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Cottarelli svela i “peccati capitali” italiani: San Marino a lezione di spending review

da Redazione

Non si è sbilanciato nel commentare un eventuale prestito del Fondo Monetario Internazionale al Titano.

Cottarelli Lombardi Celli

 

di Daniele Bartolucci

 

I “Sette peccati capitali dell’economia italiana” che Carlo Cottarelli spiega nel suo libro sono anche sammarinesi, anche se per buona educazione l’economista non lo mette mai in chiaro e lascia al pubblico la riflessione, apertissima, su quanto similare all’Italia sia San Marino quando si parla di evasione fiscale, corruzione, eccessiva burocrazia e lentezza della giustizia. Sono questi i punti deboli, insieme a crollo demografico, divario tra Nord e Sud e difficoltà a convivere con l’euro. L’ex commissario straordinario per la spending review è stato ospite di San Marino per presentare il libro nei giorni scorsi, insieme al Segretario di Stato alle Finanze, Simone Celli, e al presidente ABS, Domenico Lombardi, e in platea a Palazzo Graziani c’era praticamente l’establishment della Repubblica: altri 3 Segretari di Stato (più qualche ex), rappresentanti di altre istituzioni, banche, imprese. Insomma, una platea ultra qualificata che sicuramente aveva tutti gli strumenti per comprendere l’enorme sforzo che ha fatto Cottarelli nel non dire una parola sulla situazione sammarinese confrontata a quella italiana, che a più riprese ha criticato. Unici due accenni, perché richiesti, il rapporto con il FMI e l’UE. Nel primo caso, avendo lavorato per il Fondo Monetario Internazionale, ne ha riconosciuto l’importanza, anche come assistenza tecnica, ma non si è sbilanciato nel commentare un eventuale prestito dell’FMI a San Marino. Stessa cosa sull’Unione Europea, stante l’attuale trattativa in corso per un accordo di associazione che San Marino potrebbe siglare nel prossimo futuro. Cottarelli ha detto ciò che c’era da dire, comunque: “Ci sono benefici nell’integrazione europea, sicuramente enormi benefici nella moneta unica e nel mercato unico. Ma ci sono anche dei costi, e l’Italia ha sbagliato a non prevederli e calcolarli prima di fare questo passo. Oggi molti sostengono che si debba uscire dall’euro, che così facendo si potrà tornare al vecchio sistema della svalutazione della moneta, della lira, e ripartire di slancio, recuperando in poco tempo il divario che si è creato in questi anni. Prima andrebbe calcolato quanto ci costerebbe uscire dall’euro, mentre per i vantaggi… noi economisti non prevediamo il futuro. Semmai analizziamo i dati. Ebbene, guardando a questi, il problema dell’Italia è che in pochissimi anni abbiamo perso 25 punti di competitività dalla Germani, li stiamo recuperando piano piano, ma dobbiamo avere chiaro cosa significa questa parola”. Nel merito, Cottarelli ha dato una lezione di economia ai presenti, indicando la strada da seguire, evitando appunto i famosi peccati capitali: “Un obiettivo è ridurre il costo di produzione, che è ciò che guardano le imprese per investire in un Paese. Ciò si raggiunge anche abbassando le tasse e riducendo quelle nascoste, perché la burocrazia crea perdite di tempo e di risorse. E’ chiaro che queste modifiche abbiano dei costi sul Bilancio dello Stato e quindi vadano trovate le risorse necessarie: queste possono arrivare dalla lotta all’evasione fiscale e dalla spending review. Evitare sprechi e spese non necessarie, insomma, come dicevano i nostri genitori, se non si può si fa senza”. “Quando parlo di peccati”, ha poi spiegato, “si intende anche l’assoluzione, ma prima occorre pentirsi e ciò significa partire dal riconoscerli. Non si può continuare, come faceva Totò, a considerare normali dei comportamenti sbagliati”. Il riferimento è alla pubblica amministrazione ai suoi costi e alla corruzione, ma anche al privato, e quindi all’evasione fiscale. E mentre il Governo annuncia l’istituzione della Polizia Tributaria, Cottarelli tocca un nervo scoperto di San Marino, perché ancora oggi esiste una reale difficoltà dell’accertamento dei redditi, tanto che la patrimoniale è vista come l’ennesima operazione contro i virtuosi, in quanto si va a colpire ciò che si conosce già e non ciò che non emerge. Eppure gli strumenti ci sono. Allo stesso modo, se si vuole puntare sulla crescita, lo ha detto molto chiaramente anche il presidente dell’ABS Domenico Lombardi nel suo intervento, occorre affrontare anche il tema dell’evasione fiscale in maniera più forte, partendo da un dato incontrovertibile: escluso chi ha un reddito tassato alla fonte (dipendenti e pensionati) evadono soprattutto i piccoli in Italia, autonomi o imprese individuali. E questo “perché i piccoli restano al di sotto dei radar dei controlli” e “vogliono restare piccoli, non investono in capitale umano, non assumono, non fanno innovazione e ricerca”. Perchè altrimenti verrebbero controllati. Allo stesso modo, non esportano. Chissà se Lombardi sapeva del dato tutto sammarinese, per cui il 55% delle aziende non ha nemmeno un dipendente. Di certo, come Cottarelli, conosce bene l’economia e le sue dinamiche, per cui non ha problemi a rimarcare il fatto che “non esistono più scorciatoie come la svalutazione e gli aiuti di Stato, ma la crescita può arrivare solo dal privato, che va messo nelle condizioni di generare ricchezza”. In pratica, come ANIS, sì al rigore nei conti dello Stato e alla trasparenza, ma senza perdere di vista lo sviluppo. Ciò significa per ABS, ha detto Lombardi, firmare il prima possibile il Memorandum con l’Italia per accettare la sfida del mercato europeo, ma per San Marino significa anche sostenere quell’economia reale (e sana) che genera ricchezza, posti di lavoro e gettito fiscale, intercettando e attirando in territorio altre imprese. E per farlo bisogna essere competitivi, ha avvertito Lombardi citando, non a caso, il “Doing Business”, per il quale l’Italia è meglio di San Marino.

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