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Liberalizzazione del Commercio: niente più “prestanomi”

da Redazione

Licenze più semplici da ottenere, anche per imprenditori non residenti. Inoltre viene ridotto il potere discrezionale delle Commissioni per tutelare il Patrimonio UNESCO, ma anche per evitare l’arrivo di attività di bassissimo valore.

 

di Daniele Bartolucci

 

Liberalizzazioni e semplificazioni per rilanciare il comparto commerciale, uno dei settori che più hanno difficoltà a crescere in questi anni, dopo aver subito gli effetti della crisi economica che ha colpito San Marino.

E’ quanto contenuto nel Decreto numero 43 del 2018 appena ratificato, che introduce due importanti novità: la prima, per certi versi rivoluzionaria, è che anche un imprenditore non residente potrà intestarsi quote di una società commerciale e aprire una sua impresa nel settore, l’altra, non meno innovativa, è la fine della discrezionalità con cui la Commissione Commercio aveva fino ad oggi gestito le procedure.

 

RILANCIO DI UN SETTORE IN DIFFICOLTÀ


Il Decreto, ricorda il Segretario di Stato Andrea Zafferani nella relazione che accompagna il provvedimento “ha l’obiettivo di rivedere le competenze autorizzative e concessorie connesse all’esercizio dell’attività d’impresa riconosciute dalla Legge 23 luglio 2010 numero 130 e successive modifiche in capo alla Commissione del Commercio e al Comitato d’Esame nonché i requisiti in presenza dei quali anche investitori esteri possono esercitare in territorio attività commerciale al dettaglio/ al fine di eliminare gli ostacoli relativi all’avvio e al l’esercizio dell’attività d’impresa e restituire competitività al mercato promuovendo una crescita economica dinamica e la creazione di posti di lavoro”.

“Se consideriamo poi che il totale delle imprese operanti nel settore commercio presenti in Repubblica al 31 dicembre 2017 rispetto all’anno precedente è in diminuito del 4.3% e che tale settore, per sua natura, rappresenta un bacino di riferimento per il mercato del lavoro femminile, l’intervento in oggetto si è fatto sentire in tutta la sua urgenza con l’auspicio che possa contribuire a diminuire il differenziale occupazionale di genere che oggi si registra al 14%”.

 

CADE L’ULTIMO TABU’ E STOP AI “PRESTANOME”


“Ora anche un non residente potrà intestarsi quote di società commerciali e aprire una impresa senza bisogno di prestanomi”. E’ proprio il Segretario all’Industria e Commercio, Andrea Zafferani, a utilizzare questa parola nell’annunciare la ratifica del Decreto, e non ha tutti i torti. La scelta di “chiudersi” verso l’esterno in un settore così dinamico come quello del commercio, se all’inizio è stata un baluardo del sistema sammarinese e ha permesso il fiorire di tantissime attività locali, con il tempo è diventata un freno allo sviluppo, non potendo in pratica attirare a San Marino imprenditori stranieri direttamente, se non passando, appunto, per soci sammarinesi.

Questo sistema ha generato delle storture impressionanti negli anni e più di un Segretario di Stato ha annunciato una riforma in tal senso, senza mai arrivare fino in fondo (l’ultimo che liberalizzò – in gran parte – le licenze, è stato come noto Marco Arzilli),anche per questo il nuovo Decreto diventa così importante: non dovendo “passare” per una società – spesso fittizia – con un socio sammarinese, si dovrebbero evitare anche inconvenienti di altra natura, come ci hanno abituato purtroppo le cronache giudiziarie degli ultimi anni.

 

LIBERTÀ “LIMITATA” SOLO NEI CENTRI STORICI

 

Come annunciato, la nuova procedura “libera” non riguarderà i Centri Storici, per diversi motivi: da una parte l’ovvia valenza culturale sancita anche dall’essere Patrimonio UNESCO, dall’altra l’esigenza di tutelarne l’immagine e l’attrattività. Questo però non significherà un divieto assoluto, ma sarà compito del Comitato d’Esame valutare i progetti commerciali nel loro complesso. In pratica, solo quelli meritevoli verranno autorizzati.

 

DISCREZIONALITÀ RIDOTTA AL LUMICINO


L’altro grande passo in avanti, come detto, è il fatto che “si eliminano le lungaggini della Commissione Commercio e del Comitato d’Esame, la discrezionalità e i tempi lunghi: sarà l’Ufficio direttamente a concedere le autorizzazioni”, ha annunciato sempre Zafferani. Una scelta precisa, che fa seguito alla volontà dell’Esecutivo di ridurre i poteri se non eliminare del tutto le Commissioni in tutti i settori dove sarà possibile farlo (come ha più volte ribadito anche il collega, Segretario agli Affari Interni, Guerrino Zanotti). Infatti “le principali criticità emerse rispetto ai procedimenti indagati in termini di livello di discrezionalità delle decisioni, di incertezza creata negli investitori e di dilazione delle tempistiche sono tra le altre legate al ruolo e alle attività delle commissioni che operano nel settore del commercio”. E “per questo motivo si è inteso avviare l’attività di semplificazione proprio da questo comparto, riducendo fortemente il ruolo discrezionale delle citate commissioni, restituendo maggiore certezza e velocità di decisione a chi si approccia alla Repubblica. L’intenzione è poi quella di proseguire nel la stessa direzione, andando progressivamente ad eliminare l’esercizio del potere discrezionale che si interpone all’esercizio dell’attività economica d’impresa”. Inoltre, specificatamente all’impresa, “tale intervento è inoltre strettamente collegato al ranking che la Repubblica di San Marino può ottenere nell’indagine condotta da World Bank Doing Business, con particolare riferimento al parametro Starting a Business”. Una classifica che San Marino deve assolutamente avere sempre bene in mente e tentare, con interventi puntuali, di scalare: la liberalizzazione e la semplificazione sono due ottimi binari su cui muoversi se si vuole raggiungere questo obiettivo.

 

IL TAVOLO DI LAVORO

 

Che il settore del Commercio necessiti di una nuova spinta anche normativa non vi è alcun dubbio, lo hanno detto (e chiesto) anche le associazioni di categoria che rappresentano le imprese impegnate in questo ambito. Un processo che il Governo e la Segreteria all’Industria e Commercio hanno quindi iniziato, coinvolgendo tutte le parti in causa, per arrivare ad una complessiva riforma della normativa vigente, tanto che il primo documento abbozzato che circolava sul tavolo esplicita l’abrogazione della Legge 130 del 2010. Si riparte dunque da zero, a quanto par di capire, per ridisegnare il complicato ma dinamicissimo mondo del commercio sammarinese, dotandolo anche degli strumenti necessari a riportare il comparto tra gli asset trainanti del Paese, sia a livello occupazionale che di fatturati e quindi di PIL. I problemi e le criticità, del resto, non mancano, più alcune questioni irrisolte che attendono da tempo una loro definizione. Come ad esempio la lotta alla contraffazione, che anche nel recente passato ha fatto emergere un problema interno a San Marino, riportandolo – purtroppo – alla ribalta sui media nazionali italiani, squalificando tutto il settore, anche chi in pratica rispetta le regole nazionali e internazionali. Stesso problema, ma di altra natura ovviamente, per i cosiddetti “tester” dei profumi, su cui da tempo si chiede una regolamentazione efficace, sia in termini di operatività (vanno chiariti alcuni aspetti legati al prodotto stesso) sia di immagine, anche in questo caso, perché la scritta che campeggia sulle scatole “vietata la vendita” è abbastanza singolare nel momento in cui vengono proposti in un negozio proprio per essere venduti. Su questo fronte la parola d’ordine è regolamentazione, non espressamente divieto, dunque, come invece è per i prodotti contraffatti. Poi c’è la questione normativa in generale, compresa quella delle licenze: al primo incontro tra le parti, infatti, si è parlato anche del Decreto delle liberalizzazioni, delle licenze in particolare e del regime concessorio che viene superato. E che potrebbe addirittura venire eliminato del tutto, tanto che una delle proposte per il futuro è proprio quella di eliminare del tutto la licenza: basterà, come in Italia, registrare solo l’oggetto sociale e poi ci saranno gli eventuali controlli da parte delle autorità preposte.

 

NUOVE PROCEDURE

 

Ovviamente l’entrata a regime del Decreto comporterà alcuni passaggi “transitori”, tra cui il fatto che “le istanze presentate alla Commissione del Commercio prima dell’entrata in vigore del presente decreto delegato e da questa non ancora esaminate, seguono le procedure di cui ai superiori articoli”. Inoltre “nel caso di provvedimenti già adottati dalla Commissione del Commercio e sottoposti a condizione, la valutazione della verifica della condizione è demandata alla UO Ufficio Attività Economiche”. Infine, “qualora (ed è questo il caso, ndr), all’entrata in vigore del presente decreto delegato, l’Ufficio Attività Economiche non sia attivato, le disposizioni di cui agli articoli precedenti riferite a tale ufficio sono da intendersi in capo all’Ufficio Industria, Artigianato e Commercio”. Come detto, è questo il caso, essendo l’Ufficio Attività Economiche il perno della trasformazione ideata dal Governo, con l’accorpamento dell’Ufficio Industria all’Ufficio Lavoro per molte delle loro funzioni, all’interno del progetto – per ora solo nella normativa – dello Sportello Unico per le Imprese.

Inoltre il Decreto riforma in parte un po’ tutta la normativa del Commercio, in particolare vengono abrogati “gli articoli 3, comma 5, 59, 60 e 68, comma 3, della Legge n.130/2010; gli articoli 7 ed 8 del Decreto Delegato 25 aprile 2014 n.63. Sono fatti salvi gli effetti prodotti dal disposto di cui all’articolo 7, comma 2, del decreto delegato sopra citato”.

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