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Blockchain, la nuova frontiera della Proprietà Intellettuale

da Redazione

Dai seminari EPO e EUIPO emergono le potenzialità per combattere la contraffazione. Le prospettive del Direttore dell’USBM Silvia Rossi, che ha partecipato ai lavori di Monaco.

 

di Daniele Bartolucci

 

La blockchain sta entrando molto velocemente nel linguaggio di tutti i giorni, e si comincia a parlare di applicazioni pratiche diverse da quelle dei bit coin. In particolare laddove, semplificando, occorra una certificazione di firma e data certa. “Esistono diversi ambiti afferenti alla Proprietà Intellettuale in cui effettivamente questa nuova tecnologia potrebbe essere utilizzata per rendere più veloci e anche più sicuri alcuni procedimenti”, spiega l’Avv. Silvia Rossi, Direttore dell’Ufficio di Stato Brevetti e Marchi di San Marino, appena rientrata da Monaco dove ha partecipato ai seminari dell’EPO e dell’EUIPO proprio sui possibili sviluppi della blockchain nell’ambito dell’IP.

 

I BREVETTI PER ORA RESTANO FUORI


A dire il vero è già da qualche anno che l’EPO invita i vari Uffici Brevetti e Marchi dei Paesi europei a corsi e seminari in cui si parla di blockchain, ma “finalmente abbiamo approfondito diversi aspetti del nostro lavoro con i tecnici e i professionisti più importanti a livello europeo”, spiega il Direttore Rossi, “e quest’anno si è fatto un passo avanti verso una maggiore chiarezza, arrivando ad una definizione di Blockchain technology come database condiviso, che permette di registrare una catena permanente di informazioni senza la necessità di una autorità centrale di autenticazione su data e identità del soggetto o dei soggetti delle transazioni. Questa definizione aiuta a capire meglio gli ambiti per un possibile utilizzo e quelli, invece, su cui al momento non è possibile o comunque non avrebbe la stessa efficacia”.

Uno di questi è proprio il deposito dei brevetti, giusto? “Nella sua accezione più semplice è in effetti così. Il deposito di un brevetto non è un mero atto notarile, perché dietro ci sono ricerche e valutazioni, che non possono essere bypassate dalla blockchain, è quindi indispensabile una autorità centrale di valutazione. Tuttavia ci sono invece procedimenti interni e amministrativi, come ad esempio il pagamento delle tasse di rinnovo, o le transazioni legate al trasferimento di proprietà del brevetto che potrebbero essere gestiti con la nuova tecnologia”.

Allo stato attuale, comunque, “si sta valutando il ruolo della blockchain soprattutto per i registro di diritti di Proprietà Intellettuale, cioè diritti sottoposti al diritto d’autore” e in futuro, “stante l’altissimo grado di crittografia che rende la ‘catena’ un posto sicuro, creativi, autori o imprese, probabilmente potranno custodirvi e salvaguardare i propri beni e diritti”.

 

UTILE PER IL COPYRIGHT CHE NON C’È A SAN MARINO


“Come abbiamo visto, la blockchain potrebbe essere usata per avere una prova della creazione di un diritto sottoposto a diritto d’autore, con indicazione certa sulla data cronologica del deposito e sulla identità del depositante, ma, attenzione, non con un valore giuridico di attestazione della proprietà sul bene.

“Su tale aspetto San Marino ha ancora molto da fare, visto che non sono mai state ratificate le convenzioni internazionali fondamentali. Al seminario”, spiega il Direttore Rossi, “sono stati diversi gli approfondimenti sull’implementazione del Copyright attraverso questa tecnologia e, in prospettiva, anche degli smart contracts (già presenti nel mondo della musica, dove la pirateria è agguerritissima, ndr). Al momento in Europa il tema è molto dibattuto, come quello della Privacy, mentre a San Marino non c’è ancora una normativa ad hoc, che comunque dovrà essere prevista per mantenerci compliance con il resto del mondo, in un settore che come si è visto recentemente nell’Unione Europea e anche con l’arrivo della blockchain, si sta effettivamente evolvendo molto velocemente”.

 

BLOCKCHAIN, UNA RISPOSTA ALLA CONTRAFFAZIONE

 

“Uno dei settori invece su cui si è puntata l’attenzione, legato anche a temi di stretta attualità, è quello dei marchi e della contraffazione. La tecnologia consente, come detto, di certificare l’autenticità della merce attraverso sensori inseriti nei prodotti che utilizzano la tecnologia blockchain e sono quindi sicuri, questo renderebbe più semplice e affidabile il sistema della prova, per verificare se la merce è autentica. Già questo, se messo a disposizione delle autorità e anche delle stesse Dogane, permetterebbe un controllo molto efficace sulla merce”.

Insomma, c’è già un piano d’attacco alla contraffazione, pare di capire: “L’EUIPO, che era presente ai seminari con i propri tecnici”, spiega il Direttore Rossi, “da tempo ha dichiarato guerra alla contraffazione e alle violazioni della Proprietà Intellettuale, e oggi sta spingendo molto sull’implementazione tecnologica, anche della blockchain. Proprio a giugno, tramite dell’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e in collaborazione con la Commissione europea, l’EUIPO ha indetto un concorso mondiale, il primo Blockathon UE che aveva lo scopo di riunire i migliori programmatori e le migliori menti creative per liberare il potenziale della tecnologia blockchain e creare congiuntamente una soluzione integrata per la lotta alla contraffazione. E il Direttore esecutivo António Campinos, ora passato a presiedere l’Organizzazione Europea dei Brevetti, ha dichiarato a tal proposito che “l’EUIPO è fermamente intenzionato a esplorare il potenziale della tecnologia blockchain in termini di collegamento di sistemi e garanzia della sicurezza e inalterabilità dei dati condivisi, allo scopo di instillare fiducia nel nostro ecosistema operante nella legalità, a vantaggio dei cittadini, delle autorità di contrasto e delle imprese. Siamo convinti che sia possibile dare vita a un’alleanza basata su stretti contatti in rete per rendere sicura la logistica, garantire l’autenticità dei prodotti, tutelare i consumatori e contrastare le attività illegali e criminali”.

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