SAN MARINO – Con la partecipazione di questa sera al Women’s Football Festival – dalle 20:30 al campo sportivo di Faetano – si concluderà la quattro giorni sammarinese delle sedici quattordicenni israeliane giunte in visita nel nostro Paese nell’ambito del progetto “Un Calcio per la Pace”, declinato quest’anno al femminile anziché – come di consueto – al maschile.
Un’esperienza fitta di impegni, anche istituzionali, per le giovani ospiti, le quali hanno trascorso gran parte del tempo in compagnia di coetanee locali che condividono con loro una grande passione: il calcio.
Tra allenamenti, visite alla sede della FSGC e al centro storico di San Marino, momenti puramente conviviali ed altri più ufficiali – giovedì la delegazione israeliana, compresi due parlamentari, è stata ricevuta in udienza dagli Ecc.mi Capitani Reggenti – il tempo è volato via veloce e domattina le sedici ragazze e i loro accompagnatori raggiungeranno Roma, da cui poi prenderanno il volo per fare ritorno a casa.
È il terzo anno consecutivo che San Marino fa da Paese ospitante per un progetto – “Un Calcio per la Pace” – sostenuto dalla FSGC in collaborazione con la UPF (Universal Peace Federation) San Marino e nato con l’obiettivo di promuovere la pace e l’integrazione – le ragazze ospitate sul Titano sono 8 di cultura araba e 8 di cultura ebraica – all’interno di un’area tormentata ed insanguinata da annose divisioni etniche e religiose.
Integrare ragazze di cultura differente ma unite da una stessa passione probabilmente non è stato difficile. Più ardua è la missione – che costituisce poi il senso ultimo dell’iniziativa – di estendere tutto ciò alla dimensione degli adulti.
Le difficoltà, però, non spaventano né tantomeno fermano coloro che da anni si spendono per il successo di questa iniziativa. A cominciare da Giorgio Gasperoni, Presidente di UPF San Marino: “L’intera esperienza, ed in particolare l’udienza di ieri dalla Reggenza, ha reso estremamente felici e soddisfatti i nostri ospiti, compresi i due parlamentari e gli educatori che hanno accompagnato le ragazze qui a San Marino. Queste ultime hanno stretto subito amicizia con le loro compagne sammarinesi, che sono state encomiabili sotto ogni aspetto, così come del resto i loro educatori. Uno dei punti forti di questo progetto riguarda proprio questo: sappiamo bene che certe divisioni non spariscono per incanto, però quando si ha la possibilità di conoscere qualcuno sul piano personale e umano, le cose possono cambiare davvero. Le ragazze coinvolte nel progetto sono giovani, ancora seguite molto da vicino dalle rispettive famiglie, e la nostra speranza è che l’integrazione imparata e vissuta durante questa esperienza possa essere trasmessa in maniera spontanea anche a familiari e parenti. Certo, non è facile. Come ha detto uno dei parlamentari israeliani durante l’udienza dai Capitani Reggenti, quello che abbiamo fatto in questi giorni a San Marino non sarebbe stato possibile a casa loro. Però da qualche parte bisogna cominciare e questo, secondo me, è un ottimo punto di partenza per arrivare a cambiare qualcosa anche nella società civile.”