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Nei campi di grano Frassineto assieme a Marco Raschi e Gessica Lanzi

da Redazione

Una storia d’amore e di grande passione: “Seminare e far crescere”.

CTSM Marco e Jessica

 

“Cosa altro si può fare, pensando a tutte le cose la cui ragione non si comprende, se non perdere lo sguardo sui campi di grano. La loro storia è la nostra, perché noi, che viviamo di pane, non siamo forse grano in larga parte?” si chiese il pittore Vincent van Gogh. La stessa domanda la rivolgiamo a Marco Raschi e Gessica Lanzi che, tra gli orizzonti che stanno esplorando nell’agricoltura, ce n’è uno che fisicamente è abbastanza “limitato” – più o meno mezzo ettaro – ma che si espande verso l’alto e affonda le sue radici nel passato: il grano Frassineto.

“Sino al 2015 il grano dei nostri campi era destinato agli animali, poi si è deciso di seminare una serie di varietà da ‘consumo in famiglia’, sperimentando di anno in anno. Il 2017 è stato l’anno del Frassineto: in autunno lo abbiamo seminato e a breve lo raccoglieremo. Ci siamo informati e abbiamo messo ‘a specchio’ il terreno a disposizione – incolto da tanto tempo e quindi ricco di sostanze organiche ma anche di erbe infestanti – e le nostre esigenze”.

Parliamo di un frumento tenereo “alto e vigoroso”, che può raggiungere e superare il metro e mezzo. Questa altezza però ha i suoi pro e i suoi contro. In caso di vento o di pioggia, quando la spiga inizia a pesare, si “alletta” facilmente, si sdraia. D’altro canto la sua altezza lo aiuta a difendersi dalle infestanti dominandole.

“Siamo un’azienda piccola, a consumo domestico: oltre al grano abbiamo anche gli ulivi, gli ortaggi, gli animali e le api”. Parlano assieme, lei 30 anni, lui 31. Sposati da 11 anni, tre figlie. “Veniamo entrambi da famiglie legate al mondo dell’agricoltura. Ci siamo conosciuti sui banchi di scuola a Cesena: siamo periti agrari”. Oggi Marco lavora come muratore mentre Gessica è impegnata a tempo pieno nei campi: circa 20 ettari in tutto. “Appena finisco il lavoro, verso le 18, torno a casa e vado ad aiutare Gessica” spiega Marco. “Per me – racconta invece Gessica – la giornata inizia alle 8, poi faccio una pausa a pranzo e torno. Si lavora sino alle 20, spesso anche più tardi. E non abbiamo né sabati né domeniche. La mamma di Marco, Mariangela, ci dà una grossa mano”.

Le tre bambine ogni tanto si affacciano. “Lo abbiamo fatto anche per loro: vogliamo che a tavola possano mangiare prodotti sani. Quando siamo impegnati nei campi, prendiamo un lenzuolo, cerchiamo un posto all’ombra sotto alla quercia, e le lasciamo lì a giocare all’aria aperta”.

Servirebbero giornate non da 24 ore, ma forse da 30.

“Non è vero: basta sapersi organizzare. Chi ce lo fa fare? Basta una parola: passione. Passione e amore per la natura. Siamo cresciuti così, e questo è l’insegnamento che vorremmo dare alle nostre figlie. Seminare e far crescere. Nei campi come nella vita. È un fatto di coerenza”.

Gessica e Marco si guardano e sorridono. “Molte cose si imparano per esperienza diretta, altre invece no. Ancora oggi, a distanza di oltre 10 anni dal diploma, ci capita di aprire i vecchi libri per ‘conoscere’ meglio un frutto o una pianta”.

Marco è stato tra i vincitori della nona edizione dei “Migliori mieli di San Marino”: per lui primo e terzo posto nel “Millefiori”. “Alcune colture le facciamo pensando alle api, anche perché tutto ruota attorno a loro”.

Ma il colore del Frassineto che entro luglio verrà falciato riempie gli occhi. E lì si torna. “Lo porteremo a macinare. Parliamo di un grano molto digeribile, con basse percentuali di glutine, particolarmente adatto per…”. Gessica interrompe Marco. “Piada, pizza, pasta e pane”.

I tempi che trascorrono dalla mietitura al consumo sono assai brevi. “Va fatto riposare e va fatto asciugare, poi viene setacciato per pulirlo dalle impurità. Lo faremo macinare a pietra. Ne ricaviamo una farina grossolana, semi-integrale. La crusca, costituita da fibre, proteine e sali minerali, è la parte più ricca di sostanze nutritive”.

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