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Editoriale: Camera di Commercio, chi meglio delle imprese?

da Redazione

Crediamo che una struttura governativa non sia utile al Paese: sono le imprese (quindi il mondo privato) che producono occupazione e fanno crescere l’economia.

 

di Alessandro Carli

 

Nel comune sentire, non sono chiare né le funzioni della Camera di Commercio e nemmeno a cosa serva. Eppure, se messa nelle condizioni ottimali, l’ente rappresenta un elemento di grande forza per un Paese, aiutando le imprese a investire e a svilupparsi, sia quelle già presenti che quelle che vorranno insediarsi.

Se la sua mission è condivisibile – attrarre investimenti e di permettere alle imprese che già operano sul territorio di crescere anche nei mercati esteri -, non lo è certamente la manus longa della politica sull’ente, che da privato diventerà di fatto un ente pubblico.

Crediamo che una struttura governativa non sia utile al Paese: sono le imprese (quindi il mondo privato) che producono occupazione e fanno crescere l’economia. Sono loro che hanno interessi a captare e a cercare di convogliare sul Monte nuove opportunità. E quindi andrebbe fatta gestire a loro, o almeno con la loro visione. Come avviene, del resto, negli altri Paesi. Il caso “sammarinese” appare quindi una vera anomalia. Come anomale e non condivisibili ci sembrano le modalità con cui la politica ha trattato il futuro della nuova “Camera di Commercio – Agenzia per lo Sviluppo Economico”.

Lo Statuto (di una società privata qual è l’ente) è stato cambiato d’imperio attraverso un Decreto, senza un accordo con i soci – che tutte insieme rappresentano più del 42% del capitale sociale – e senza un vero confronto.

La politica poi è intervenuta sulla sua governance – quindi prendendosi la maggioranza nel Consiglio di Amministrazione – senza l’indispensabile deliberazione dell’Assemblea dei soci e, a quanto pare, non lasciando nemmeno un rappresentante a ciascuno dei soci privati.

Terzo punto: la sostenibilità finanziaria. Premesso che la CCIAA non va “pesata” in un’ottica di costi ed entrate, ma deve essere vista come un investimento a media-lunga scadenza che verrà ripagato in sviluppo, non è affatto chiaro come si sosterrà il nuovo ente. Invece di aumentare il contributo dello Stato, sarebbe opportuno che parte della tassa di licenza, come già previsto ma non attuato, venisse lasciata nel bilancio della Camera di Commercio, dandole modo di pianificare servizi e interventi. E chi può farlo meglio? Le imprese, come è in tutti i Paesi, o, caso unico al mondo, lo Stato?

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