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San Marino, attivo CSU: “A settembre riparte la mobilitazione!”

da Redazione

SAN MARINO – “A due mesi dallo sciopero generale che ha riempito Piazza della Libertà, dal Governo non arrivano risposte e manca del tutto un cambio di metodo sul piano del confronto con le parti sociali. Dunque, allo stato attuale delle cose, a settembre riparte la mobilitazione”. È la netta direzione di marcia indicata dall’Attivo dei Delegati sindacali CSU riunito questa mattina nella sala Montelupo di Domagnano.

In apertura dei lavori i Segretari Generali Giuliano Tamagnini (CSdL) e Gialuca Montanari (CDLS) hanno ripercorso il periodo successivo allo sciopero del 30 maggio: “Su temi cruciali come il piano di stabilità, la tutela dei fondi pensione del primo e secondo pilastro, l’equità fiscale e il futuro delle pensioni – affermano Tamagnini e Montanari – da parte del Governo non c’è stato nessun vero confronto, né sono state arrivate riposte alle nostre richieste, mentre è continuato quel clima esacerbato di scontro che da mesi sta avvelenando la vita democratica del Paese e che non ha risparmiato neppure il sindacato, colpito da una lettera anonima diffamatoria. Un chiaro tentativo di denigrazione del gruppo dirigente della CSU che abbiamo prontamente denunciato in Tribunale”.

Anche l’Attivo di oggi ha espresso piena solidarietà ai dirigenti sindacali e alle Confederazioni. È sempre più evidente che dietro questo atto si nasconde il tentativo di delegittimare la CSU per avere mano libera nella gestione dei fondi pensione.

L’Attivo CSU, a tal proposito, ritiene inaccettabile la proposta formulata dai vertici di Banca Centrale di trasformare le risorse del primo pilastro previdenziale, quasi mezzo miliardo di euro, in obbligazioni a 3-5 anni delle singole banche, con la garanzia dello Stato. Una manovra estremamente pericolosa che metterebbe a rischio l’integrità e la solvibilità dei fondi pensionistici, e che dimostra chiaramente come i fondi pensione dei lavoratori siano la principale risorsa di liquidità per le banche…

Molto critica la CSU sul Piano nazionale di stabilità e sviluppo predisposto dal Governo: “Non descrive quale modello di sviluppo si vuole costruire, e non traccia il percorso di riforme necessarie. È un piano sbilanciato sul fronte delle banche, mentre mancano i necessari interventi per lo sviluppo e la modernizzazione del settore trainante della nostra economia, quello industriale e produttivo, che rappresenta il 40% del PIL”.

Anche sul fronte pensioni il confronto con l’Esecutivo è praticamente inesistente. “Il tavolo della riforma previdenziale non si riunisce da marzo – spiegano Tamagnini e Montanari – eppure il Segretario alla Sanità ha recentemente annunciato che la concertazione è in corso, ma al sindacato ciò non risulta affatto. Lo stesso Piano di stabilità nazionale ha fissato l’obiettivo di risparmiare nel 2019 circa 8/10 milioni di spese pensionistiche. La CSU è sempre disponibile a proseguire il confronto sulla riforma delle pensioni, ma non accetterà mai provvedimenti unilaterali o tagli così pesanti. Qualunque sarà il testo della riforma, che dovrà essere concertata e condivisa con il Sindacato, sarà sottoposta dalla CSU a referendum tra i lavoratori e i pensionati.”

Il Governo ha predisposto un progetto di legge con proceduta d’urgenza sul personale medico per tentare di dare risposte alle problematiche dei medici e mettere fine al continuo esodo di figure sanitarie qualificate da San Marino. Questa modalità peraltro sacrifica enormemente il confronto, consentendolo solo in tempi strettissimi tra la prima e la seconda lettura consiliare, e quindi riduce al massimo le possibilità per il Sindacato di portare le proprie proposte e richieste.

Tale progetto di legge scorpora poi i medici dal contratto PA, rendendoli una categoria separata dal resto dei lavoratori dell’ISS e dell’intera struttura pubblica, andando a modificare alcuni aspetti del trattamento economico e normativo. La CSU non condivide questa impostazione, che in primo luogo non risolve affatto le problematiche della categoria dei medici. Quello che è necessario, invece, è mettere mano alla riorganizzazione complessiva del nostro sistema sanitario, mettendolo in rete con i centri medici di eccellenza del circondario.

Anche il Decreto scuola recentemente approvato è sintomatico della mancata volontà di confronto del Governo dopo lo sciopero generale. Un decreto unilaterale che riduce la qualità dell’insegnamento e che ha incontrato la contrarietà e la protesta degli insegnanti e degli stessi familiari dei bambini, che hanno dato vita a manifestazioni, con l’appoggio della CSU, ed altre iniziative spontanee.

La CSU, dunque, tiene sempre molto alto il livello di attenzione per tutto il proseguo del periodo estivo, per poi riprendere in settembre con nuove iniziative di mobilitazione.

 

CSU

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