Home FixingFixing Oltre le “5 W”: il lettore vuole essere rispettato e informato

Oltre le “5 W”: il lettore vuole essere rispettato e informato

da Redazione

Le qualità umane di Loris Pironi, il giornalista che insegnava a tenere in mano la penna. Aveva una particolare dedizione per i giovani: li invogliava ad aprire e a leggere i giornali.

Loris Loris

 

di Simona Bisacchi

 

Quello che so del giornalismo l’ho imparato da Loris Pironi, che oltre a essere stato mio marito e direttore di San Marino Fixing, era un giornalista che non solo amava il suo lavoro ma anche insegnarlo agli altri.

Fin da quando era redattore era conosciuto nell’ambiente per instradare chi – per hobby o per aspirazione professionale – volesse imparare a scrivere giornalisticamente. Perché puoi essere un ragazzo che prende ottimi voti nei temi a scuola o un pensionato che conosce alla perfezione la storia di chiese e palazzi, ma trasformare tutto questo in un articolo incisivo non è un passaggio scontato e a volte nemmeno facile.

Innanzitutto perché, come ricordava Loris, quando scrivi su un giornale devi farti capire anche da quella anziana signora che dopo un’intervista ammise – candidamente – che non sapeva nemmeno dove si comprava il giornale.

E poi perché non ci sono solo le famose 5 W da rispettare (who, what, when, where, why), da rispettare c’è anche – e soprattutto – il lettore, che vuole essere informato, non impressionato.

Il giornalista dovrebbe aver sempre presente che non sta scrivendo per autocelebrare il proprio talento ma per compiere un servizio alla comunità. Fare il giornalista non è uno status symbol, è portare avanti un lavoro che richiede molto impegno, ma anche molta sensibilità.

Loris pensava che questo fosse il lavoro più bello del mondo, insieme al maestro elementare. Dopo la scuola superiore si era trovato a un bivio: continuare la strada del giornalismo o intraprendere quella dell’insegnamento?

Scelse la scrivania di una redazione e le pagine che sanno d’inchiostro. Ma l’amore per l’insegnamento non lo ha messo da parte. Solo che, invece di insegnare a tenere in mano la penna, insegnava a utilizzarla giornalisticamente.

Lo faceva all’interno della redazione, ogni volta che si presentava un nuovo collaboratore. Lo faceva tenendo corsi pomeridiani – da cui è nato il magazine Flying, forte di una redazione rigorosamente Under 18 – e lo ha fatto in collaborazione con le scuole sammarinesi, tanto che oggi esiste un premio giornalistico a lui dedicato.

Ho sempre pensato che Loris avesse una “intelligenza sensibile”, intendo un’intelligenza genuina, non condizionata da egoismi e pregiudizi, che si fondeva con un’innata sensibilità nel capire le persone e le storie che aveva davanti. Una sensibilità rara in un mondo – quello giornalistico – dove la notizia ha spesso la priorità sul rispetto della persona.

L’obiettivo dei suoi insegnamenti non era formare professionisti – anche se molti vengono dalla sua “scuola” – ma lettori consapevoli, arguti, critici, capaci di farsi domande e di non accontentarsi di una comunicazione superficiale o di un “sentito dire”. In questo aspetto del suo lavoro aveva una particolare dedizione per i giovani, sia perché imparassero a esprimere le proprie idee in maniera adeguata – chiara, inattaccabile, mai volgare – sia perché fossero invogliati ad aprire e leggere i giornali.

Il giornalismo ha sempre più bisogno di penne attente, perspicaci e vivaci.

Ha sempre più bisogno di sensibilità e rispetto.

Ha sempre più bisogno dei semi preziosi lasciati da Loris Pironi.

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