Home categorieCultura Visto per voi: teatro, il primo weekend di “Santarcangelo Festival 2018”

Visto per voi: teatro, il primo weekend di “Santarcangelo Festival 2018”

da Redazione

Ma forse lo spettacolo più sorprendente per energia e messa in scena è “minor matter” di Ligia Lewis.

 

di Alessandro Carli

 

Vira decisamente verso il movimento l’edizione 2018 di “Santarcangelo Festival”: danza, strilli, immagini e poche parole.

Con “Don’t be frightened of turning the page” l’artista Alessandro Sciarroni descrive 100 anni di storia politica italiana. Il performer si trasforma in un carillon umano e per circa 30 minuti, girando su se stesso, sposta le braccia, “raccontando” con le mani le pagine più caratteristiche del Novecento italico: il pugno chiuso, il saluto fascista, gli anni di piombo (di grande impatto sono le dita messe a mo’ di pistola lì dove “esce” la P38), il lancio del disco (Olimpiadi di Roma?). Tra il pubblico una bambina vestita di rosa cerca di dormire, si accascia sulle gambe della mamma. A decodificare i suoi segnali del corpo si potrebbe pensare a un lavoro debole, ma in realtà non è così: piuttosto, un assolo denso e difficile, avvicinabile da chi ha un “bagaglio” storico di un certo spessore.

Con “Multitud” la coreografa Tamara Cubas ha voluto rappresentare l’incontro tra persone e i meccanismi che scattano quando i corpi (che nel finale diventano nudi) si ritrovano a convivere in una società. Pur non privo di alcuni piccoli segnali di debolezza (troppe le due ore di durata, così come troppo teatrali alcune trovate, come ad esempio le grida degli attori), la performance ha un esito felice: l’humus di indagine è luminoso, e la risposta che dà il lavoro dell’artista messo in scena da 50 persone è di valore.

Ma forse lo spettacolo più sorprendente per energia e messa in scena è “minor matter” di Ligia Lewis: lei e due ballerini oscillano, in un delirio straordinario e contagioso di musica e gestualità, in un viaggio a tratti comico e a tratti psichedelico dentro un mondo di “contatti” tribali. Deliziosa le rivisitazione elettronica del “Bolero” di Ravel, così come la scelta di far indossare ai performer le lenti a contatto nere, che ricreano un’atmosfera ancora più allucinogena. Una danza geometrica, nebbiosa, elettrizzante.

L’installazione dei Motus in piazza Ganganelli – 15 minuti – è una perla che la compagnia riminese dona al pubblico: Silvia Calderoni “entra” in alcune pellicole celebri, si ritrova a interagire con gli attori e cambia “abiti” in un nanosecondo, trasformandosi da “personaggio comico” a figura “drammatica”.

Poco convincente invece “Fole” di Michelle Moura al Lavatoio: l’artista respira, espira, si muove come una scimmia, emette mugolii di piacere, si contorce e si allunga. Null’altro. La colpa però non è sua ma di chi l’ha scelta.

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