire solo aumentando l’occupazione e qualificandola maggiormente. Per aumentare il gettito della monofase (o delle imposte indirette in generale), esistono altre vie, ma passano tutte per lo sviluppo. Del mondo imprenditoriale, perché l’impresa privata importa dall’esterno beni e materie prime ed è su queste che versa la monofase (salvo poi venire rimborsata attraverso un calcolo che, in ogni caso, difficilmente permette sempre di recuperarla tutta). Oppure aumentando i consumi interni, sia aumentando i redditi in generale (redistribuendoli anche meglio, perché più persone percepiscono redditi, più è facile che acquistino casa, auto, alimenti e altri beni e servizi), sia potenziando due asset oggi in difficoltà: turismo e commercio. E’ vero che il Governo sta portando avanti due importanti progetti per loro, ma finché non saranno operativi i vari piani, i due settori continueranno ad avere grosse difficoltà, come si evince dai numeri negativi, da diversi anni, dei vari i Bollettini di statistica. E la riprova viene dalla monofase, il cui gettito per lo Stato è risultata sempre inferiore negli ultimi anni.

 

L’ANALISI

 

“Dai dati ottenuti si evince che nelle famiglie prevale l’atteggiamento di sfiducia”, questa la sintesi che viene riportata nel comunicato ufficiale che accompagna l’Indagine sui consumi e lo stile di vita delle famiglie sammarinesi 2017, appena pubblicata dall’UPECEDS. “Tutto ciò si può notare dai seguenti risultati”, spiegano i tecnici che hanno analizzato i dati: in primo luogo, “i consumi sono diminuiti” e “le famiglie che risparmiano sono diminuite, come è diminuita la percentuale di reddito risparmiato, e continuano a scegliere forme di investimento meno rischiose, evitando il mercato azionario e andandosi a collocare maggiormente nei depositi bancari, assicurazioni e fondi comuni di investimento”. Inoltre, “nonostante la maggior parte delle famiglie sammarinesi (55,4%) dichiari di ritrovarsi in una situazione economica “stazionaria” rispetto al 2016, il giudizio complessivo vede uno spostamento verso una condizione peggiorativa; aumentano le famiglie che dichiarano una situazione “lievemente peggiorata” (+3,7%) e anche di coloro che dichiarano una situazione “molto peggiorata” (+1,3%), mentre diminuiscono i nuclei che ritengono la propria situazione economica invariata rispetto all’anno precedente (-5,8%)”. Insomma, la situazione attuale è molto preoccupante e non concede tanta speranza nell’immediato futuro.

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