La puoi chiamare “ispirazione” oppure “musa”: è lei che accompagna. La madre di Umberto Boccioni, la rosa del Piccolo Principe, le 9 dee.
di Simona Bisacchi Pironi
Dove c’è creatività, composizione, c’è lei: l’ispirazione, la musa.
È quel pensiero che arriva talmente chiaro da sembrare illuminato e guida la penna, il colore, o le note per raccontare il mondo da un altro punto di vista. Per raccontare qualcosa che va “al di là” del mondo e della vista.
Nella mitologia le nove dee che proteggevano le arti e il sapere erano figlie di Zeus e Mnemosine, la dea della memoria.
Il re degli dei e la facoltà di ricordare generano l’arte, diventano ispirazione. Come a indicare che l’essere umano per diventare artista ha bisogno di rievocare quella scintilla di infinito, che abita il mondo – e l’uomo stesso – ma che spesso viene messa da parte, schiacciata, dimenticata.
L’arte diventa così memoria, un rispolverare quell’immenso che c’è, è alla portata di tutti, ma solo l’artista sa cogliere e comunicare. Solo l’artista sa riconoscere la meraviglia in mezzo al caos.
La musa ispiratrice a volte è una donna in carne e ossa. La moglie Zelda per lo scrittore Francis Scott Fitzgerald. La madre per il pittore futurista Umberto Boccioni. Le numerose amanti di Picasso.
Altre volte l’ispirazione è semplicemente un’idea. Il desiderio di provocare di Maurizio Cattelan. O la ricerca di ciò che di più nobile esiste nel mondo e nell’arte.
Dante Alighieri con la sua Beatrice fonde questi due aspetti, la donna e l’idea.
Descrive la grazia, dandole un nome e dei lineamenti. Ma la donna di cui parla non ha nei. E tocca questo mondo, tocca i pensieri di Dante, solo per renderli migliori. Non crea dissensi, fratture, separazione. Influenza la sua scrittura solo per guidarla, in una ricerca intensa e profonda della verità, della vita.
Questo è il compito della musa.
Tirare fuori il meglio dell’artista, del pensatore, dell’essere umano.
È la capacità di Catherine Barkley di far nascere e crescere un sentimento in mezzo alla furia della guerra, in “Addio alle armi” di Ernest Hemingway.
È la rosa superba ma con una sola spina che fa desiderare al piccolo principe di tornare a casa, nel capolavoro di Saint Exupery.
È la bizzarra Anna dai capelli rossi che dà un nuovo senso all’esistenza dei due anziani fratelli Marilla e Matthew, nel romanzo (per ragazzi?) di Lucy Maud Montgomery.
È la fragile Italia – di “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini – che svela al dottor Timoteo che l’amore e la vita sono da tutta un’altra parte rispetto a dove le stava cercando.
E a volte seguire l’ispirazione, seguire la musa è semplicemente un atto di coraggio.
Il coraggio di descrivere il mondo in un modo diverso da come gli altri lo vedono.